ROMA - Il Ministero dell'Economia esprime parere favorevole e invita alla ratifica del Mes, negando effetti negativi e ipotizzando anzi un miglioramento del rating dell'Italia. Gelo della Lega nei confronti del suo ministro Giorgetti e opposizioni all'attacco. Nel frattempo Forza Italia fa mancare i voti al dl Lavoro e la maggioranza va sotto a Palazzo Madama.
La ratifica del Mes non produrrebbe "nuovi o maggiori oneri", non si intravede "un peggioramento del rischio" e anzi potrebbe portare a un miglioramento del rating dell'Italia. Lo si apprende nel parere del capo di gabinetto del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti.
Un'analisi puramente "tecnica", secondo alcune voci dal governo. Sono però decisamente politici gli effetti della lettera messa agli atti in mattinata in commissione Esteri della Camera. Considerazioni che mettono alla prova il muro sin qui opposto da Giorgia Meloni alla ratifica del Meccanismo europeo di stabilità, e generano tensione nel centrodestra. Anche perché i più irremovibili sull'argomento sono proprio nella Lega, il partito di Giorgetti.
Il gelo della Lega dura fino a ieri sera. "Sul Mes non è successo niente", taglia corto il vicesegretario Davide Crippa: il parere del Mef ha "la firma di un tecnico che fa un altro mestiere" ma "la politica dice che il Mes non si ratifica. La posizione della Lega sempre stata chiara: non serve quindi, noi rimaniamo nella posizione contraria alla ratifica del Mes". Più di un ministro la pensa diversamente. Incluso Giorgetti, che dall'Eurogruppo riceve costanti sollecitazioni sulla ratifica. Meloni era a conoscenza della mossa del Mef, assicurano nel governo.
"Su simili questioni gli uffici si allineano", aggiungono da più fronti. Dal punto di vista tecnico, è l'altra parte del ragionamento che si fa nel governo, non ci sono controindicazioni alla ratifica. La questione è politica, come la strategia di Palazzo Chigi di usare questa leva su vari tavoli di trattativa, dal nuovo Patto di stabilità alle regole dell'Unione bancaria, passando per il Pnrr.
La ratifica del Mes non produrrebbe "nuovi o maggiori oneri", non si intravede "un peggioramento del rischio" e anzi potrebbe portare a un miglioramento del rating dell'Italia. Lo si apprende nel parere del capo di gabinetto del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti.
Un'analisi puramente "tecnica", secondo alcune voci dal governo. Sono però decisamente politici gli effetti della lettera messa agli atti in mattinata in commissione Esteri della Camera. Considerazioni che mettono alla prova il muro sin qui opposto da Giorgia Meloni alla ratifica del Meccanismo europeo di stabilità, e generano tensione nel centrodestra. Anche perché i più irremovibili sull'argomento sono proprio nella Lega, il partito di Giorgetti.
Il gelo della Lega dura fino a ieri sera. "Sul Mes non è successo niente", taglia corto il vicesegretario Davide Crippa: il parere del Mef ha "la firma di un tecnico che fa un altro mestiere" ma "la politica dice che il Mes non si ratifica. La posizione della Lega sempre stata chiara: non serve quindi, noi rimaniamo nella posizione contraria alla ratifica del Mes". Più di un ministro la pensa diversamente. Incluso Giorgetti, che dall'Eurogruppo riceve costanti sollecitazioni sulla ratifica. Meloni era a conoscenza della mossa del Mef, assicurano nel governo.
"Su simili questioni gli uffici si allineano", aggiungono da più fronti. Dal punto di vista tecnico, è l'altra parte del ragionamento che si fa nel governo, non ci sono controindicazioni alla ratifica. La questione è politica, come la strategia di Palazzo Chigi di usare questa leva su vari tavoli di trattativa, dal nuovo Patto di stabilità alle regole dell'Unione bancaria, passando per il Pnrr.