I padri Cioffari, Distante e Lorusso danno vita al numero 1/2023 del ‘Bollettino di San Nicola’

LIVALCA - Il 18 giugno del 1952 presso il Tribunale di Bari veniva registrata la pubblicazione denominata «Bollettino di San Nicola»: da pochi mesi aveva ricevuto l’investitura canonica di rettore - primo rettore da quando la Santa Sede aveva affidato ai padri domenicani la Basilica di San Nicola - P. Girolamo De Vito che il 13 gennaio del 1952 fu insignito dalle mani dell’Arcivescovo di Bari Marcello Mimmi. Giusto un anno dopo Pio XII creò, il 12 gennaio del 1953, mons. Mimmi cardinale, per cui i ‘fedeli’ ritennero il nuovo cardinale ‘barese’ a tutti gli effetti, ‘dimenticando’ che fosse nato a San Pietro in Casale provincia di Bologna.

Da allora in poi tutti i priori-rettori succedutisi da P. Leonardo Leonardi a P. Tarcisio Alessio, da P. Damiano Bova a P. Salvatore Manna, da P. Giovanni Distante a fr. Giovanni Matera, da P. Lorenzo Lorusso (unico barese doc al momento che ha rivestito la carica e, probabilmente, futuro… punto…) a P. Ciro Capotosto, tutti si sono prodigati affinché l’informazione ‘nicolaiana’ fosse sempre un servizio per la comunità, ma anche una voce di PACE partita dal Mediterraneo con destinazione il mondo.

In questi giorni puntuale è uscito il numero 1/2023 per il 72° anno consecutivo e nell’editoriale, l’attuale priore Distante al secondo mandato consecutivo, in un saluto accorato e fattivo parla di papa Francesco e di ‘gesti di unità’ nel vincolo della PACE. Padre Distante ci ricorda che i Vescovi si sono riuniti a Firenze, in contemporanea ai sindaci del Mediterraneo dal 23 al 27 febbraio 2022, ed in una riunione congiunta hanno sottoscritto la “Carta di Firenze”: un invito a sviluppare ‘una coscienza mediterranea’ per un futuro incontro costruttivo che tenga conto, pur nelle diverse tradizioni religiose e culturali, che sia interesse comune rafforzare i legami di fraternità. Vi è una frase molto bella, nella sua disadorna semplicità, di Tommaseo che ritengo possa aiutare: «Tutti al mondo abbiamo le nostre gioie, tutti i nostri dolori; ma, l’uomo che dimentica di avere dei fratelli, è il più infelice di tutti».

Lo storico fr. Gerardo Cioffari in un articolo - un saggio sarebbe più appropriato considerarlo - dal titolo “San Nicola campione della libertà della Chiesa. Nel IX Centenario del concilio Lateranense I (1123-2023)” subito ci regala una chicca: la Basilica di S. Nicola, nel canone 15, era inserita tra le chiese più rinomate del tempo: “In conformità ai canoni dei santi Padri, noi interdiciamo e proibiamo ai laici, sotto pena di scomunica, di prendere per sé le offerte degli altari di S. Pietro, del Salvatore e di santa Maria della Rotonda, delle chiese di San Nicola di Bari e di Saint Gilles…”.

Con grande disponibilità verso l’ignaro lettore Cioffari si pone una domanda che è la stessa che frulla in testa a noi: “Come mai un’assemblea composta da 300 vescovi provenienti da tutto il mondo abbia nominato anche la Basilica barese?”. Da questo momento padre Gerardo prende per mano il suo lettore e lo conduce prima a rinverdire i ricordi che hanno per tema la “Lotta per le investiture” (lo scontro che vedeva il papato impegnato a combattere l’usanza delle nomine episcopali fatte non dal mondo ecclesiastico, ma dall’autorità imperiale), poi con grande meticolosità prosegue il suo elaborato mirante ad attestare come non fu facile per la chiesa far comprendere agli imperatori che i vescovi dovevano essere eletti dal clero e confermati dal papa.

Lo scritto di padre Gerardo ti affascina, avvince e convince anche quando riporta alcune ‘azzardate’ impressioni di qualche studioso secondo cui, non potendo un semplice vescovo, anche se futuro santo, tenere testa, come fosse un papa, alla prepotenza imperiale propone la tesi che il san Nicola nostro potesse essere papa Nicola I. Lo stesso Cioffari, pur precisando che molto dobbiamo agli studi di Paolo Iacovelli, non si fa scrupolo di precisare che lo studioso ha proposto una previsione non rispondente alla realtà. Nell’articolo vi sono anche notizie riguardanti i 62 marinai della traslazione e come molti di loro rinunciarono da subito alle percentuali spettanti loro sulle entrate della chiesa, così come era stato stabilito con l’abate Elia quando furono consegnate le reliquie. Cioffari non trascura di riferire come San Nicola tenesse sempre presente che vi fosse un dovere morale anche per coloro che si trovassero allo stato laicale e, come nel caso dei tre generali, non lesina ‘avvertimenti’ all’imperatore Costantino in modo che sia l’uomo di Chiesa a prevalere sull’uomo di Stato.

Padre Gerardo conclude il suo intervento precisando che papa Callisto II, proprio in virtù dell’enorme contributo dato da San Nicola al trionfo del Papato a scapito dell’Impero, volle far erigere la cappella per onorare San Nicola, ma, con la precisione dello storico che previene le eventuali osservazioni, puntualizza che, circa mezzo secolo dopo, anche Sant’ Ambrogio avrebbe meritato tale riconoscimento …purtroppo per lui non era ‘famoso’ come San Nicola. Da non dimenticare che Sant’ Ambrogio rinnovò e riorganizzò la liturgia della Chiesa milanese introducendo rilevanti e significative riforme ancora oggi vigenti, tipo il ‘rito ambrosiano’. P. Lorenzo Lorusso ci racconta che il 23 febbraio 2023 hanno visitato la Basilica una delegazione artistica di Yerevan e la rappresentante dell’ambasciata armena a Bari, le quali hanno esplorato ed ammirato cripta e Basilica superiore. 

Il tutto viene condensato in un articolo pregno di riferimenti “Un’antica pergamena (X-XI sec.) sulla presenza della comunità armena a Bari” che testimonia quanti ‘tesori’ custodisca San Nicola e quanta diligenza, amore e passione abbiano i frati domenicani che si prendono cura di ogni particolare o dato storico: Albano, Bova, Buccolieri, Calcullo, Capotosto, Castellano, Cioffari, D’Agostino, D’Arcangelo, Distante, Lavacca, Lorusso, Narcisi, Pagnotta, Somma e Vitrone i loro cognomi attuali. Come non segnalare che nel meraviglioso Archivio di San Nicola vi siano innumerevoli pergamene che non trattano solo di Armeni, ma della storia del mondo che P. Gerardo Cioffari custodisce con quel rigore che ormai tutti gli riconosciamo e non ho detto e pensato… ‘perdoniamo’.

Gerardo - per una volta con fraterna amicizia posso chiamarlo come l’ho sempre appellato - per conformazione fisica mi ricorda P. Salvatore Manna, anche per quel sorriso campano che non sai mai se esprime approvazione o disapprovazione, e non solo perché i luoghi nativi distano un centinaio di chilometri. Calitri, in provincia di Avellino, situato sulle sponde del fiume Ofanto ha dato i natali a padre Gerardo, mentre padre Salvatore era nato in quella Pomigliano d’Arco, a 13 chilometri da Napoli, in cui è sorta la fabbrica Alfa Romeo nel 1972: l’azienda che tutti chiamavamo Alfasud di Pomigliano, oggi divenuta Stellantis ed atta a produrre la Fiat Panda. Non ricordo esattamente come la pensasse al riguardo padre Salvatore, ma di certo mi sarebbe piaciuto un suo ‘pensiero’ sul fatto che dal 2008 la fabbrica di Pomigliano è stata dedicata a Giambattista Vico. Manna ci ha lasciato nel 2006, ma sarebbe bello immaginare una sua pacata valutazione più che sui “Corsi e ricorsi”, su quella frase ‘vichiana’ che recita: «Dio è l’artefice della natura, l’uomo è il Dio degli artefatti» e magari una competente ‘illuminazione’ sul perché il filosofo, filologo, storico e giurista, nato a Napoli nel 1668, spesso definisse la «scienza nuova» una «teologia civile ragionata».

Amici lettori sostenete il Bollettino di San Nicola non perché lo chiedono i padri domenicani e, meno che mai, tale Livalca… ma semplicemente perché il nostro SANTO sta portando il Bari in A e fra poco in ogni parte del mondo vi sarà un televisore acceso in cui un cronista inizierà la sua telecronica in questo modo: “… amici sportivi dallo stadio San Nicola in Bari…”.

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