ph Marina Colucci |
Dopo i saluti di Fiorella Retucci (vice coordinatrice del Dottorato in Filosofia: Forme e Storia dei saperi filosofici), la mattinata ospiterà gli interventi di Mohamed Ben Sassi (professore emerito di Storia della filosofia dell'Università di Tunisi al-Manar), Samuela Pagani (docente di Lingua e letteratura araba dell'Università del Salento), Michael Ebstein (Faculty of Humanities, Arabic Language and Literature Department della Hebrew University di Gerusalemme), Francesca Gorgoni (Post-Doc Filosofia Ebraica dell'INALCO di Parigi), Arianna Tondi (dottore di Ricerca in Lingua e letteratura araba e docente dell'Università degli Studi di Bergamo). Dopo una breve pausa dalle 14 si alterneranno Nadia Bray (Docente di Storia della Filosofia Medievale dell'Università del Salento), Luana Rizzo (docente di Storia della Filosofia del Rinascimento dell'Università del Salento), Fabio Tolledi (direttore artistico di Astragali Teatro). In chiusura la discussione coordinata da Monica Ruocco (docente di lingua e letteratura araba dell'Università degli Studi di Napoli l’Orientale) e Fatima Sai (docente di lingua e letteratura araba dell'Università degli Studi Gabriele D’Annunzio di Chieti). Il comitato scientifico e organizzativo è composto da Nadia Bray, Samuela Pagani, Luana Rizzo (Università del Salento) e Roberta Quarta e Fabio Tolledi (Astràgali Teatro).
Le 52 Epistole dei Fratelli della Purità (Ikhwān al-Safā’), composte da un anonimo gruppo di studiosi nell’Iraq della fine del X secolo, espongono in modo relativamente accessibile tutti gli aspetti del sapere scientifico, filosofico e religioso dell’epoca, dall’aritmetica all’escatologia. Sono un esempio straordinario di enciclopedismo medievale perché la divulgazione del sapere è associata a un messaggio politico emancipatorio ed è rivolta a un ampio pubblico. Di qui l’uso di racconti allegorici disseminati nel testo. Il più lungo di questi, “La disputa degli animali contro gli uomini davanti al re dei jinn”, occupa la maggior parte del trattato sulle scienze della vita. È un atto di accusa contro la tirannia degli uomini sugli animali e sull’ambiente, dietro il quale si profila chiaramente una critica del dominio dell’uomo sull’uomo, che sia giustificato su base religiosa o razziale. La Disputa degli animali è circolata nell’Europa medievale e moderna indipendentemente dal resto dell’Enciclopedia: tradotta in ebraico nel Trecento da Kalonymos ben Kalonymos, anche traduttore di Averroè, dall’ebraico è stata tradotta e pubblicata in yiddish, da una donna, nel XVIII secolo. Plagiata nel XV secolo dal francescano Anselmo Turmeda in catalano, e a partire da questa versione tradotta in francese e stampata a Lione nel 1544, ha avuto successo in ambienti protestanti fra XVI e XVII secolo. All’incrocio fra scienze naturali, filosofia, religione e letteratura, il pensiero sul rapporto fra l’uomo e l’ambiente naturale, attraversa le barriere confessionali.