BARI - Questa mattina, presso il Sacrario militare dei Caduti d’Oltremare, la Città di Bari e l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia hanno celebrato il 78° anniversario della Liberazione nazionale con una cerimonia commemorativa, alla quale hanno partecipato il sindaco Antonio Decaro, la vice Prefetta Antonia Bellomo, il generale di squadra aerea Silvano Frigerio e il presidente del comitato provinciale dell’Anpi Pasquale Martino.
Di seguito il discorso del sindaco Decaro:
“Autorità civili e militari,
a tutti voi che siete qui, oggi, per celebrare questa giornata insieme a noi, vorrei innanzitutto dire “Buona festa della Liberazione”! Buona festa della Liberazione a tutti gli italiani, perché questa giornata sia di tutti, perché questa giornata sia la festa dell’Italia libera, dell’Italia che si riconosce nei valori della democrazia, dell’antifascismo e dell’unità nazionale.
Il 25 aprile è per noi un appuntamento con la storia, la storia di un popolo che ha resistito, combattuto e sconfitto il nazifascismo per consegnarci la libertà di vivere in un Paese che ha ripudiato la guerra come strumento di risoluzione delle controversie, che ha scritto a chiare lettere nella Costituzione più bella del mondo che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Queste parole che in tanti, forse, oggi considerano scontate, e che probabilmente per questo tendono a sottovalutare, sono scritte sì con la forza delle idee dei Costituenti ma ancor prima con il sangue delle donne e degli uomini che hanno perso la vita per consegnare a noi oggi l’Italia libera.
Per questo abbiamo il dovere tutti di celebrare questa giornata, a cominciare dai rappresentanti istituzionali che, all’inizio del loro mandato, giurano sulla Costituzione fedeltà alla Repubblica. Una Repubblica nata dalle macerie di un’atroce guerra civile.
Con quel giuramento ci impegniamo a far sì che quel passato venga ricordato come monito per il nostro agire quotidiano, perché possa principio guida nel nostro presente e nel nostro futuro.
“Perché la nostra Costituzione emerge da quella resistenza, da quella lotta, da quella negazione, per le quali ci siamo trovati insieme sul fronte della resistenza ed ora ci troviamo insieme per questo impegno di affermazione dei valori supremi della dignità umana e della vita sociale”- così nella seduta dell’Assemblea Costituente del 13 marzo 1947 Aldo Moro rispondeva a chi chiedeva che “la nuova Costituzione italiana fosse una Costituzione non antifascista bensì afascista”.
“Non possiamo - concludeva Moro - se non vogliamo fare della Costituzione uno strumento inefficiente, prescindere da questa comune, costante rivendicazione di libertà e di giustizia”.
È quindi importante conoscere e comprendere chi furono gli eroi di quella Resistenza, ma anche capire perché decisero di combattere e di resistere.
È importante oggi capire qual era il Paese in cui la nacque Resistenza, qual era la situazione in cui vivevano gli italiani, cos’era diventata l’Italia devastata dalla seconda guerra mondiale, dalla ferocia dell’occupazione nazifascista e dalla morsa di una dittatura asfissiante. È importante comprendere, perché non furono soltanto gli intellettuali, i militanti politici, i partigiani a lottare per l’Italia liberata, ma anche donne e uomini comuni, semplici cittadini che scelsero di scendere per strada per unirsi a quella battaglia di resistenza e di libertà. Fu rivolta morale, anzitutto, e poi difesa strenua del nostro popolo dalla violenza che veniva scatenata contro di esso.
Anche per questo credo che, soprattutto i rappresentanti delle istituzioni siano chiamati oggi a ricordare e a celebrare questa giornata, perché quella del 25 aprile non sia mai la festa di una parte ma sia sempre la festa di tutti.
La festa di un Paese libero e unito, di un Paese in cui le Forze Armate, a cui va il nostro ringraziamento, sono presidio di pace e di democrazia.
Dare valore a quello che abbiamo oggi significa avere la capacità di riconoscere i semi dell’odio che ritorna, i fragori delle bombe che in Europa tornano a distruggere, la ferocia delle parole che opprimono gli altri, l’ingiustizia delle leggi che discriminano, vietano, negano quelle libertà conquistate dalle donne e dagli uomini che con il loro impegno hanno costruito la Repubblica.
Dal “nostro” 25 aprile, nella ricorrenza della data che mise fine alle ostilità sul nostro territorio, rinnoviamo il nostro appello alla pace. A praticare la pace con coraggio: il coraggio di interrompere le ostilità, il coraggio di ritirare le forze di invasione dall’Ucraina. Il coraggio di ricostruire. Il coraggio di essere umani. A questa giornata e a tutti i 25 aprile di ieri e di oggi noi consegniamo il ricordo di ciò che è stata per noi la guerra affinché la memoria non sia solo mero esercizio ma pratica quotidiana di quei valori e quelle idee che ci hanno consegnato le nostre città, le nostre piazze, le nostre strade libere.
Anche qui a Bari, dove la Resistenza trovò casa nel Teatro Piccinni in cui si svolse il primo congresso dei Comitati di Liberazione Nazionale, dove le pietre d’inciampo ricordano la strage di via Nicolò dell’Arca del 28 luglio 1943 e il coraggio del generale Bellomo, di Michele Romito e dei ragazzi della città vecchia che, opponendosi all’avanzata di una colonna di carri armati tedeschi, difesero il porto dalla distruzione il 9 settembre dello stesso anno.
Storie che hanno trovato dignità e riconoscimento nella medaglia d’oro al merito civile consegnata alla città di Bari nel 2007 dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Storie che ricordiamo ogni anno, grazie all’impegno dell’ANPI, dell’IPSAIC e delle tante associazioni e dei sindacati del Coordinamento antifascista, che saluto e che ringrazio. Perché in questi anni mi hanno insegnato tanto, da sindaco e da cittadino.
Mi hanno accompagnato sulle tracce della storia di questa città, delle storie delle donne e degli uomini che hanno lottato per la libertà di questa terra senza paura, in nome di un’idea di riscatto, di dignità e di giustizia che siamo chiamati a onorare ogni giorno. Oggi e sempre.
Viva la Liberazione, Viva la Repubblica, Viva l’Italia!”.
“Autorità civili e militari,
a tutti voi che siete qui, oggi, per celebrare questa giornata insieme a noi, vorrei innanzitutto dire “Buona festa della Liberazione”! Buona festa della Liberazione a tutti gli italiani, perché questa giornata sia di tutti, perché questa giornata sia la festa dell’Italia libera, dell’Italia che si riconosce nei valori della democrazia, dell’antifascismo e dell’unità nazionale.
Il 25 aprile è per noi un appuntamento con la storia, la storia di un popolo che ha resistito, combattuto e sconfitto il nazifascismo per consegnarci la libertà di vivere in un Paese che ha ripudiato la guerra come strumento di risoluzione delle controversie, che ha scritto a chiare lettere nella Costituzione più bella del mondo che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Queste parole che in tanti, forse, oggi considerano scontate, e che probabilmente per questo tendono a sottovalutare, sono scritte sì con la forza delle idee dei Costituenti ma ancor prima con il sangue delle donne e degli uomini che hanno perso la vita per consegnare a noi oggi l’Italia libera.
Per questo abbiamo il dovere tutti di celebrare questa giornata, a cominciare dai rappresentanti istituzionali che, all’inizio del loro mandato, giurano sulla Costituzione fedeltà alla Repubblica. Una Repubblica nata dalle macerie di un’atroce guerra civile.
Con quel giuramento ci impegniamo a far sì che quel passato venga ricordato come monito per il nostro agire quotidiano, perché possa principio guida nel nostro presente e nel nostro futuro.
“Perché la nostra Costituzione emerge da quella resistenza, da quella lotta, da quella negazione, per le quali ci siamo trovati insieme sul fronte della resistenza ed ora ci troviamo insieme per questo impegno di affermazione dei valori supremi della dignità umana e della vita sociale”- così nella seduta dell’Assemblea Costituente del 13 marzo 1947 Aldo Moro rispondeva a chi chiedeva che “la nuova Costituzione italiana fosse una Costituzione non antifascista bensì afascista”.
“Non possiamo - concludeva Moro - se non vogliamo fare della Costituzione uno strumento inefficiente, prescindere da questa comune, costante rivendicazione di libertà e di giustizia”.
È quindi importante conoscere e comprendere chi furono gli eroi di quella Resistenza, ma anche capire perché decisero di combattere e di resistere.
È importante oggi capire qual era il Paese in cui la nacque Resistenza, qual era la situazione in cui vivevano gli italiani, cos’era diventata l’Italia devastata dalla seconda guerra mondiale, dalla ferocia dell’occupazione nazifascista e dalla morsa di una dittatura asfissiante. È importante comprendere, perché non furono soltanto gli intellettuali, i militanti politici, i partigiani a lottare per l’Italia liberata, ma anche donne e uomini comuni, semplici cittadini che scelsero di scendere per strada per unirsi a quella battaglia di resistenza e di libertà. Fu rivolta morale, anzitutto, e poi difesa strenua del nostro popolo dalla violenza che veniva scatenata contro di esso.
Anche per questo credo che, soprattutto i rappresentanti delle istituzioni siano chiamati oggi a ricordare e a celebrare questa giornata, perché quella del 25 aprile non sia mai la festa di una parte ma sia sempre la festa di tutti.
La festa di un Paese libero e unito, di un Paese in cui le Forze Armate, a cui va il nostro ringraziamento, sono presidio di pace e di democrazia.
Dare valore a quello che abbiamo oggi significa avere la capacità di riconoscere i semi dell’odio che ritorna, i fragori delle bombe che in Europa tornano a distruggere, la ferocia delle parole che opprimono gli altri, l’ingiustizia delle leggi che discriminano, vietano, negano quelle libertà conquistate dalle donne e dagli uomini che con il loro impegno hanno costruito la Repubblica.
Dal “nostro” 25 aprile, nella ricorrenza della data che mise fine alle ostilità sul nostro territorio, rinnoviamo il nostro appello alla pace. A praticare la pace con coraggio: il coraggio di interrompere le ostilità, il coraggio di ritirare le forze di invasione dall’Ucraina. Il coraggio di ricostruire. Il coraggio di essere umani. A questa giornata e a tutti i 25 aprile di ieri e di oggi noi consegniamo il ricordo di ciò che è stata per noi la guerra affinché la memoria non sia solo mero esercizio ma pratica quotidiana di quei valori e quelle idee che ci hanno consegnato le nostre città, le nostre piazze, le nostre strade libere.
Anche qui a Bari, dove la Resistenza trovò casa nel Teatro Piccinni in cui si svolse il primo congresso dei Comitati di Liberazione Nazionale, dove le pietre d’inciampo ricordano la strage di via Nicolò dell’Arca del 28 luglio 1943 e il coraggio del generale Bellomo, di Michele Romito e dei ragazzi della città vecchia che, opponendosi all’avanzata di una colonna di carri armati tedeschi, difesero il porto dalla distruzione il 9 settembre dello stesso anno.
Storie che hanno trovato dignità e riconoscimento nella medaglia d’oro al merito civile consegnata alla città di Bari nel 2007 dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Storie che ricordiamo ogni anno, grazie all’impegno dell’ANPI, dell’IPSAIC e delle tante associazioni e dei sindacati del Coordinamento antifascista, che saluto e che ringrazio. Perché in questi anni mi hanno insegnato tanto, da sindaco e da cittadino.
Mi hanno accompagnato sulle tracce della storia di questa città, delle storie delle donne e degli uomini che hanno lottato per la libertà di questa terra senza paura, in nome di un’idea di riscatto, di dignità e di giustizia che siamo chiamati a onorare ogni giorno. Oggi e sempre.
Viva la Liberazione, Viva la Repubblica, Viva l’Italia!”.
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