BARI - Con «Feel of drummatiko» del batterista barese Fabio Accardi, omaggio ai signori del ritmo, giovedì 20 aprile (ore 21) s’inaugura la seconda edizione del festival «Musiche Corsare», quest’anno dedicato a George Russell, tra i più importanti teorici del jazz moderno del quale ricorre il centenario della nascita e senza il quale non ci sarebbero stati il Miles Davis di «Kind of Blue» e il John Coltrane di «Impressions».
Nove i concerti al Teatro Forma di Bari sino a domenica 24 aprile, organizzati dall’associazione Nel Gioco del Jazz con la direzione artistica di Roberto Ottaviano, sempre più impegnato in veste di organizzatore dopo i successi come artista, certificati ancora una volta dal referendum Top Jazz, che lo ha celebrato miglior musicista italiano del 2022.
Tanti gli ospiti internazionali, tra cui Dave Burrell, gigante della tradizione afroamericana, Jim Black, Wayne Horvitz e Ralph Alessi, nomi di punta della scena newyorchese, oltre a Samuel Braser e Marc Ducret, esponenti di spicco del jazz europeo. Previsti anche i set di Delius Tobias, Francesco Bearzatti, Francesco Bigoni, Boris Savoldelli e dello stesso Roberto Ottaviano con l’estensione del progetto Eternal Love.
Tornando al concerto inaugurale, con «Feel of drummatiko» il Fabio Accardi Sextet celebra i batteristi-compositori che hanno segnato la storia del jazz, da Tony Williams a Jack DeJohnette, da Peter Erskine a Billy Cobham, giganti del ritmo ai quali il titolare del progetto renderà omaggio con Walter Celi (voce e percussioni), Francesco Lomangino (sax, flauto), Fabrizio Savino (chitarra), Bruno Montrone (pianoforte) e Gianluca Aceto (basso). L’obiettivo? Sfatare il vecchio mito del batterista come musicista «a metà», cioè visto solo come sideman. Un mito ampiamente superato negli anni d’oro del jazz da Art Blakey e Max Roach, dopo i quali il batterista si è ritagliato un sempre maggiore spazio come bandleader.
«Anche se è con Tony Williams che iniziano ad affermarsi i primi “drummers composers”», racconta Accardi. A ruota seguono Joe Chambers, Jack De Johnette, Billy Cobham e Peter Erskine. Mentre alla generazione degli ultracinquantenni Bill Stewart e Brian Blade, quest’ultimo artista Blue Note che vanta anche un album in veste di cantautore (Mama Rosa, del 2009), si legano le esperienze di batteristi bandleader e compositori quali Eric Harland, Kendrick Scott, Nate Smith e Mark Guiliana. E se si volge lo sguardo all’Italia, vengono in mente i nomi di Roberto Gatto ed Ettore Fioravanti, ma anche batteristi della nuova generazione come Cristiano Calcagnile e Zeno De Rossi.
Tuttavia, il repertorio di «Feel of drummatiko» verte su tre composizioni di Tony Williams ed altrettante di Jack DeJohnette. «Saranno strutturate alla maniera di una suite», spiega Accardi, che ha scelto anche un paio di brani di Peter Erskine ed altri due di Billy Cobham, del quale quest’anno ricorrono i cinquant’anni dal debutto discografico, avvenuto nel 1973 con l’album «Spectrum», disco considerato uno dei più importanti del drumming moderno e del jazz fusion.
IL PROGRAMMA DELLE ALTRE GIORNATE DI PROGRAMMAZIONE
Doppio set venerdì 21 aprile (ore 20.30) con l’apertura affidata al progetto Disorder at the Border, che si presenta in versione quartetto con Tobias Delius (sax) in veste di ospite accanto al trio originario composto da Daniele D’Agaro (sax e clarinetto), Giovanni Maier (contrabbasso) e Zlatko Kaucic (batteria), quindi la stessa formazione cui si deve nel 2022 il disco live «Kataklisma» frutto di un approccio musicale fortemente narrativo. Seguirà (ore 21.45) il quartetto Sweeter Than The Day nel quale il pianista di area newyorchese Wayne Horvitz (una lunga militanza accanto a John Zorn e Bobby Previte) sperimenta la combinazione tra improvvisazione, rock elettrico e pianismo lirico in compagnia di Francesco Bigoni (sax tenore), Danilo Gallo (basso) e Zeno De Rossi (batteria).
Triplo appuntamento sabato 22 aprile con un concerto mattutino (ore 11) del Mat Trio, formazione che con Marcello Allulli (sax), Francesco Diodati (chitarra) ed Ermanno Baron (batteria) propone un jazz molto dinamico, mentre in serata si terranno gli altri due set. Il primo (ore 20.30) è dei Dark Dry Tears, con il ritorno di Danilo Gallo (basso) in veste di leader di una band nella quale, accanto a due stelle della scena europea come il clarinettista Francesco Bigoni e il sassofonista Francesco Bearzatti, spicca la presenza di Jim Black, fuoriclasse della batteria e tra gli artefici del «downtown newyorchese». L’altro concerto (ore 21.45) prevede la performance del duo «telepatico» composto dal trombonista svizzero Samuel Blaser e dal chitarrista francese Marc Ducret, sorta di estensione spigolosa del compagno di avventura.
Chiusura domenica 23 aprile con il solo in matinée (ore 11) del cantante-performer Boris Savoldelli, che alternerà l’interpretazione di brani originali, classici e ardite sperimentazioni vocali, mentre in serata sono previsti il solo di Dave Burrell (20.30), il grande pianista americano con le radici ben piantate nella tradizione afroamericana, nonché protagonista del free jazz con Archie Shepp e David Murray, e il progetto What Love (ore 21.45), versione estesa del quintetto Eternal Love di Roberto Ottaviano, che con Gaetano Partipilo, Francesco Bearzatti e Marco Colonna forma la potente sezione sax della super band, nella quale l’equilibrio tra scrittura e improvvisazione vede il coinvolgimento di Ralph Alessi alla tromba, Samuel Blaser al trombone, Michele Sannelli al vibrafono, Alexander Hawkins al piano, Giovanni Maier al contrabbasso, Danilo Gallo al basso e Zeno De Rossi alla batteria.
Per info su biglietti e abbonamenti 338.9031130 e 351.2101227. Prevendita al botteghino del Teatro Forma 080.5018161 e online sul circuito liveticket.it.
Nove i concerti al Teatro Forma di Bari sino a domenica 24 aprile, organizzati dall’associazione Nel Gioco del Jazz con la direzione artistica di Roberto Ottaviano, sempre più impegnato in veste di organizzatore dopo i successi come artista, certificati ancora una volta dal referendum Top Jazz, che lo ha celebrato miglior musicista italiano del 2022.
Tanti gli ospiti internazionali, tra cui Dave Burrell, gigante della tradizione afroamericana, Jim Black, Wayne Horvitz e Ralph Alessi, nomi di punta della scena newyorchese, oltre a Samuel Braser e Marc Ducret, esponenti di spicco del jazz europeo. Previsti anche i set di Delius Tobias, Francesco Bearzatti, Francesco Bigoni, Boris Savoldelli e dello stesso Roberto Ottaviano con l’estensione del progetto Eternal Love.
Tornando al concerto inaugurale, con «Feel of drummatiko» il Fabio Accardi Sextet celebra i batteristi-compositori che hanno segnato la storia del jazz, da Tony Williams a Jack DeJohnette, da Peter Erskine a Billy Cobham, giganti del ritmo ai quali il titolare del progetto renderà omaggio con Walter Celi (voce e percussioni), Francesco Lomangino (sax, flauto), Fabrizio Savino (chitarra), Bruno Montrone (pianoforte) e Gianluca Aceto (basso). L’obiettivo? Sfatare il vecchio mito del batterista come musicista «a metà», cioè visto solo come sideman. Un mito ampiamente superato negli anni d’oro del jazz da Art Blakey e Max Roach, dopo i quali il batterista si è ritagliato un sempre maggiore spazio come bandleader.
«Anche se è con Tony Williams che iniziano ad affermarsi i primi “drummers composers”», racconta Accardi. A ruota seguono Joe Chambers, Jack De Johnette, Billy Cobham e Peter Erskine. Mentre alla generazione degli ultracinquantenni Bill Stewart e Brian Blade, quest’ultimo artista Blue Note che vanta anche un album in veste di cantautore (Mama Rosa, del 2009), si legano le esperienze di batteristi bandleader e compositori quali Eric Harland, Kendrick Scott, Nate Smith e Mark Guiliana. E se si volge lo sguardo all’Italia, vengono in mente i nomi di Roberto Gatto ed Ettore Fioravanti, ma anche batteristi della nuova generazione come Cristiano Calcagnile e Zeno De Rossi.
Tuttavia, il repertorio di «Feel of drummatiko» verte su tre composizioni di Tony Williams ed altrettante di Jack DeJohnette. «Saranno strutturate alla maniera di una suite», spiega Accardi, che ha scelto anche un paio di brani di Peter Erskine ed altri due di Billy Cobham, del quale quest’anno ricorrono i cinquant’anni dal debutto discografico, avvenuto nel 1973 con l’album «Spectrum», disco considerato uno dei più importanti del drumming moderno e del jazz fusion.
IL PROGRAMMA DELLE ALTRE GIORNATE DI PROGRAMMAZIONE
Doppio set venerdì 21 aprile (ore 20.30) con l’apertura affidata al progetto Disorder at the Border, che si presenta in versione quartetto con Tobias Delius (sax) in veste di ospite accanto al trio originario composto da Daniele D’Agaro (sax e clarinetto), Giovanni Maier (contrabbasso) e Zlatko Kaucic (batteria), quindi la stessa formazione cui si deve nel 2022 il disco live «Kataklisma» frutto di un approccio musicale fortemente narrativo. Seguirà (ore 21.45) il quartetto Sweeter Than The Day nel quale il pianista di area newyorchese Wayne Horvitz (una lunga militanza accanto a John Zorn e Bobby Previte) sperimenta la combinazione tra improvvisazione, rock elettrico e pianismo lirico in compagnia di Francesco Bigoni (sax tenore), Danilo Gallo (basso) e Zeno De Rossi (batteria).
Triplo appuntamento sabato 22 aprile con un concerto mattutino (ore 11) del Mat Trio, formazione che con Marcello Allulli (sax), Francesco Diodati (chitarra) ed Ermanno Baron (batteria) propone un jazz molto dinamico, mentre in serata si terranno gli altri due set. Il primo (ore 20.30) è dei Dark Dry Tears, con il ritorno di Danilo Gallo (basso) in veste di leader di una band nella quale, accanto a due stelle della scena europea come il clarinettista Francesco Bigoni e il sassofonista Francesco Bearzatti, spicca la presenza di Jim Black, fuoriclasse della batteria e tra gli artefici del «downtown newyorchese». L’altro concerto (ore 21.45) prevede la performance del duo «telepatico» composto dal trombonista svizzero Samuel Blaser e dal chitarrista francese Marc Ducret, sorta di estensione spigolosa del compagno di avventura.
Chiusura domenica 23 aprile con il solo in matinée (ore 11) del cantante-performer Boris Savoldelli, che alternerà l’interpretazione di brani originali, classici e ardite sperimentazioni vocali, mentre in serata sono previsti il solo di Dave Burrell (20.30), il grande pianista americano con le radici ben piantate nella tradizione afroamericana, nonché protagonista del free jazz con Archie Shepp e David Murray, e il progetto What Love (ore 21.45), versione estesa del quintetto Eternal Love di Roberto Ottaviano, che con Gaetano Partipilo, Francesco Bearzatti e Marco Colonna forma la potente sezione sax della super band, nella quale l’equilibrio tra scrittura e improvvisazione vede il coinvolgimento di Ralph Alessi alla tromba, Samuel Blaser al trombone, Michele Sannelli al vibrafono, Alexander Hawkins al piano, Giovanni Maier al contrabbasso, Danilo Gallo al basso e Zeno De Rossi alla batteria.
Per info su biglietti e abbonamenti 338.9031130 e 351.2101227. Prevendita al botteghino del Teatro Forma 080.5018161 e online sul circuito liveticket.it.