Andria, focus su tossicodipendenze e malattie infettive correlate

ANDRIA - Le malattie infettive, nonostante i progressi conseguiti nel campo della prevenzione e del trattamento, rappresentano tuttora una priorità e una sfida per la sanità pubblica. Un preoccupante problema in Italia, all’estero e nei diversi contesti regionali. La pandemia da COVID-19 lo ha dimostrato, palesando l’importanza di dotarsi di modelli di governance ed organizzativi, così come di strumenti adeguati per la loro prevenzione e controllo.

Se ne è parlato nel corso del convegno scientifico- dal titolo “Le Epatiti Infettive Croniche. Strategie di Azione”- svoltosi giovedì 8 giugno presso la Sala Consiliare del comune di Andria. La giornata formativa, patrocinata dal comune di Andria - corso accreditato ECM organizzato dal Dipartimento Dipendenze Patologiche Asl/Bat, nella persona del Responsabile Scientifico Gianfranco Mansi- si è posta l’obiettivo di far dialogare i diversi attori e professionalità coinvolte nella prevenzione, diagnosi e cura delle patologie infettive correlate alle tossicodipendenze a più alto impatto clinico e sociale sul territorio della provincia Barletta-Andria- Trani.

I lavori hanno avuto inizio con i saluti istituzionali del Presidente della massima assise della città di Andria, Giovanni Vurchio e di Filippo Iovine, Dipartimento Salute Mentale e delle Dipendenze Patologiche Asl/Bt: “ E’ importante tenere presente - ha sostenuto Vurchio- che il tema della prevenzione rispetto alla salute è una dimensione non esclusivamente istituzionale essendo costituita, per la parte che va sotto il nome di prevenzione primaria, dall’insieme dei comportamenti individuali, quotidiani e a volte intimi, la cui pratica è legata alla volontà e agli stili di vita delle persone. Lo scopo della prevenzione e quindi la mission di questi incontri formativi e informativi – ha spiegato Vurchio - è quello di formulare strategie di intervento rivolte a gruppi specifici di individui particolarmente esposti a determinati fattori di rischio o inclini a comportamenti pericolosi per la propria e per l’altrui salute. In qualità di Presidente del Consiglio di questa bella comunità - ha concluso Vurchio - mi preme ringraziare la Direzione Sanitaria Provinciale e tutti i medici intervenuti. Un particolare ringraziamento è rivolto al Responsabile Scientifico Gianfranco Mansi per l’impegno profuso nell’organizzazione di questa riuscitissima iniziativa pubblica e sociale”.

Nel corso dell’incontro, dalle dissertazioni dei relatori che si sono avvicendati, è emersa chiaramente la necessità di rilanciare interventi di prevenzione e cura precoce delle patologie correlate all’uso di droghe, sia all’interno dei SerD che delle comunità terapeutiche, affiancando quindi le cure mediche alle attività di riabilitazione. E’ necessario assicurare che le persone tossicodipendenti non compromettano la loro possibilità di guarigione dalla dipendenza in seguito alla contrazione o alla acquisizione di malattie infettive.

L’uso di sostanze, ed in particolare la tossicodipendenza, è stato ampiamente spiegato a più voci dagli intervenuti a relazionare, porta con sé un elevato rischio di contrarre e trasmettere gravi patologie quali, per esempio, l’infezione da HIV e le epatiti. Questi fenomeni rivestono sicuramente un’alta rilevanza di sanità pubblica che merita necessariamente la nostra attenzione ed una costante sorveglianza epidemiologica da parte di tutte le amministrazioni e strutture competenti per prevenire e contenere la diffusione di tali patologie. Un ruolo decisivo nell’espletare efficacemente tali azioni è sicuramente legato alla capacità di diagnosi precoce che le strutture sanitarie sapranno esprimere, mediante l’attivazione di sistematiche campagne di screening volontario e l’offerta attiva di specifici test diagnostici alle persone a rischio di infezione.

Le prevalenze riscontrate, infatti, fanno comprendere molto chiaramente – è stato spiegato- come il problema sia tuttora presente e abbia bisogno di essere ben monitorato ma soprattutto precocemente diagnosticato, sia per gli aspetti relativi alla trasmissione epidemica ma anche per gli innegabili vantaggi terapeutici che comporta un’instaurazione precoce delle terapie farmacologiche attualmente disponibili.

E’ dimostrata, infatti, la forte correlazione tra buona risposta terapeutica e precocità della cura sia per l’infezione da HIV che per le varie forme di epatiti croniche. Oltre alla migliore risposta terapeutica, che è quindi da ricercare attraverso una diagnosi precoce, non va sottovalutato anche l’aspetto economico volendo finalizzare gli interventi delle strutture sanitarie anche alla riduzione dei costi connessi con morbosità e mortalità fortemente invalidanti.

I dati statici ed epidemiologici sulle problematiche infettive da HIV, HBV, HCV e HDV sono stati resi noti da Ruggiero Losappio, Dirigente Medico UOC Malattie Infettive. E’ emerso come Le infezioni da HBV e HCV, diffuse in tutto il mondo, rappresentino un problema sanitario di importante e diffusa rilevanza. Nel mondo si ritiene che ci siano circa 400 milioni di persone con epatite cronica HBV correlata. In Italia dopo l’attivazione della vaccinazione obbligatoria si era registrata una progressiva riduzione nel tempo ma recentemente si sta registrando una inversione di tendenza in relazione ai migranti proveniente da aree geografiche dove il virus è maggiormente diffuso. La terapia oggi disponibile nella maggioranza dei casi può raggiungere l’obiettivo di stabilizzare l’infezione con effetto favorevole sulla progressione dell’epatopatia cronica, restando comunque possibile il manifestarsi dell’epatocarcinoma. L’infezione da HCV si ritiene che in Italia abbia una prevalenza nella popolazione generale del 2-3% e che nel mondo interessi circa 140 milioni di persone. Oggi con la disponibilità dei nuovi farmaci antivirali ad azione diretta è possibile l’eradicazione definitiva del virus nel 95% circa dei casi ma con l’indicazione, nei pazienti che presentano prima della terapia già una forma avanzata di epatite cronica o di cirrosi a un follow-up clinico-ecografico, la possibilità comunque di sviluppare una progressione della patologia epatica fino all’epatocarcinoma. Per la lotta all’HIV sono stati fatti molti passi avanti nella terapia dal punto di vista farmacologico ma un vaccino che possa definitivamente prevenire l’infezione non è ancora disponibile. L’HIV- ha sottolineato Losappio- colpisce i piu’ poveri e i più vulnerabili.” In Sudafrica –ha evidenziato Losappio- le donne che vivono con HIV sono quasi il doppio degli uomini e il divario di genere aumenta nelle fasce di età più giovani dove l’incidenza di HIV è 4 volte maggiore tra le ragazze rispetto ai coetanei maschi. La conoscenza- ha concluso Losappio- è l’unica arma di prevenzione”.

La fotografia sui quadri clinici delle malattie infettive e sulle nuove frontiere terapeutiche è stata mostrata dalla puntuale dissertazione di Francesca Campanale- Specialista Malattie infettive Asl/Bt. Il suo intervento si è incentrato sulle modalità di diffusione e trasmissione di malattie infettive quali, la sifilide e le epatiti virali. Sul fronte delle terapie ha evidenziato come il trattamento con farmaci antiretrovirali – HAART: sigla che indica tutti i protocolli di combinazione in cui farmaci attivi contro bersagli molecolari diversi del ciclo vitale di HIV (il virus responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita, AIDS) sono somministrati in forma di cocktail e ad alta concentrazione- se da un lato è in grado di azzerare rapidamente la replicazione virale, dall’altro presenta problemi legati alla loro tossicità. Le caratteristiche cliniche delle infezioni ha concluso la dottoressa Campanale- possono variare da quadri asintomatici a quadri molto severi che possono portare anche al decesso del paziente. Per questo è rivolta una particolare attenzione all’importanza del follow-up per aumentare il successo terapeutico e il controllo proprio sulla diffusione delle stesse. Francesca Campanale ha, inoltre, riportato i dati della sua esperienza all’interno degli istituti penitenziari: “ Intercettare i detenuti affetti da malattie infettive e monitorarne il decorso delle stesse – ha concluso Campanale- è tutt’altro che semplice e per la reticenza dei detenuti a sottoporsi a controlli clinici e per le numerose traduzioni degli stessi da un istituto penitenziario ad un altro che rendono difficoltoso un trattamento riabilitativo continuativo nel tempo e di conseguenza efficace.”

Sull’importanza degli screening nella diagnosi e prevenzione della malattie infettive correlate alle tossicodipendenze ha relazionato Sergio Carbonara, Direttore U.O.C. Malattie Infettive OSPEDALE V. EMANUELE II –BISCEGLIE. Dalla sua ampia dissertazione è emerso che nonostante gli sforzi compiuti nel tempo volti alla prevenzione dell’HIV/AIDS, si registra oggi, nell’ambito della popolazione in carico ai SerD italiani, una bassa proporzione di persone testate per le principali patologie infettive a livello nazionale.

Risulta, quindi, indispensabile incrementare le attività di screening delle principali patologie infettive tra gli utenti dei Servizi per le dipendenze, attraverso efficaci procedure di offerta dei test nell’ambito di un più ampio e articolato spettro di azioni di informazione, sensibilizzazione e prevenzione rivolto alla popolazione generale. Inoltre, l’utenza a carico dei SerD si è profondamente modificata nel corso degli anni con l’aumento relativo di persone che riportano modalità di assunzione non endovenosa di sostanze diverse dall’eroina. In considerazione dell’effetto di tali sostanze sui comportamenti individuali, inclusi quelli a livello sessuale, tale popolazione presenta, comunque, un rilevante rischio di contrarre patologie infettive, tra le quali quelle da HIV, HBV, HCV, HDV e la sifilide. In particolare, una diagnosi tardiva di infezione da HIV aumenta il rischio di arrivare ad una fase conclamata della malattia (AIDS) e riduce la probabilità di un adeguato recupero immunologico a seguito del trattamento farmacologico. In maniera analoga, la consapevolezza di essere soggetto ad un’infezione cronica trasmissibile quale quella da HBV, da HCV, HDV e da sifilide, può consentire l’adozione di comportamenti che evitino la trasmissione dell’infezione e favorire un trattamento farmacologico efficace. È quindi opportuno coinvolgere tutte le tipologie di Servizi per il contrasto alle dipendenze in adeguati programmi di prevenzione delle principali patologie infettive associate alle dipendenze basati sulla riduzione del rischio comportamentale (iniettivo, sessuale ed igienico- sanitario) e su una tempestiva diagnosi e terapia.

La prevenzione delle malattie infettive attraverso l’imprescindibile ed efficace strumento della vaccinazione è stata oggetto della relazione presentata da Giancarlo Cannone, Dirigente Medico Dipartimento di Prevenzione. E’ emerso, che i vaccini sin da quando sono stati scoperti e introdotti in campo medico, hanno salvato milioni di vite e contribuito a far scomparire malattie mortali. Prima tra tutte il vaiolo. Fin dalla nascita il nostro organismo è continuamente esposto a virus, batteri e altri microbi, di cui la maggior parte pericolosa, perché può provocare malattie. Se contraiamo una malattia, il nostro sistema immunitario innesca una serie di risposte per neutralizzare i microbi e limitarne gli effetti nocivi. La stessa esposizione a questa malattia spesso ci rende immuni, quindi non la contrarremo più, perché il sistema immunitario riconosce quel virus. Lo scopo dei vaccini è, dunque, ottenere proprio questa immunità senza rischiare di contrarre la malattia e diffonderla in maniera indiscriminata mettendo a serio rischio la salute pubblica.

Il workshop informativo e formativo si è concluso con l’ intervento di Donato Raimondi, Medico di Medicina Gen. presso l’Associazione dei Medici “DOMUS MEDICA”. Rimondi ha sottolineato come l'importanza del medico di famiglia all'interno di un convegno specialistico risiede nella volontà di creare una rete di servizi per le patologie infettive del fegato. Rete di servizi significa territorio. Territorio significa in primis medico di famiglia: colui che per primo mantiene i contatti con i pazienti. Con riguardo a queste insidiose patologie – ha spiegato Raimondi- è importante avviare un programma di screening per capire se la persona è HCV positiva e poterla avviare immediatamente a terapia. E per elaborare un programma di screening e di prevenzione efficace – ha concluso Raimondi- è fondamentale sul territorio la figura del medico di famiglia perché solo insieme si può creare una rete di servizi che cercherà di imbrigliare e mantenere la salute della collettività soprattutto quando inizia ad esserci una mancata percezione del rischio nei confronti di determinate patologie infettive. “

Gianfranco Mansi, Direttore Dipendenze Patologiche ASL Bt, all’esito della Tavole Rotonda ha congedato gli intervenuti all’incontro ringraziando tutti i presenti per la partecipazione, in particolare il Presidente del Consiglio della Citta’ di Trani Giovanni Vurchio per il riconoscimento professionale riconosciutogli - cristallizzato sotto forma di una preziosa targa- e sottolineando come “l’obiettivo di tale attività formativa non sia circoscritta alla formazione del personale territoriale in materia infettivologica ma anche al rafforzamento dell’offerta assistenziale per gli utenti tossicodipendenti in carico ai Servizi SerD di questa ASL BT che potranno fruire di una rete articolata di Presa in carico a partire dalla diagnosi fino alla prescrizione e cura, non solo delle Epatiti C ma anche delle altre patologie infettive eventualmente riscontrate”. (Patrizia Corvasce)