Veronica Pivetti (intervista): negli anni '20 la donna lottava per affermare la propria indipendenza e ancora oggi noi donne combattiamo per lo stesso motivo

TINA RAUCCI - Grande successo in teatro per gli appuntamenti pugliesi de “Stanno sparando sulla nostra canzone”, la black story con Veronica Pivetti, Cristian Ruiz e Brian Boccuni. L’impianto musicale ed innovativo è a cura del maestro Alessandro Nidi; invece il testo originale è firmato da Giovanna Gra.

Gli anni ‘20, in una Manhattan invasa da gangster e bande malavitose, sono il contesto in cui sprofonda dinamicamente la narrazione. Il pubblico ne è coinvolto fin dalle prime battute, in un contesto che si alterna alla contemporaneità col susseguirsi di musiche e brani di punta maggiormente attuali.

Sul palco è l’ecletticità degli artisti a carpire egregiamente e costantemente l’attenzione pubblico, tra balli di scena, musiche coinvolgenti ed interpretazioni dinamiche, sulla scia di un racconto narrativo suggestivo ma per nulla scontato. Veronica Pivetti interpreta Jenny Talento, fioraia di facciata ed al contempo venditrice d’oppio di notte, che cede alle lusinghe di un giovane e inesperto giocatore di poker, Nino Miseria. La stessa celebre attrice si è detta estremamente soddisfatta del riscontro da parte del pubblico, tra bis richiesti e notevole partecipazione dalla platea.
 
Veronica, "Stanno sparando sulla nostra canzone" è ambientato nei suggestivi ed interessanti anni ‘20. Da cosa è derivata questa scelta?

“Sicuramente da una serie di analogie fra gli anni ‘20 del Novecento e quelli del 2000. Allora si subiva la spagnola e noi siamo alle prese col Covid, la crisi imperversava e anche oggi la situazione non è facile. La donna lottava per affermare la propria indipendenza e ancora oggi noi donne combattiamo per lo stesso motivo. Insomma i corsi e i ricorsi della storia sono proprio veri! E poi, volendo raccontare una storia di passione e malavita come questa, gli anni ‘20 del 1900 in una Manhattan assediata dai gangster è il luogo ideale.”

Cosa la accomuna e cosa la allontana dal personaggio che interpreta?

"Jenny è una donna decisa e pratica come me, ma sa abbandonarsi all’amore senza paracadute, si butta nella passione con libertà e preferisce l’istinto alla 'ragione'. Credo che anche in questo ci somigliamo. siamo entrambe piene di contraddizioni!".

Quale suo lato o aspetto artistico ritiene di aver tirato maggiormente fuori, valorizzato, in questo spettacolo?

"Bella domanda. Forse il canto? In questo spettacolo canto alcune canzoni che amo molto, due su tutte: 'Parigi' di Paolo Conte e 'Certe notti' di Ligabue. Naturalmente è un canto teatrale, non sono una cantante. C’è molta recitazione. È un’interpretazione molto personale di canzoni per me fortemente evocative."

È soddisfatta del riscontro col pubblico che registra di teatro in teatro durante la tournée?

"Felicissima. Questo spettacolo è nato come una scommessa contro il buio del post Covid e ci sta dando enormi soddisfazioni, prima tra tutte vedere la gente entusiasta che ride e si commuove con la nostra storia. E alla fine canta con noi sulle note dei bus che facciamo ogni sera. Una gioia vera."