BARI – Gli asili nido comunali di Lecce e Taranto sono tra i più costosi della regione. Questi dati sono emersi nel corso dell’analisi, condotta dal centro studi di Casartigiani Puglia, sulle tariffe dei servizi comunali dei capoluoghi quali Andria, Bari, Barletta, Brindisi, Foggia, Lecce, Taranto. Sono esclusi i comuni di Andria e Trani, i cui residenti usufruiscono entrambi di servizi privati.
La classifica. Le province salentine e ioniche si contendono il podio. A Lecce l’asilo nido comunale più costoso è il Piccolo Principe, la cui retta mensile massima è pari a 660,13 euro. La differenza dal secondo istituto, Ilaria Alpi, è pari a 35,13 euro in quanto la retta mensile è di 625. Il capoluogo salentino vanta 94.517 abitanti e il reddito medio si aggira attorno ai 22.086 euro.
I residenti tarantini che producono una fascia di reddito oltre i 42.500 euro usufruiscono dei servizi al costo di 540 euro mensili. Ancora, il servizio offerto dal comune di Taranto è il più esoso in relazione al reddito medio, perché la retta ammonta a 330 euro. Il reddito medio della città ionica è di 19.576 euro e il numero degli abitanti è pari a 187.723. Infatti, in altre città la cui retta mensile corrisponde a quella fascia di reddito è circa la metà. Il confronto, per esempio, è evidente con Brindisi, ultima in classifica, il cui reddito medio è di 19.015 euro con i cittadini usufruiscono del servizio pagando 253 euro mensili.
Segue il comune di Bari che, su 316.015 abitanti con un reddito medio di 21.405 euro, ha una retta massima degli asili nido di 400 euro.
Procede Foggia con 145.348 abitanti e il cui reddito medio è pari 18.209. Qui, la quota minima mensile è di 80 euro, che arriva fino a 350 euro, per le fasce di reddito oltre i 25.000 euro.
Penultimo posto per la città di Barletta, che vanta 92.427 abitanti e un reddito medio di 15.226 euro. Qui la retta mensile minima è suddivisa in base alla tempistica, che varia dai 30 ai 50 euro. Per le fasce di reddito più alte, invece, le tariffe ammontano dai 330 ai 350 euro.
L’aumento delle tariffe comunali, in alcune province come quella tarantina, ha creato disagi e malumori tra le famiglie. Nuclei composti anche da artigiani, che per ragioni ben evidenti non possono far fronte ai nuovi costi. Pertanto, Casartigiani Puglia lavorerà insieme alle sedi provinciali dei comuni colpiti dagli aumenti, per trovare nuovi strumenti utili per conciliare lavoro e vita privata.
La classifica. Le province salentine e ioniche si contendono il podio. A Lecce l’asilo nido comunale più costoso è il Piccolo Principe, la cui retta mensile massima è pari a 660,13 euro. La differenza dal secondo istituto, Ilaria Alpi, è pari a 35,13 euro in quanto la retta mensile è di 625. Il capoluogo salentino vanta 94.517 abitanti e il reddito medio si aggira attorno ai 22.086 euro.
I residenti tarantini che producono una fascia di reddito oltre i 42.500 euro usufruiscono dei servizi al costo di 540 euro mensili. Ancora, il servizio offerto dal comune di Taranto è il più esoso in relazione al reddito medio, perché la retta ammonta a 330 euro. Il reddito medio della città ionica è di 19.576 euro e il numero degli abitanti è pari a 187.723. Infatti, in altre città la cui retta mensile corrisponde a quella fascia di reddito è circa la metà. Il confronto, per esempio, è evidente con Brindisi, ultima in classifica, il cui reddito medio è di 19.015 euro con i cittadini usufruiscono del servizio pagando 253 euro mensili.
Segue il comune di Bari che, su 316.015 abitanti con un reddito medio di 21.405 euro, ha una retta massima degli asili nido di 400 euro.
Procede Foggia con 145.348 abitanti e il cui reddito medio è pari 18.209. Qui, la quota minima mensile è di 80 euro, che arriva fino a 350 euro, per le fasce di reddito oltre i 25.000 euro.
Penultimo posto per la città di Barletta, che vanta 92.427 abitanti e un reddito medio di 15.226 euro. Qui la retta mensile minima è suddivisa in base alla tempistica, che varia dai 30 ai 50 euro. Per le fasce di reddito più alte, invece, le tariffe ammontano dai 330 ai 350 euro.
L’aumento delle tariffe comunali, in alcune province come quella tarantina, ha creato disagi e malumori tra le famiglie. Nuclei composti anche da artigiani, che per ragioni ben evidenti non possono far fronte ai nuovi costi. Pertanto, Casartigiani Puglia lavorerà insieme alle sedi provinciali dei comuni colpiti dagli aumenti, per trovare nuovi strumenti utili per conciliare lavoro e vita privata.