FRANCESCO GRECO - L’India che non ti aspetti: “Noi turisti occidentali siamo spesso fermati per strada dalla gente del posto, che vuole chiederci di fare delle foto con loro, a volte senza nemmeno intrattenere nessun altro tipo di conversazione con noi...”.
Lidia e Tom sono sempre nel grande continente di Gandhi e Tagore, dove la dimensione spirituale è intensa e si respira nell’aria. E quindi non si aspettavano questo vezzo che pensavamo tutto occidentale di fotografare, filmare e farsi i selfie a ogni angolo e magari poi postare sui social media.
Si potrebbe intravedere una scossa all’organizzazione sociale rigidissima, piramidale, delle caste, della società indiana, che quindi adesso tende a una certa naturale, ontologica fluidità?
DOMANDA: I selfie, dunque…
RISPOSTA: “Ci è sembrato molto strano inizialmente anche a causa della diversa concezione della cosiddetta distanza sociale, ma ora ci abbiamo fatto un po' l'abitudine. Pare sia molto comune, anche se ancora non capiamo bene il perché! Soprattutto Tom attrae molto l'attenzione con la sua statura da Olandese e la carnagione, capelli e occhi chiari”.
D. Dove siete adesso, precisamente?
R. “Sul treno per andare da Jaipur ad Udaipur. Dopo Mumbai, abbiamo visitato le città di Ahmedabad, Nuova Delhi, Agra (dove si trova il Taj Mahal) e appunto Jaipur. Ora viaggeremo per un po' ancora nello stato del Rajasthan, e poi andremo a visitare le città di Varanasi e Calcutta, prima di volare in Thailandia. In totale staremo quasi due mesi nel subcontinente indiano, ma alla fine avremo visitato soltanto una piccola parte!”.
D. Un popolo che vive intensamente la propria sfera spirituale, è così?
R. “In generale abbiamo notato una forte presenza della religione nella vita quotidiana della società indiana, anche rappresentata da una forte presenza fisica nelle città di luoghi di culto, a volte perfino improvvisati per la strada. Probabilmente anche il fatto che ci siano molte religioni diverse contribuisce alla presenza di numerosi templi a esse dedicati. Finora abbiamo visitato templi jainisti, induisti e sikh, chiese e moschee, ognuno con caratteristiche uniche e rituali specifici, ma tutti accumunati da una forte presenza di fedeli, tutti i giorni della settimana, anche se ovviamente per ognuno di questi ci sono dei momenti di preghiera particolari in cui l'affluenza è maggiore. Sicuramente ci sembra che la propria religione sia uno dei maggiori fattori identitari nella popolazione”.
D. Una ritualità che si estende anche alle feste tradizionali…
R. “Abbiamo avuto la fortuna di essere in India durante la celebrazione di Holi, una festa originariamente induista ma celebrata anche da fedeli del jainismo e sikhismo, che quest'anno cadeva il 7 marzo e che rappresenta l'inizio della primavera e la vittoria del bene sul male”.
D. E cosa avete visto?
R. “La sera della vigilia molti falò vengono accesi per le strade e le comunità di vicinato e familiari si ritrovano intorno al fuoco per pregare e festeggiare. Il giorno di Holi invece ci si diverte a lanciarsi addosso delle polveri colorate, mentre si balla al ritmo di musica. Abbiamo sentito dire spesso "giocare ad Holi" per riferirsi a questa pratica, e in effetti è molto divertente parteciparvi!”.
D. Una curiosità di noi occidentali è la semantica del cosiddetto terzo occhio…
R. “Il dio Shiva è spesso rappresentato, appunto, con un terzo occhio, simbolizzando il potere della conoscenza e la rivelazione del male. Spesso induisti, jianisti, sikh e buddisti, soprattutto donne, dipingono sulla loro fronte un punto rosso (sindi) a simboleggiare il terzo occhio. E in alcune circostanze viene anche dipinto sulla fronte di altri come segno di benvenuto”.
D. Quanto resterete ancora in India?
R. “Fino ai primi giorni di aprile…”.