TARANTO - Ennesimo detenuto morto suicida nel carcere di Taranto ed i numeri destano sempre più allarme. “Vorremmo sottrarci al tragico rituale del conteggio dei suicidi in carcere ma dopo il 16esimo (dall’inizio dell’anno) avvenuto a Taranto di un detenuto, arrestato solo il giorno prima, per 42 morti in totale di cui, per almeno una dozzina di casi, ci sono ancora da accertare le cause, non possiamo che rinnovare le nostre forti sollecitazioni ad interventi urgenti. Qualcuno ha dimenticato troppo presto o volutamente “rimosso” che nello scorso anno sono state 84 le persone che si sono tolte la vita all’interno di un istituto penitenziario italiano: numero record da quando si registra il dato (dal 2000)”. Lo afferma il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo aggiungendo che “anche il numero dei “suicidi in divisa” – due agenti penitenziari dall’inizio dell’anno - segna un incremento allarmante. Nel 2022 sono stati 5 i suicidi tra il personale penitenziario con un totale di 72 suicidi tra gli appartenenti di tutti i Corpi di Polizia e Militari, vale a dire uno ogni cinque giorni. Gli ultimi suicidi di detenuti inoltre aggravano due tendenze manifestate nel 2022: si abbassa l’età dei detenuti suicidi (la media è over 40 con numerosi over 30) e il 40% dei decessi sono extracomunitari a riprova che i giovani, insieme ai tossicodipendenti e a quanti hanno problemi psichici e con essi i giovani stranieri sono i più fragili e vulnerabili".
"Purtroppo – dice Di Giacomo – in tutto lo scorso anno abbiamo ascoltato solo impegni
politici e dichiarazioni di vecchi e nuovi parlamentari ed esponenti di Governo senza passare
dalle parole di commozione (in qualche caso anche sincera) o generiche e di circostanza,
quasi sempre le stesse, ai fatti. Sino al punto di produrre una sorta di assuefazione e ridurre
il suicidio in cella a pochi righi in pagina di cronaca locale perché non fa più notizia. Anche
gli annunci per la costruzione di nuovi padiglioni lasciano il tempo che trovano mentre il
Ministro Nordio sta pensando al recupero di vecchie caserme, idea non nuova che richiede
comunque soldi e tempi non brevi di realizzazione. Questa mattanza silenziosa deve finire
con misure e azioni concreti perché lo Stato ha in carico la vita dei detenuti e ne risponde.
Si ascoltino le proposte del sindacato di polizia penitenziaria che quotidianamente si misura
con l’emergenza suicidi e si metta mano alla manovra di bilancio rimediando al taglio di
spesa imposto all’Amministrazione Penitenziaria e al personale come primo segnale
concreto di volontà di affrontare le numerose emergenze del carcere”.