TERESA GENTILE - La significativa e “storica” mostra fotografica di Benvenuto Messia è dedicata ai mestieri che hanno reso la Valle d’Itria ricca di bellezza e sempre più nota per l’operosità, la cortesia, l’amore per i forestieri e la solidarietà dei suoi abitanti in ogni nazione del mondo. Tale mostra si terrà fino all’11 maggio prossimo dalle 18 alle 20 in via Arco Casavola 8. Sta attraendo molti turisti e scolaresche. È il giusto plauso della città di Martina Franca e del comprensorio della Valle d’Itria al grande amore di Benvenuto Messia per l’arte fotografica. Una passione che è eredità preziosissima passata dal primo dei nostri fotografi Eugenio Messia a suo figlio Benvenuto. Un amore per un’arte che è stata svolta nel tempo con passione crescente e condivisa positivamente.
Oggi Benvenuto è decano dei nostri fotografi e ancora ama scattare foto sempre più interessanti. Nel corso del tempo ha evidenziato anche altri talenti di poeta, pensatore, attore ed esponente di spicco della vera tempra dei martinesi doc. La martinesità è sintesi di saggezza latina, greca, germanica, bizantina e di tanti altri popoli che ci hanno portato infinite competenze in innumerevoli lavori diversi (produzione di seta, lavoro con i telai, produzione di pelli, stoffe, tappeti, riparazione di scarpe, arnesi di ferro, oro, produzione di olio, vino, latticini; lavori con creta, pietra, legno; creazione di abiti su misura, riparazione di piatti, creazione di alta moda e abiti da sposa; abilità da dimostrare riparando scarpe, adattando abiti, cucinando, impagliando sedie, e anche suonando strumenti musicali nei momenti di svago o solennità religiose o nella partecipazione a bande cittadine o facendo serenate sotto i balconi.
La martinesità era una sana e
lungimirante filosofia dello spirito che coniugava in modo
armonioso saggezza, fede, cortesia, ironia mai offensiva sui costumi, vizi e
virtù umane, operosità, lealtà, rispetto e schietta amicizia. La mostra di foto di
Benvenuto Messia è di grande valenza storica perché induce a riflettere
sui vari lavori in cui nelle botteghe artigiane i preadolescenti imparavano a
innamorarsi dell’attività che facevano con crescente entusiasmo ed erano
felicissimi e orgogliosi di se stessi quando acquisivano la consapevolezza del
successo che si riscuote se si sa lavorare bene… tanto da essere
chiamati MAESTRI. Quindi nelle botteghe gli apprendisti imparavano a vivere
serenamente, operare creativamente, rispettare regole di vita (puntualità,
rispetto, impegno, costanza) e ciò avveniva con l’esempio operoso e
etico dei MAESTRI dell’attività prescelta.
Gli apprendisti non erano pagati ma ciò avveniva quando mostravano di aver appreso bene la tecnica operativa e sapevano lavorare con competenza, pazienza, puntualità e rispetto per la parola data. Era allora che potevano ritenersi… maturi, autonomi e capaci di aprire da soli altre botteghe e venivano pagati settimanalmente per poi, una volta che decidevano anche di sposarsi, aprire un’attività in un proprio laboratorio ove assumere altri apprendisti che partivano dalla gavetta, come loro avevano fatto e l’attesa di qualche soldo da guadagnare… durava a lungo… fino a che divenivano a loro volta esperti. Pertanto la vita si scandiva tra periodo in cui apprendere a far presto e bene un lavoro (in genere dai 5 ai 14 anni) e un periodo successivo in cui poter corteggiare le ragazze e scegliere tra loro colei che fosse degna di divenire madre dei propri figli.
Gli apprendisti non erano pagati ma ciò avveniva quando mostravano di aver appreso bene la tecnica operativa e sapevano lavorare con competenza, pazienza, puntualità e rispetto per la parola data. Era allora che potevano ritenersi… maturi, autonomi e capaci di aprire da soli altre botteghe e venivano pagati settimanalmente per poi, una volta che decidevano anche di sposarsi, aprire un’attività in un proprio laboratorio ove assumere altri apprendisti che partivano dalla gavetta, come loro avevano fatto e l’attesa di qualche soldo da guadagnare… durava a lungo… fino a che divenivano a loro volta esperti. Pertanto la vita si scandiva tra periodo in cui apprendere a far presto e bene un lavoro (in genere dai 5 ai 14 anni) e un periodo successivo in cui poter corteggiare le ragazze e scegliere tra loro colei che fosse degna di divenire madre dei propri figli.
Il corteggiamento avveniva,
anche e soprattutto con serenate e poesie e ci si… parlava… con i colori dei
fiori, con gli sguardi, con bigliettini… lasciati cadere… sui sagrati delle
chiese dopo le funzioni religiose dove le ragazze si recavano
rigorosamente… in compagnia di una parente e infine con un mediatore ci si
recava alla casa della ragazza prescelta per chiedere ai genitori di lei, la
possibilità di potersi parlare in casa due volte alla settimana, alla presenza
di una parente, per conoscere meglio e ponderare il carattere in modo
reciproco e valutare se i sogni potessero essere condivisi. Indubbiamente
c’era la consapevolezza che… per imparare un lavoro e rintracciare una
persona giusta per condividere le basse e alte maree della vita… ci volesse
molto tempo, impegno, rispetto e a volte… anche silenzio per far decantare
momenti di nervosismo che portano a fratture insanabili tra anime o portano
a fare pessimi lavori. Se non si sapeva far bene un lavoro non si poteva
essere considerati MAESTRI.
È indubbio che per i preadolescenti, nel pieno
della loro vivacità, gioia di vivere e sogni, proprio andare a bottega oltre che
al catechismo era un modo lungimirante per… tenerli lontani dai pericoli
della strada e dell’ozio. Questa iniziativa della Casa delle Arti ci consente di
farci conoscere i tanti lavori di cui si innamoravano i nostri avi… e che è
opportuno far imparare ancora. Ciò avrebbe un valore altamente educativo e
formativo e assurgerebbe a valenza incomparabile di prezioso raccordo
intergenerazionale per... ripensare sul ruolo importante che anche oggi, in
una società liquida, priva di punti di riferimento affidabili ed etici possa
assumere l’alleanza positiva e propositiva da instaurare tra famiglie, scuola,
associazioni. Inoltre si tratta di un giusto, doveroso riconoscimento “in vita” a
Benvenuto Messia per il grande amore per la Valle d’Itria per il suo saper
dare alle foto i colori della vita alla nostra Valle d’Itria e i colori della umanità
ai rapporti intergenerazionali che riesce a creare con ogni persona che ha la
fortuna di incontrarlo, conoscerlo e ammirarlo nei suoi vari ruoli di fotografo,
poeta, pensatore, attore ed esponente di spicco della tempra dei martinesi
doc.