La sicurezza sul lavoro? Un optional. San Nicola nel 1087 salva 5 operai

(Nessun operaio indossa il casco in questo cantiere edile)
VITTORIO POLITO - Per infortunio si intende un evento spiacevole, accidentale, con effetto lesivo e talvolta letale. Dico accidentale perché in realtà sembra più “voluto” dal momento che non si usano o non si fanno usare tutti gli ausili che le disposizioni sul lavoro impongono.

Il maggior numero di infortuni sul lavoro si hanno per negligenza, per mancati o scarsi controlli e per l’indifferenza degli stessi lavoratori ad adottare gli strumenti protettivi che la legge impone.

Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’INAIL entro il mese di aprile 2023 sono state 187.324 con un calo del 26,4% sullo stesso periodo del 2022, precisando che le denunce di infortunio mortale sono state 264 con un aumento dell’1,1%. Sono in aumento anche le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 23.869 (+23,8%). Ma, i morti sul lavoro sono tanti e, a Bari, si sta tentando di adottare provvedimenti. Ma queste sono altre storie.

Vediamo, invece, cosa successe a Bari, secondo il racconto del barese Niceforo, monaco benedettino, riportato dallo storico Vito Antonio Melchiorre (1922-2010), nel suo libro “Storie baresi” (Levante).

Intorno al 1087, l’anno in cui giunsero nella nostra città le reliquie di San Nicola, precisamente l’8 luglio, quando un gruppo di operai addetto alla ristrutturazione del palazzo del Catapano, stava lavorando per edificare la chiesa ove deporre le spoglie del nostro protettore. La squadra era composta da 21 uomini, picconieri e spalatori, intenti a smuovere grossi massi di pietra e cumuli di macerie, sotto il diretto controllo dell’Abate Elia.

Cinque di loro lavoravano in condizioni di estremo pericolo, nel tentativo di spostare un masso in precario equilibrio, ma accadde che il macigno s’inchinò paurosamente sulle spalle degli operai, imprigionandoli come in un sepolcro dal quale non era possibile uscire. Scattarono i soccorsi coordinati da un tal Giovanni, importante personaggio chiamato “turmarca”, che, alla testa di 500 volenterosi, fece scavare per tutto il giorno, fino alla sera, quando pochissime speranze erano rimaste per salvare gli operai, si riuscì ad aprire un varco e salvare sani e salvi gli operai imprigionati.
(La donna delle pulizie senza alcuna sicurezza)
Niceforo scrive che il diavolo rimase fortemente scornato per il felice epilogo, senza dubbio dovuto alla Divina Provvidenza per amore di San Nicola, ma è ugualmente certo che nulla sarebbe accaduto se si fosse adottato un pizzico di prudenza e tanta attenzione sul possibile pericolo di infortuni.