BARI - "Si avvia finalmente alla conclusione questa giornata celebrativa di una festa che oggi appare davvero ipocrita. Nel 1889 questa festa rivendicava i diritti dei lavoratori (all'epoca principalmente operai), che pretesero il diritto a lavorare non più di 8 ore al giorno". Così il consigliere comunale di Azione Stefano Franco Municipio 3 - Bari San Paolo-Stanic-Villaggio del Lavoratore-San Girolamo-Marconi-Fesca.
"Oggi - prosegue Franco - ho assistito ai soliti discorsi retorici come quelli dell'anno scorso, e dell'anno ancora prima. Consiglio davvero alla maggior parte dei capi dei sindacati di farsi suggerire da ChatGPT discorsi meno banali.
Come si può festeggiare una ricorrenza di questo tipo quando oggi è più conveniente percepire un sussidio statale che lavorare? Quando ancora oggi un genitore spera per il proprio figlio "il posto fisso" consapevole che è l'unico che gli assicuri dei diritti? Quando la maggior parte dei lavori attuali fra qualche anno sparirà e nessuno si chiede che fine faranno tutti i futuri esodati? Quando in Italia si spende più per pensioni che per scuola e sanità? Quando nelle nostre terre multinazionali informatiche si insediano e ricercano migliaia di posti di lavoro svuotando le università mentre la grande maggioranza degli operai della zona industriale è in cassa di integrazione senza alcuna prospettiva? Quando i ragazzi nelle scuole sognano di diventare influencer e crescono in una società malata dove il fattore produttivo e il denaro oggi sono percepiti come valori superiori anche alla loro vita stessa? Quando un professionista in forfettario deve restituire allo stato circa la metà del proprio fatturato?
Rabbrividisco al pensiero che venti anni fa un politico italiano disse che nel futuro gli italiani avrebbero lavorato di meno e guadagnato di più. Bisognerebbe vergognarsi.
Il problema del lavoro è un problema serio. L'automazione ha ridotto drasticamente i posti di lavoro, ma non è minimamente paragonabile ai posti di lavoro che scompariranno con l'avvento dell'intelligenza artificiale. Cosa ne sarà di tutti noi? Ma abbiamo capito che fra 10 anni ci sarà il cortocircuito sociale?
Il tempo delle parole è finito. Servono riforme nelle politiche sul lavoro, non sussidi. Incentivi e crediti di imposta, non condoni.
Nel mio approccio riformista e nella mia visione liberale del mondo, la "risorsa umana" dovrebbe accettare un lavoro perché lo ritiene il più utile/conveniente/piacevole rispetto alle sue ambizioni personali e non dovrebbe accettarlo perché, invece, è l'unica condizione che lo porta al proprio sostentamento. Addirittura oggi, in alcuni casi, non si accetta il lavoro perché è meno "conveniente" rispetto al sussidio statale.
Nella mia visione del mondo, il lavoro dovrebbe rendere l'uomo libero. Oggi il lavoro, in tanti, tantissimi casi, rende l'uomo schiavo.
Ecco perché per me la Festa del 1 maggio oggi non ha senso. Faccio i migliori auguri a tutti noi per la giornata del 2 maggio, del 3 maggio e così via, che possano essere giornate in cui ciascuno di noi riesca a trovare la propria dimensione lavorativa adeguata e idonea alle proprie aspirazioni. Ma la strada è molto in salita", conclude Franco.