(Frederic Legrand - COMEO/Shutterstock) |
La notizia del viaggio di Putin avviene mentre proseguono i combattimenti nella regione di Bakhmut, epicentro dell’offensiva russa ormai da mesi. Ieri la viceministra della Difesa russa Hanna Maliar ha fatto sapere che le operazioni “sono state intensificate”, sia tramite artiglieria di terra che raid aerei. Qui da settimane si attende il lancio di una controffensiva annunciata dall’Ucraina. Ieri il segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale dell’Ucraina (Nsdc), Oleksiy Danilov, ha dichiarato che per tale operazione “è solo questione di tempo” e che avrà luogo “non appena le forze ucraine avranno raggiunto il livello di preparazione necessario”, vale dire quando avranno ottenuto munizioni e sistemi d’arma che il presidente Volodymyr Zelensky ha chiesto ai Paesi alleati. Sul tema però, Danilov ha denunciato “ritardi”, affermando che alcuni governi “promettono una cosa e poi fanno tutt’altro”.
Nuove “promesse” sono arrivate intanto dai paesi alleati di Kiev riuniti al G7 di Karuizawa, in Giappone. Sono stati rilanciati impegni a introdurre nuovi sanzioni contro Mosca e stanziare ulteriori aiuti militari a Kiev. In una nota congiunta, i ministri degli Esteri hanno anche minacciato di far pagare “un prezzo pesante” a quei paesi che sosterranno la Federazione russa nel conflitto.
In un incontro che apre la strada al vertice di Hiroshima del mese prossimo, hanno anche definito “inaccettabili” le parole del governo russo sul possibile utilizzo di armi nucleari tattiche.
Nell’agenda del G7 ci sono anche altre crisi: quella in Myanmar, in Afghanistan e le esercitazioni militari della Cina nelle acque di Taiwan, azioni che gli Stati Uniti e gli altri alleati di Taipei leggono come pericolose provocazioni e una minaccia all’autonomia dell’Isola.
Le tensioni tra Occidente e Mosca si giocano anche nelle aule di tribunale: quest’oggi comparirà davanti al giudice Evan Gershkovich, l’inviato statunitense in Russia del Wall Street Journal arrestato a fine marzo con l’accusa di spionaggio. In una lettera recapitata ieri alla famiglia, il giornalista ha fatto sapere di “non aver perso le speranze”, nel giorno in cui un tribunale russo ha comminato la pena più alta mai inflitta a un oppositore del Cremlino dall’inizio del conflitto in Ucraina.
È stato infatti condannato a 25 anni di reclusione da scontare in un carcere di massima sicurezza Vladimir Kara-Murza, cittadino russo-britannico, accusato di altro tradimento, spionaggio e vilipendio delle Forze armate per le sue critiche contro la guerra in Ucraina, il governo russo e l’esercito. Tale condanna ha suscitato reazioni di sdegno da parte della comunità internazionale, con appelli al rilascio del dissidente, che la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha definito “un’ingerenza dell’Occidente nel sistema giudiziario russo” (Agenzia DIRE)