Quando a Bari si vendeva la neve per curarsi

VITTORIO POLITO - Con il termine “neve” si intende la precipitazione atmosferica costituita da cristalli di ghiaccio dalla struttura esagonale chiamati “fiocchi” le cui dimensioni possono raggiungere anche qualche centimetro. Questo processo è legato alla coesistenza di acqua liquida e di particelle di ghiaccio all’interno di una nuvola.

Lo storico Vito Antonio Melchiorre (1922-2010), racconta nel suo libro “Storie baresi” (Levante), che nei tempi andati la neve rappresentava una “terapia” efficace per curare la febbre, le infiammazioni e molti altri mali. La neve si raccoglieva, si comprimeva e si conservava sotto la paglia nelle cosiddette “neviere”. La neve, allora, era considerata un vero servizio di pubblica utilità e, a Bari, il principale esercizio era ubicato nella odierna Piazza Odegitria, dove insiste la Cattedrale, sotto un ampio arco che si chiama ancora oggi “Arco della neve”, proprio sul lato destro della Duomo. Altri due spacci erano ubicati nel piazzale di San Nicola e nella strada Gironda.

In quel tempo i sindaci erano tenuti e non farla mancare e nel 1791 non si era posta molta attenzione al problema e, arrivati a maggio, il quantitativo disponibile bastava, forse, fino a giugno, e le autorità si rivolsero ai padri Teresiani di Altamura per l’eventuale fornitura. Ma il loro priore, con lettera del 17 maggio, comunicava che si era in ritardo ma che comunque si sarebbe fornita ugualmente ma a 20 carlini al “cantaro” (antica unità di misura di peso), con trasporto a carico dell’acquirente e con l’anticipo di 150 ducati con pagamento in rate mensili da estinguersi entro settembre. Gli amministratori baresi respinsero tale condizione dichiarando di voler pagare non più di 18 carlini per 300-400 cantari occorrenti e con garanzia personale dei sindaci. Il successivo 3 giugno i frati respinsero l’offerta, avvertendo che se si fosse indugiato non vi sarebbe stata più disponibilità di neve. Un esposto anonimo, privo di data, giunse al Comune facendo notare che di questo passo non si sarebbe approdato a nulla e informando, comunque, che a Matera di neve ce n’era parecchia e che era indispensabile recarsi subito per evitare il rischio di non trovarne più. I documenti a questo punto tacciono e non si sa se il vecchio Arco della neve potette assolvere il benefico ruolo o se, al contrario, servì solo per dissetarsi.

L’immagine è tratta da “Bari Vecchia” di Vito Antonio Melchiorre (Adda Editore).

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