VITTORIO POLITO - Il ruolo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, è quello di salvaguardare l’incolumità delle persone e l’integrità dei beni, assicurando interventi tecnici caratterizzati dal requisito dell’immediatezza della prestazione, per i quali siano richieste professionalità tecniche anche ad alto contenuto specialistico ed idonee risorse strumentali.
Gli interventi tecnici di soccorso pubblico del Corpo nazionale comprendono: l’opera tecnica di soccorso in occasione di incendi, di incontrollati rilasci di energia, di improvviso o minacciante crollo strutturale, di frane, di piene, di alluvioni o di altra pubblica calamità e quella di contrasto dei rischi derivanti dall’impiego dell’energia nucleare e dall’uso di sostanze batteriologiche, chimiche e radiologiche.
Nell’ambito delle proprie competenze istituzionali, in materia di difesa civile: fronteggia i rischi non convenzionali derivanti da eventuali atti criminosi compiuti in danno di persone o beni, con l’uso di armi nucleari; batteriologiche, chimiche e radiologiche; concorre alla preparazione di unità antincendi per le Forze armate; concorre alla predisposizione dei piani nazionali e territoriali di difesa civile; provvede all'approntamento dei servizi relativi all'addestramento e all'impiego delle unità preposte alla protezione della popolazione civile, ivi compresa l’attività esercitativa, in caso di eventi bellici; partecipa, con propri rappresentanti, agli organi collegiali competenti in materia di difesa civile. In materia di spegnimento degli incendi boschivi, le strutture centrali e periferiche del Corpo nazionale assicurano gli interventi tecnici urgenti di propria competenza diretti alla salvaguardia dell’incolumità delle persone e dell’integrità dei beni.
Il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco è impegnato anche nel miglioramento continuo della qualità del soccorso, all’interno della quale la sicurezza degli operatori assume una valenza particolare. Dalla lettura di questo breve testo, si coglie lo stretto rapporto esistente tra le norme di prevenzione incendi e la sicurezza dei soccorritori. I due aspetti, infatti, sono legati dalla qualità delle ricerche e degli studi ai quali, in modo diretto o indiretto, il Corpo partecipa con dedizione ed impegno e sui quali continua ad investire per garantire un futuro sostenibile rispetto al rischio di incendio.
Chi protegge i Vigili del Fuoco? È Santa Barbara, che si celebra il 4 dicembre, la Santa che rappresenta la capacità di affrontare il pericolo con fede, coraggio e serenità anche quando non c’è alcuna via di scampo. È stata eletta, infatti, patrona dei Vigili del Fuoco, in quanto protettrice di coloro che si trovano “in pericolo di morte improvvisa”. Nacque a Nicomedia nel 273. Si distinse per l’impegno nello studio e per la riservatezza, qualità che le giovarono la qualifica di «barbara», cioè straniera, non romana. Tra il 286-287 Barbara si trasferì presso la villa rustica di Scandriglia, oggi in provincia di Rieti, al seguito del padre Dioscoro, collaboratore dell’imperatore Massimiano Erculeo. La conversione alla fede cristiana di Barbara provocò l’ira di Dioscoro. La ragazza fu così costretta a rifugiarsi in un bosco dopo aver distrutto gli dei nella villa del padre. Trovata, fu consegnata al prefetto Marciano. Durante il processo che iniziò il 2 dicembre 290 Barbara difese il proprio credo ed esortò Dioscoro, il prefetto ed i presenti a ripudiare la religione pagana per abbracciare la fede cristiana. Questo le costò dolorose torture. Il 4 dicembre, infine, fu decapitata con la spada dallo stesso Dioscoro, che fu colpito però da un fulmine. La tradizione invoca Barbara contro i fulmini, il fuoco e la morte improvvisa. I suoi resti si trovano nella cattedrale di Rieti. (Da ‘Avvenire’).
I Vigili del Fuoco hanno anche la loro preghiera, scritta da Auro d’Alba di Schiavi d’Abruzzo, pseudonimo dello scrittore italiano Umberto Bottone (1888-1965). Partecipò al movimento futurista, ma la sua ispirazione più intima rimase crepuscolare. Ha pubblicato varî libri di versi, romanzi, aforismi, ecc.
La preghiera che segue è stata da me tradotta in dialetto barese.
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