LATIANO (BR) - La Salute Mentale, un tema importantissimo che rappresenta però una priorità ancora trascurata. Su questo argomento si svolgeranno a Latiano ed Ostuni due incontri dal titolo “Salute Mentale, prima e dopo la legge 180: riflessioni per l’oggi”, organizzati e promossi dall’Associazione “Gulliver 180 - Benito Giglio”.
Si inizia giovedì 4 maggio (ore 9,30) a Latiano presso Palazzo Imperiali e si prosegue il giorno successivo venerdì 5 maggio ad Ostuni presso l’auditorium del Liceo Scientifico, via Tommaso Nobile (ore 18,00). Tra i relatori Paolo Serra (psichiatra, “Centro Basaglia” di Arezzo), Ezio Ferilli (neurologo e psichiatra, già direttore SPDC di Brindisi), Antonella Vacca (psicologa-psicoterapeuta, Cooperativa Città Solidale Latiano), Pietro Nigro (presidente SIRP, direttore SPDC Putignano, DSM/ASL Bari), Silvia Romano (già assistente sociale presso il Centro di Salute Mentale di Brindisi) e Tiziano Mele (giornalista e mental coach). Modera Franco Colizzi (psichiatra e scrittore, vicepresidente “Gulliver 180”).
“L’omicidio della collega Barbara Capovani ha sconvolto tutti. – dicono i promotori dell’iniziativa - Esso ci addolora profondamente e ci fa interrogare ancora una volta sulle aree oscure della condizione umana. Ma è inaccettabile etichettare la sofferenza mentale, che in Italia colpisce seriamente almeno un milione di persone l’anno (quelle in carico ai soli servizi pubblici), come “incomprensibile follia” o peggio “pericolosità sociale”. Ciò vuol dire apporre un marchio emarginante, uno stigma, ad una sofferenza che può essere compresa e che gran parte degli esseri umani incontrerà nel corso della sua vita. Riferirsi poi ai manicomi e agli ospedali psichiatrici giudiziari, vero obbrobrio antiterapeutico del passato, come a possibili soluzioni, significa non conoscere la storia ed il funzionamento di tali istituzioni totali e non comprendere il grande passo di civiltà che invece si è compiuto in Italia con la loro chiusura”.
E’ infatti stata creata, dopo l’approvazione della legge 180 del 1978, una vasta rete territoriale ed ospedaliera di servizi per la salute mentale ben più avanzati, anche se non ancora pienamente rispondenti al grande bisogno di promozione, prevenzione, cura e riabilitazione esistente. Va perciò detto ad alta voce che ora non si tratta di rassicurare la gente e di promettere soluzioni organizzative: non può invece restare scandalosamente bassa l’attenzione alla salute mentale, con risorse del tutto insufficienti (anche nel PNRR) in termini di fondo specifico (uno dei più basi in Europa), di personale (carente di alcune migliaia di unità) e di luoghi di ascolto e cura più adeguati.
Gli operatori fanno uno sforzo enorme per affrontare le tante forme di disagio e di dolore mentale, per migliorare almeno la qualità della vita di pazienti e familiari. Ma non si può lavorare serenamente, rispondendo con la tempestività e l’impegno che sono spesso richiesti, in condizioni di scarsa sicurezza, col minimo di personale, esposti a mille richieste che non sono tutte solo di cura ma nascono anche da svariati tipi di disagio sociale.
Sono almeno due decenni che l’Organizzazione mondiale della sanità invita, inascoltata, i governi, le istituzioni e chiunque abbia potere decisionale, a considerare la salute mentale come una priorità.
I due incontri mirano a sollecitare la società e le istituzioni ad un impegno più vasto dell’attuale verso tutte le diverse dimensioni del dolore e della patologia mentale, negli ultimi anni esacerbate ed amplificate dall’esperienza pandemica ma anche molto meglio conosciute grazie agli sviluppi delle neuroscienze e delle scienze umane.