Dl lavoro: Unimpresa, autonomi con pugno di mosche in mano

(AGI) ROMA - «Un decreto che mostra grande attenzione per i lavoratori dipendenti con misure importanti e certamente condivisibili, ma molto timido per i lavoratori autonomi e le aziende che rischiano di uscirne ancora una volta con un pugno di mosche tra le mani. Un plauso certamente va in particolare al taglio del costo del lavoro carico dipendente con una riduzione di 4% per i redditi fino a 35.000 euro annui che sommata a quella già in vigore di 3% fino a 25mila e 2% per quelli fino a 35mila, porta a dei benefici complessivi che da luglio fino a dicembre possono arrivare fino a 98 euro mensili». Lo dichiara il consigliere nazionale, Giovanni Assi.

«Sempre in tema di riduzione delle imposte, soprattutto quelle a carico dei lavoratori dipendenti - aggiunge Assi - accogliamo con favore l'innalzamento della soglia di esenzione (cosiddetto fringe benefit) fino a 3mila euro per i lavoratori con figli, misura sulla quale da sempre UNIMPRESA si è battuta consegnando qualche mese fa nelle mani del Ministro del Lavoro una proposta di revisione della norma e con il presente decreto in parte viene accolta. Grande delusione invece su due temi sui quali il mondo delle imprese si aspettava certamente maggiore coraggio, ovvero la riduzione del costo del lavoro lato imprese, per i contributi che le aziende sopportano, prevedendo solo misure per nuove assunzioni - per altro per categorie di lavoratori molto ristrette - trascurando invece quelle aziende che nonostante le grandi difficoltà in un periodo caratterizzato da molteplici fattori esogeni (caro energia, guerra Russo Ucraina, inflazione, ecc.) continuano a mantenere i livelli occupazionali garantendo ai loro dipendenti stipendi e posti di lavoro, così come non possiamo nascondere un pizzico di delusione per un'annunciata riforma del cosiddetto decreto dignità che avrebbe dovuto nelle intenzioni rendere più flessibile i contratti di lavoro a tempo determinato ma che in realtà nulla cambierà per le micro e piccole imprese sprovviste di contrattazione aziendale e poco avvezze all'istituto della certificazione, e che mantenendo di fatto gli attuali limiti di durata rischia solo di aumentare i contenziosi per la previsione di causali troppo generiche e che rischiano solo di ingolfare le aule dei tribunali. In attesa di leggere il testo ufficiale del decreto, restiamo tuttavia fiduciosi nei confronti dell'esecutivo e soprattutto nei confronti del ministro del lavoro Calderone certi che questo possa essere solo il primo passo verso un nuovo e più coraggioso intervento a favore anche di chi crea ricchezza e posti di lavoro». (AGI)

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