FRANCESCO GRECO - Non poteva che intraprendere l’ultimo viaggio
con le note gioiose di una banda musicale. Lui che
nella sua vita chissà quante ne aveva
contrattualizzate, da presidente di commissione,
per portarle a rallegrare la festa del protettore del
paese, Sant’Antonio da Padova.
In un giorno di quasi primavera, se n’è andato Vito “Vitucciu” Stasi, un’istituzione per Montesardo (Lecce). E’ stato l’uomo della festa per mezzo secolo: se chiudiamo gli occhi lo immaginiamo, lo rivediamo con la cassetta delle offerte e il suo sorriso e in piazza seduto al tavolo con il quaderno dei contributi mentre la banda di Gioia del Colle suona il “Nabucco” o di Squinzano “Lucia di Lammermour”.
In un tempo in cui ci si rimangia facilmente la parola, con Vito non c’era bisogno di contratti firmati: la sua parola e la stretta di mano calda e vigorosa valeva più di mille firme.
Ragioniere e gentiluomo. Lavorava in banca ed era sempre pronto ad aiutare tutti con i suoi richiestissimi consigli.
Ha scritto la storia del paese, è stato uno di quei personaggi che diventano delle sicurezze per tutti. Già ci manca e ci mancherà un sacco: niente sarà più come prima per Montesardo.
Avevi piacere a parlare con lui, era informato su tutto. Gli occhi poi gli brillavano di luce quando diceva che la figlia Sandra lo chiamava “papito”. Ci piace pensarlo mentre anche da quelle parti dove è andato a stare mette insieme una commissione per un’altra festa: la messa cantata solenne, la processione, le baracche con i fucili e i bovoloni, i palloncini colorati, la cupeta, la giostrina per i bimbi, la banda che suona fino a tardi e infine i fuochi…
In un giorno di quasi primavera, se n’è andato Vito “Vitucciu” Stasi, un’istituzione per Montesardo (Lecce). E’ stato l’uomo della festa per mezzo secolo: se chiudiamo gli occhi lo immaginiamo, lo rivediamo con la cassetta delle offerte e il suo sorriso e in piazza seduto al tavolo con il quaderno dei contributi mentre la banda di Gioia del Colle suona il “Nabucco” o di Squinzano “Lucia di Lammermour”.
In un tempo in cui ci si rimangia facilmente la parola, con Vito non c’era bisogno di contratti firmati: la sua parola e la stretta di mano calda e vigorosa valeva più di mille firme.
Ragioniere e gentiluomo. Lavorava in banca ed era sempre pronto ad aiutare tutti con i suoi richiestissimi consigli.
Ha scritto la storia del paese, è stato uno di quei personaggi che diventano delle sicurezze per tutti. Già ci manca e ci mancherà un sacco: niente sarà più come prima per Montesardo.
Avevi piacere a parlare con lui, era informato su tutto. Gli occhi poi gli brillavano di luce quando diceva che la figlia Sandra lo chiamava “papito”. Ci piace pensarlo mentre anche da quelle parti dove è andato a stare mette insieme una commissione per un’altra festa: la messa cantata solenne, la processione, le baracche con i fucili e i bovoloni, i palloncini colorati, la cupeta, la giostrina per i bimbi, la banda che suona fino a tardi e infine i fuochi…