BARI - Bari è tra le prime 10 città italiane con la tassa sugli immobili (Imu) più cara. Si conferma così un pessimo primato che grava interamente sui baresi, rallenta l’economia della città e la impoverisce progressivamente.
Questa imposta è decisa dalle Amministrazioni locali, che ne fissano la misura tra una soglia minima (dello 0,76%) e una massima (1,06%) indicate dalla legge. A Bari, da anni ormai, l’Amministrazione Comunale fissa l’aliquota Imu al livello massimo per seconde case, pertinenze (box, garage, cantinole, ecc), negozi, uffici e stabilimenti. Così in una nota il direttivo di Forza Italia Bari.
La decisione - prosegue la nota - pesa su circa 75 mila baresi proprietari di immobili in Città , che hanno appena pagato la prima rata annuale dell’imposta. L’Imu sottrae loro ogni anno circa 110 milioni di euro, oltre l'1% del valore degli immobili. In vent’anni, dunque, più del 20% del valore del bene finisce nelle casse comunali. Tutto ciò, come detto, non per una ragione ineludibile ma per una precisa scelta politica delle Amministrazioni Comunali di centrosinistra. Bari, pertanto, come dimostra il Rapporto Uil su Imu 2023 (in allegato un estratto), è costretta a pagare un’Imu media di 1.702 euro; mentre in una città del nord come Asti, ad esempio, dove pure i residenti hanno un reddito medio più alto, l'Imu media è di 580 euro, quasi un terzo. Ben 1.122 euro in meno, che restano nelle tasche dei più fortunati cittadini astigiani. Tale differenza, peraltro, che non trova giustificazione alcuna, perché la qualità dei servizi comunali resi ai Cittadini Baresi - in cambio di quel prelievo dal loro patrimonio - è inversamente proporzionale alle tasse pagate. Basti pensare agli oltre 5 mesi necessari per avere a Bari il rinnovo della carta di identità ; al degrado delle strade; alla scarsa pulizia della Città , ancora inchiodata a un sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti anacronistico; agli impianti sportivi comunali chiusi o decadenti; al trasporto pubblico inefficiente e ancora molto inquinante; al Verde Pubblico carente e molto poco curato; alla diffusa insicurezza urbana ecc. La nostra "ricetta" amministrativa va nella direzione opposta: siamo per un drastico taglio delle imposte locali (Imu, Tari, ecc.), da compensare con una rigorosa e responsabile revisione della abnorme spesa comunale (ogni anno circa 330 milioni di euro solo per l’ordinaria amministrazione della Città ).
La decisione - prosegue la nota - pesa su circa 75 mila baresi proprietari di immobili in Città , che hanno appena pagato la prima rata annuale dell’imposta. L’Imu sottrae loro ogni anno circa 110 milioni di euro, oltre l'1% del valore degli immobili. In vent’anni, dunque, più del 20% del valore del bene finisce nelle casse comunali. Tutto ciò, come detto, non per una ragione ineludibile ma per una precisa scelta politica delle Amministrazioni Comunali di centrosinistra. Bari, pertanto, come dimostra il Rapporto Uil su Imu 2023 (in allegato un estratto), è costretta a pagare un’Imu media di 1.702 euro; mentre in una città del nord come Asti, ad esempio, dove pure i residenti hanno un reddito medio più alto, l'Imu media è di 580 euro, quasi un terzo. Ben 1.122 euro in meno, che restano nelle tasche dei più fortunati cittadini astigiani. Tale differenza, peraltro, che non trova giustificazione alcuna, perché la qualità dei servizi comunali resi ai Cittadini Baresi - in cambio di quel prelievo dal loro patrimonio - è inversamente proporzionale alle tasse pagate. Basti pensare agli oltre 5 mesi necessari per avere a Bari il rinnovo della carta di identità ; al degrado delle strade; alla scarsa pulizia della Città , ancora inchiodata a un sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti anacronistico; agli impianti sportivi comunali chiusi o decadenti; al trasporto pubblico inefficiente e ancora molto inquinante; al Verde Pubblico carente e molto poco curato; alla diffusa insicurezza urbana ecc. La nostra "ricetta" amministrativa va nella direzione opposta: siamo per un drastico taglio delle imposte locali (Imu, Tari, ecc.), da compensare con una rigorosa e responsabile revisione della abnorme spesa comunale (ogni anno circa 330 milioni di euro solo per l’ordinaria amministrazione della Città ).
In particolare - conclude Fi Bari -, occorre rendere più efficienti le aziende municipalizzate, che drenano ogni anno centinaia di milioni di euro dal bilancio comunale. E alienare quegli asset immobiliari e patrimoniali comunali non strategici, fonte di costi gestionali e non solo.