MONOPOLI (BA) - Le Fiamme gialle della Compagnia di Monopoli hanno sottoposto a sequestro un’azienda di Castellana Grotte operante nel settore della ossidazione e verniciatura metalli. Il rappresentante legale dell’opificio è stato denunciato in relazione alla commissione di presunti reati ambientali.
Al termine degli accertamenti sarebbe stato possibile verificare la mancanza di autorizzazioni e altresì lo scarico delle acque reflue industriali sugli adiacenti terreni agricoli, attraverso un sistema di collettamento stabile, nonché un occulto sversamento di tali liquidi direttamente nel sottosuolo. La superficie dello stabilimento, composto da tre padiglioni uniti tra loro, all’interno del quale si svolgeva attività di ossidazione e successiva verniciatura di barre di alluminio, è di circa 4mila metri quadri e sorge su un’area estesa di oltre 7mila metri quadri.
Nel sito industriale gli investigatori avrebbero rilevato anche presunte violazioni di carattere urbanistico, accertando presunti abusi edilizi per la realizzazione di ampliamenti non autorizzati, locali tecnici e tettoie per una superficie di oltre 1.600 metri quadri. L’opificio, che per le tipologie di prodotti chimici utilizzati, ad esempio l’acido solforico, il cromo, rientra nella casistica di industrie insalubri a rischio di incidente rilevante, sarebbe risultato privo di A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale), della valutazione di impatto ambientale, nonché delle autorizzazioni alle emissioni in atmosfera e dello scarico di acque reflue industriali.
L’ispezione dell’opificio e l’analisi del ciclo produttivo, dall’immersione dei semilavorati nelle vasche di ossidazione al percorso dei reflui nonché dello smaltimento dei fanghi e dei liquami, hanno reso necessari ulteriori rilevamenti tramite personale del Dipartimento di Geologia dell’Università di Bari. Lo studio del percorso delle condutture, del ciclo funzionale oltre che dei risultati dei rilevamenti, avrebbero permesso di accertare il grave e ripetuto sversamento di acidi, soluzioni alcaline ed acque di lavaggio direttamente nel sottosuolo in assenza di qualsivoglia attività volta alla depurazione delle stesse. Alla luce delle violazioni contestate, l’intero sito industriale è stato sottoposto a sequestro per evitare l’ulteriore aggravamento dell’ambiente circostante.
Nel sito industriale gli investigatori avrebbero rilevato anche presunte violazioni di carattere urbanistico, accertando presunti abusi edilizi per la realizzazione di ampliamenti non autorizzati, locali tecnici e tettoie per una superficie di oltre 1.600 metri quadri. L’opificio, che per le tipologie di prodotti chimici utilizzati, ad esempio l’acido solforico, il cromo, rientra nella casistica di industrie insalubri a rischio di incidente rilevante, sarebbe risultato privo di A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale), della valutazione di impatto ambientale, nonché delle autorizzazioni alle emissioni in atmosfera e dello scarico di acque reflue industriali.
L’ispezione dell’opificio e l’analisi del ciclo produttivo, dall’immersione dei semilavorati nelle vasche di ossidazione al percorso dei reflui nonché dello smaltimento dei fanghi e dei liquami, hanno reso necessari ulteriori rilevamenti tramite personale del Dipartimento di Geologia dell’Università di Bari. Lo studio del percorso delle condutture, del ciclo funzionale oltre che dei risultati dei rilevamenti, avrebbero permesso di accertare il grave e ripetuto sversamento di acidi, soluzioni alcaline ed acque di lavaggio direttamente nel sottosuolo in assenza di qualsivoglia attività volta alla depurazione delle stesse. Alla luce delle violazioni contestate, l’intero sito industriale è stato sottoposto a sequestro per evitare l’ulteriore aggravamento dell’ambiente circostante.
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