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NICOLA RICCHITELLI – La premessa è doverosa, quello che leggerai e leggerete non è una recensione cucita su misura di fan. I deboli di cuore possono pure evitare di continuare a leggere e chiudere la pagina. Chi decidesse di continuare la lettura è ben accetto, vorrei solo ricordare che esiste il pensiero libero e la libertà di espressione...
In fondo il leit motiv del mio pensiero sul concerto di Marco Mengoni dello scorso 28 giugno all’Arena della Vittoria qui a Bari vi era stato anticipato in un post sulla nostra pagina Facebook qualche ora fa, abbiamo due orecchie, e con quelle dobbiamo ascoltare entrambe le campane, metterci al centro tra consenso e dissenso.
Prima di parlare del concerto vorrei dare un po’ di numeri. Siamo dinanzi ad un artista che in quasi 15 anni di carriera ha dato alle stampe 8 album, più 4 album live, per un totale - da “Solo 2.0” del 2011 all’ultimo “Materia – Prisma” uscito quest’anno - di quasi cento brani, senza contare due Festival di Sanremo vinti nel 2013 e nel 2023, e qualche singolo sparso qua e là.
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Ma oggi devo scrivere di due ore di concerto che sarà piaciuto a tanti, ai suoi fans più accaniti, a quelli della prima ora, ma che ha deluso anche molti. Due ore per l’appunto, si finisce attorno alle 23.15 – minuto prima, minuto dopo – ed era iniziato esattamente due ore prima – ore 21.15, sempre minuto prima e minuto dopo – con l’ingresso con “Cambia un uomo” tra i fans assiepati sul prato, fino a raggiungere il palco - cui fa seguito una scaletta che coinvolge poco, a parer mio e di qualche scontento sparso qua e là.
Si prosegue con Esseri umani, nel mezzo alcuni brani degli ultimi album, c’è chi vede l’Arena della Vittoria ballare... Noi no. Noi vediamo solo gente seduta più attenta alla scenografia del palco e al gioco magistrale di luci che alla musica in sè… Non basta “Muhammad Ali” e “L’essenziale” per scuotere il pubblico che partecipa e canta ma con poca convinzione, bisogna arrivare al momento di “Due vite” per godere della bellezza del pubblico dell’Arena della Vittoria, nel mezzo sono passati un'ora di concerto e quindi mezzo show.
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Alla fine Mengoni ha fatto il Mengoni, ha fatto bella mostra della sua voce, ha emozionato, il suo talento non ha tradito i suoi fans, ma neanche i semplici curiosi, ma se dopo 8 album e 100 canzoni tiri fuori appena due ore di concerto – pause comprese – e vedi il pubblico scaldarsi per appena 9/10 canzoni su un totale di 25, forse qualcosa è da rivedere…