BARI - Il mieloma multiplo, con circa 250 nuovi casi diagnosticati in Puglia ogni anno, è uno dei più frequenti tumori del sangue, costituendo approssimativamente l’1% di tutti i tumori e il 10% di quelli ematologici. Due recenti pubblicazioni su riviste internazionali di grande prestigio ed impatto sulla comunità scientifica, come “Leukemia” e “Lancet Oncology”, hanno in questi giorni riportato nuove raccomandazioni dell’European Myeloma Network (EMN), la principale associazione di ricerca europea per questa patologia, sulla gestione attuale dei pazienti affetti da mieloma multiplo. Tra gli autori, il Prof. Pellegrino Musto, ordinario di ematologia all’Università “Aldo Moro” e direttore della reparto di ematologia con centro trapianti del Policlinico a Bari.
“Si tratta - spiega il Prof. Musto – di raccomandazioni, basate sul consenso di un gruppo internazionale di esperti, nel primo caso relative alla gestione dei pazienti con mieloma nella attuale fase post-pandemia da COVID-19. Durante la “ondate” iniziali, soprattutto in epoca pre-vaccinale, in virtù di un deficit immunitario spiccato legato al mieloma stesso e ai trattamenti ricevuti, questi pazienti avevano manifestato livelli di gravità dell’infezione da SARS-CoV-2 e anche di mortalità più elevati rispetto alla popolazione normale. Inoltre, la iniziale risposta al vaccino non risultava sempre sufficientemente protettiva. Fortunatamente, oggi questi dati sono significativamente migliorati, grazie a politiche vaccinali migliori e misure preventive adeguate che consentono di continuare ad eseguire i trattamenti necessari in tutti i pazienti”. “Cionondimeno – sottolinea Musto - le raccomandazioni che abbiamo fornito suggeriscono di porre ancora particolare attenzione a questi pazienti e di non “abbassare la guardia” anche in questa fase post-pandemica, supportando fortemente la necessità di continuare a vaccinarli (possibilmente insieme ai familiari con cui sono a più stretto contatto), eventualmente anche con dosi “aggiuntive” nei soggetti più immunodepressi e utilizzando i nuovi vaccini attivi sulle più recenti “varianti” del virus. E’ inoltre tuttora importante che questi pazienti mantengano adeguate misure generali di prevenzione, in particolare l’uso della mascherina nei luoghi affollati. Raccomandato, infine, l’utilizzo precoce di farmaci antivirali specifici in caso di infezione da SARS-CoV-2 documentata”.
“Il secondo articolo - continua il Prof. Musto – riguarda alcune nuove terapie immunologiche che stanno via via diventando disponibili anche per i pazienti con mieloma: mi riferisco in particolare agli anticorpi cosiddetti “bispecifici” e alle cellule “CAR-T”. I primi sono farmaci in grado di veicolare direttamente sulle cellule tumorali mielomatose i linfociti T dello stesso paziente, che sono cosi’ in grado di distruggerle più facilmente. Le CAR-T (acronimo che sta per “Chimeric-Antigen Receptor-T”) sono invece cellule T immuno-competenti prelevate dal paziente, rese particolarmente attive nei confronti del tumore con uno specifico recettore attraverso processi di bioingegneria, espanse numericamente e successivamente reinfuse al paziente stesso, con lo scopo, anche in questo caso, di attaccare e distruggere le cellule neoplastiche”.
“Entrambe queste innovative modalità di immunoterapia - sottolinea Musto - sono risultate più efficaci, in studi clinici, rispetto a trattamenti convenzionali, in pazienti con malattia avanzata e già sottoposti a diverse precedenti linee di terapie. Tuttavia, questi nuovi agenti, proprio in virtù della loro spiccata attività di interazione con il sistema immunitario, possono anche determinare, nell’immediato o più tardivamente, alcuni effetti collaterali indesiderati, come la cosiddetta “sindrome da rilascio citochinico”, disturbi neurologici, infezioni e riduzione di globuli bianchi e piastrine.” “Nelle nostre raccomandazioni EMN - conclude Musto - abbiamo in proposito indicato le modalità ottimali per minimizzare il rischio, diagnosticare precocemente, monitorare e trattare efficacemente queste situazioni, offendo ai medici che utilizzano o utilizzeranno a breve queste nuove terapie un valido strumento a cui fare riferimento nella pratica clinica quotidiana”.
“Si tratta - spiega il Prof. Musto – di raccomandazioni, basate sul consenso di un gruppo internazionale di esperti, nel primo caso relative alla gestione dei pazienti con mieloma nella attuale fase post-pandemia da COVID-19. Durante la “ondate” iniziali, soprattutto in epoca pre-vaccinale, in virtù di un deficit immunitario spiccato legato al mieloma stesso e ai trattamenti ricevuti, questi pazienti avevano manifestato livelli di gravità dell’infezione da SARS-CoV-2 e anche di mortalità più elevati rispetto alla popolazione normale. Inoltre, la iniziale risposta al vaccino non risultava sempre sufficientemente protettiva. Fortunatamente, oggi questi dati sono significativamente migliorati, grazie a politiche vaccinali migliori e misure preventive adeguate che consentono di continuare ad eseguire i trattamenti necessari in tutti i pazienti”. “Cionondimeno – sottolinea Musto - le raccomandazioni che abbiamo fornito suggeriscono di porre ancora particolare attenzione a questi pazienti e di non “abbassare la guardia” anche in questa fase post-pandemica, supportando fortemente la necessità di continuare a vaccinarli (possibilmente insieme ai familiari con cui sono a più stretto contatto), eventualmente anche con dosi “aggiuntive” nei soggetti più immunodepressi e utilizzando i nuovi vaccini attivi sulle più recenti “varianti” del virus. E’ inoltre tuttora importante che questi pazienti mantengano adeguate misure generali di prevenzione, in particolare l’uso della mascherina nei luoghi affollati. Raccomandato, infine, l’utilizzo precoce di farmaci antivirali specifici in caso di infezione da SARS-CoV-2 documentata”.
“Il secondo articolo - continua il Prof. Musto – riguarda alcune nuove terapie immunologiche che stanno via via diventando disponibili anche per i pazienti con mieloma: mi riferisco in particolare agli anticorpi cosiddetti “bispecifici” e alle cellule “CAR-T”. I primi sono farmaci in grado di veicolare direttamente sulle cellule tumorali mielomatose i linfociti T dello stesso paziente, che sono cosi’ in grado di distruggerle più facilmente. Le CAR-T (acronimo che sta per “Chimeric-Antigen Receptor-T”) sono invece cellule T immuno-competenti prelevate dal paziente, rese particolarmente attive nei confronti del tumore con uno specifico recettore attraverso processi di bioingegneria, espanse numericamente e successivamente reinfuse al paziente stesso, con lo scopo, anche in questo caso, di attaccare e distruggere le cellule neoplastiche”.
“Entrambe queste innovative modalità di immunoterapia - sottolinea Musto - sono risultate più efficaci, in studi clinici, rispetto a trattamenti convenzionali, in pazienti con malattia avanzata e già sottoposti a diverse precedenti linee di terapie. Tuttavia, questi nuovi agenti, proprio in virtù della loro spiccata attività di interazione con il sistema immunitario, possono anche determinare, nell’immediato o più tardivamente, alcuni effetti collaterali indesiderati, come la cosiddetta “sindrome da rilascio citochinico”, disturbi neurologici, infezioni e riduzione di globuli bianchi e piastrine.” “Nelle nostre raccomandazioni EMN - conclude Musto - abbiamo in proposito indicato le modalità ottimali per minimizzare il rischio, diagnosticare precocemente, monitorare e trattare efficacemente queste situazioni, offendo ai medici che utilizzano o utilizzeranno a breve queste nuove terapie un valido strumento a cui fare riferimento nella pratica clinica quotidiana”.