Ripartirà con Mignani l’avVentura interrotta nel 2011?


LIVALCA
- Nei primi mesi dell’anno 2007 Beppe Materazzi diventava l’allenatore numero 56 della storia biancorossa (se qualcuno dissente la protesta va indirizzata alla memoria storica del Bari, quel Gianni Antonucci pronto a raccontarci questa magica, magnifica cavalcata targata 2023), subentrando a quel Rolando Maran che aveva avuto subito l’avallo della stampa e dell’informazione televisiva. Materazzi, già calciatore di buon livello del Bari tra il 76-78 con cui disputa tra serie B e C una cinquantina di partite, proprio in quell’anno abbandona il calcio giocato per frequentare il Supercorso di Coverciano. Diventato allenatore vive le sue esperienze migliori alla Lazio ed al Bari che riporta in A nel 1994.

Nel 2007 il suo ritorno avveniva nel periodo in cui la famiglia Matarrese era intenzionata a vendere ad altra proprietà il Bari calcio e vi era un giro di presunti acquirenti a dir poco ‘fantasiosi’. Bari città era invasa dagli scozzesi che persero con l’Italia l’incontro valido come qualificazione agli Europei dell’anno successivo. Materazzi, conservando la squadra in B, continuò il suo percorso come ‘timoniere’ per la gioia di Giorgio Perinetti che era diventato il nuovo direttore sportivo. Purtroppo il 22 dicembre 2007 il Bari perse in casa il derby con il Lecce per 4-0 ed io ricordo ancora il viso cupo del nostro allenatore mentre rientrava negli spogliatoi: era il volto della disperazione e non sono in grado di decifrare se fosse rivolto ai suoi giocatori o alla signora sfortuna che ci fu amica (rivedo nitidamente tutti i 4 gol: il primo un regalo della nostra difesa che fece crossare da destra e sinistra ripetutamente, finchè Abbruscato non la mise dentro di testa, con Gillet fuori posizione; su punizione di Donda e colpo di testa di Stellini il Bari colpì una clamorosa traversa e dal possibile pari si passò al raddoppio del Lecce; su lunghissimo rinvio del portiere giallorosso la palla rimbalzò una volta a terra e fu colpita alla ‘viva il parroco’ da Tiribocchi che da 35 metri realizzò, in maniera inconsapevole, il più bel gol dell’anno; solo per la cronaca il terzo gol, dal posto in cui ero, mi sembrò in fuorigioco e il quarto ‘demerito’ del nostro portiere).

Materazzi, nonostante la società fosse con lui, si dimise e Perinetti puntò tutto su Antonio Conte, famoso come giocatore della Juventus e della nazionale, ma dal curriculum inesistente, come allenatore, avendo esercitato, senza infamia, ad Arezzo in B. Conte, che in quanto a scaltrezza possiede pochi rivali, ebbe l’intelligenza di affermare che era soddisfatto dei giocatori a disposizione, i quali forse avevano necessità di essere stimolati nel loro orgoglio. A fine campionato Conte fu riconfermato e, con l’aiuto di Perinetti, fece arrivare in estate: Barreto, Ranocchia, De Vezze, Maniero, Parisi ed un certo Ciccio Caputo dal Noicattaro, segnalato da un grande Amico del Bari da sempre, il quale mise a segno dieci reti. Secondo lo stile Conte, nessun rischio anche quando la vittoria è già tua, la rosa fu rinforzata a gennaio da Kutuzov, Lanzafame e Guberti. Fu serie A con un mese di anticipo e sono convinto che al bravissimo Conte sia stata affidata una rosa buona, con cui fosse difficile errare: carissimo Antonio Guido, pur essendo Amici da una vita, posso immaginare che il grande giornalista non sarà in sintonia con Livalca, ma il direttore di quel favoloso “Sport70”, forse, potrebbe…

Nonostante i primi giorni di giugno del 2009 Conte avesse rinnovato il contratto con una stretta di mano, ci fu la notte dell’addio: cosa che neanche Gianni Antonucci è riuscito a chiarire, coadiuvato dai suoi preziosi libri, con spiegazioni plausibili. Ora dovrei dire che ci sono determinate persone che intendono ‘si può dare di più’ in un solo modo, ma rischierei di essere frainteso.

E venne il giorno in cui Gian Piero Ventura (chiedo scusa ma non sono per ‘Giampiero’) rispose affermativamente alla chiamata di Perinetti: esattamente il 27 giugno del 2009, diventando il nuovo allenatore del Bari. Onestamente non fu accolto con la banda, ma, dal momento che era tanta la gioia per essere ritornati nella serie che dovrebbe vederci sempre ai nastri di partenza, si può tranquillamente dire che a prima vista… ‘non fu amore, ma nemmeno un calesse’ (in questo modo rendiamo omaggio allo scudetto del Napoli ed al suo ‘profeta’ Massimo Troisi). Ventura veniva da Pisa in serie B dove, come affermerà più volte il direttore sportivo Petrachi, aveva disputato nel 2007-8 una stagione esaltante portandola non solo ai playoff, ma esprimendo un gioco spumeggiante che non era sfuggito a Perinetti, che ben sapeva che, quel modo di operare sul campo, era stato apprezzato anche a Lecce in precedenza. L’anno successivo Ventura fu esonerato, nonostante la squadra fosse a metà classifica, e, solo per la statistica, ‘notifico’ che, andato via lui, il Pisa retrocedette.

Sinceramente non ho fatto, al pari di tanti tifosi, salti di gioia per l’arrivo di Ventura, anche perché la squadra allenata da Conte, oltre a vincere, aveva praticato un gioco concreto e assolutamente piacevole.

Gian Piero Ventura nasce a Genova nel quartiere di Cornigliano (il mio vecchio amico Cristoforo di Sampierdarena, quando gli chiesi di Ventura, mi disse: «Non è di Genova, ma di Cornigliano… è diverso») quasi venti mesi prima di chi scrive, ma entrambi siamo Giovanni Battista. Tralascio il particolare che sulla foto, non solo a parere di mia moglie, Ventura dimostra, ad essere generosi, dieci anni meno del sottoscritto, ma lui è Ventura anche a partire da quel cognome che deriva dal verbo latino venire (quarta coniugazione venio-is-veni-ventum-venire) e dal participio futuro ‘che sta per accadere’. In effetti Gian Piero ha girato l’Italia come allenatore: Sampdoria, Albenga, Entella, Spezia, Pistoiese, Giarre, Venezia e finalmente a Lecce nel 1995 che, preleva in serie C e porta in A… come farà quest’anno Mignani con il Bari, per riprendere la nostra sofferta e splendida avVentura… proprio da dove era stata interrotta.

Se non ricordo male nel 1996-7 le squadre del Bari e del Lecce furono promosse entrambe in A: Materazzi allenava il Bari, che aveva i punti di forza nel portiere Fontana e poi Bigica, Lorenzo Amoruso, Tovalieri, Pedone, Protti, Joao Paulo e tanti altri, mentre Ventura i giallorossi.


Gian Piero, pur avendo conseguito la promozione, ‘lascia’ Lecce e si trasferisce a Cagliari in B: ottiene la promozione al primo colpo ed esordisce in A nel 1998. In seguito allena la Sampdoria, il Messina, il Napoli (primo allenatore della gestione Aurelio De Laurentiis: una curiosità nello scudetto targato Napoli-Luciano Spalletti- 2023 non è trascurabile l’apporto dato da Ventura; Gian Piero nella sua lunga attività di allenatore ha avuto alle sue dipendenze, come giocatore, Spalletti - nato a Certaldo, di professione centrocampista non eccelso - ed il gioco praticato quest’anno da Luciano ricorda da vicino quello espresso da Ventura nella sua prima trionfale stagione barese…) e, con indomito coraggio, a fine 2006 accetta di subentrare a Ficcadenti, allenatore di un Verona ultimo in serie B, per provare a salvarlo: l’impresa non riesce anche se disputa i playout.

Quindi, come già detto, si reca a Pisa, e, a giugno 2009, sostituisce Conte a Bari. Coloro che ‘sanno’ affermano che il suo primo pensiero fu quello di segnalare Leonardo Bonucci a Perinetti, mentre coloro che non sanno concordano nell’asserire che l’esperto e competente Perinetti aveva già in ‘lista della spesa’ Donati, Langella, Meggiorini, Allegretti e quel Leonardo Bonucci, cui Bari cambiò non solo la vita professionale. Chi ha frequentato Perinetti in quel periodo assicura che nella sua testa era già in ‘attività’ la coppia formata da Ranocchia e Bonucci, altri dicono che Ventura abbia affermato «…saranno entrambi nazionali, a breve…». Andrea Ranocchia, bravissimo atleta oltre che eccezionale coerente persona, ha disputato, causa infortuni, solo 17 partite con Conte e, per la legge dei grandi numeri, 17 con Ventura: una rete per Antonio, due per Gian Piero. Leonardo Bonucci disputò, nel suo unico anno a Bari, tutte le 38 partite e, secondo fonti non sempre imparziali, era ‘ragazzo di fiducia di Ventura’. Bonucci e Ventura sono accomunati dal fatto di aver trovato a Bari la loro compagna di vita: Bonucci la signora Marina, Ventura la signora Luciana (il sottoscritto tifoso milanista riveriano, non certo estimatore iuventino pur essendo circondato in famiglia da bianconeri, ha perdonato a Bonucci l’incursione, nell’annata 2017-18, in casa Milan e l’aver indossato quella fascia che fu di Gianni Rivera, Cesare e Paolo Maldini, Franco Baresi ed altri; chiaramente non posso non criticare un acquisto costato oltre 40 milioni e rivenduto, mi pare, per 35).

A fine agosto 2009 il Bari di Ventura esordiva a Milano contro l’Inter regalando al popolo biancorosso un pareggio con un gioco a dir poco ‘esaltante’: la rete fu firmata da Kutuzov e fu l’unica realizzata in quell’anno da colui che era chiamato il ‘generale’. Ricordo a memoria quella formazione, ma non le sostituzioni che vi furono: Gillet, A. Masiello, Parisi, Ranocchia, Bonucci, Gazzi, Alvarez, De Vecchi, Kutuzov, Langella, Rivas e forse vi furono Allegretti e Stellini come subentranti.

Domenica 20 settembre 2009 ‘ho battuto’ per interminabili cinque minuti le mani a Ventura perché il NOSTRO Bari aveva scontitto 4-1 l’Atalanta: non sapendo di avere alle mie spalle l’allenatore orobico Gregucci, fermo per squalifica. Fu la prima rete in biancorosso di Donati e Barreto calciò fuori il primo dei 5 rigori che sbaglierà nell’annata: non trascurabile il particolare che uscì ‘contestando’ la sostituzione con Meggiorini. A dicembre Ventura mi regalò una gioia immensa (da quel momento gli ho ‘perdonato’ quasi tutto) la vittoria per 3-1 sulla Juventus. Un Bari esaltante tutto l’anno anche quando ha perso: unica eccezione il 4-0 subito a Catania. Si è vinto a Roma con la Lazio, in casa fu battuta la Sampdoria, andata in rete con…Cassano (troverà moglie a Genova). Le ultime due partite furono un pareggio ‘pirotecnico’ a Udine 3-3 (due gol di Di Natale per l’Udinese) e una vittoria in casa sulla Fiorentina con rete di Stellini. Inutile negare che ‘strada facendo’ si era parlato di Europa League, ma a mio modestissimo parere le assenze di Donda e Ranocchia, per un lungo periodo, ebbero la loro influenza. 

L’entusiasmo fra i tifosi era incontenibile, ma anche giustificato: gli addetti ai lavori non mancavano di puntualizzare come il gioco sviluppato dal Bari di Ventura fosse stato uno spot di notevole portata per il gioco del calcio. Soddisfazione enorme che il barese Bonucci, come nazionale, facesse parte della spedizione in Sud Africa per il mondiale. Chiaramente permanevano le difficoltà societarie e la famosa situazione degli ingaggi, come ha più volte ribadito il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis: se le cose vanno bene si tende a ‘limare’ il contratto, se vanno male bisogna solo rispettare il… contratto. Perinetti, comunque, disse immediatamente che tornava a Siena proprio nel momento in cui la società si stava ristrutturando: il dott. Garzelli diventava direttore generale, mentre direttore sportivo era nominato il catanese Guido Angelozzi. Vengono ceduti per fare cassa Bonucci e Ranocchia, mentre in arrivo vi sono Ghezzal, Pulzetti, Caputo, che rientra dal prestito, ed altri e si va in ritiro in Val Ridanna, sede scelta, negli anni precedenti, da Antonio Conte.

L’inizio del campionato 2010-11 ci vede vincere in casa con la Juventus e pareggiare con il Napoli di Cavani e Cannavaro al Maradona, poi impattare in casa con il Cagliari e qualcosa si ‘rompe’. Perdiamo con l’Inter a Milano 4-0 e Ventura si lamenta per la mancanza di terzini. A novembre il Milan viene a vincere a Bari per 3-2 (vi assicuro di aver tifato BARI) e, subito dopo, imitato dal Parma che vince con un gol di Candreva. Ha inizio una serie di sconfitte infinite, intervallate solo dalla vittoria a Lecce nei primi giorni del 2011. Poi ancora sei sconfitte, non tutte meritate, fino alla ‘disfatta’ di Brescia che vedeva Ventura lasciare il posto, rescindendo consensualmente il contratto, a Bortolo Mutti. Va segnalato che il presidente Vincenzo Matarrese aveva difeso sempre Ventura e solo una minoranza dei tifosi aveva contestato il presidente, evento consueto negli ultimi anni, e l’allenatore. A malincuore riporto che il signor Andrea Masiello, in conferenza stampa, non aveva mancato di far notare un certo ‘lassismo’ che, secondo lui, si respirava nell’ambiente. Voi tutti sapete come sia finita, più volte ho detto che con Ventura ci saremmo salvati. Per ora amen.

Venerdì 2 giugno 2023, mentre stavo precisando con alcuni amici che proprio in quel fatidico 2011 un giocatore barese purosangue, Grandolfo, per la prima volta siglava in trasferta una tripletta ad origine controllata barese, qualcuno ha detto con affetto «Ecco mister libidine». Ai miei occhi è apparso un sorridente e, sempre gentile, Mister Ventura, accompagnato dalla signora Luciana, sposata a Bari nella Cattedrale di San Sabino nel 2016, che attesta che “il cuore sta al cervello, come l’amore al calcio” (miei affezionati lettori mandatela a mente: questa è nuova di ‘zecca’). Gian Piero gentile come sempre si è prestato alla foto (ora dovrei dire scattata dalla moglie, per cui ha inquadrato bene il marito, mentre il sottoscritto si trovava in un momento in cui pregava Pinuccio di non andare via… ma, per prassi consolidata, non vi dico niente…) e la sua perfetta abbronzatura ‘bucava’ il mio naturale pallore: la partita stava per iniziare e abbiamo raggiunto i nostri posti. Ventura era posizionato vicino a Gianni e Michele Antonucci e spesso il mio sguardo era rivolto verso loro: fino al gol della ‘liberazione controllata’ di Benedetti eravamo a dir poco ‘preoccupati’. Appena il nostro giocatore ha scosso la rete con un tiro perfetto (se non avesse calciato male, per ben due volte, nella partita persa in casa con il Genoa… noi saremmo stati già in A…) ho notato che Ventura era scomparso fra i baresi festanti… guardando meglio per la prima volta ho visto un genovese esultare come dei baresi in maniera smodata-eccessiva per cui mi sono detto “anche il pesto può dare alla testa”. Non ammiravo un signore elegante, alto 1,85, ma contemplavo un maestoso Simone Boccanegra, primo doge di Genova, e, subito dopo, Andrea Doria che le restituirà la libertà, fino a Giuseppe Mazzini… quindi l’allenatore Ventura che, pur essendo ‘ancora nel pallone’, preferì San Sabino a San Nicola… per un matrimonio in cui l’amore regnava e regna sovrano.

Domenica 11 giugno, intorno alle 23, avremo scritto, facendo i dovuti scongiuri, una parola importante ad una storia partita nel 2011 e che ha visto molti protagonisti alternarsi, sia fra la dirigenza, sia nel settore sportivo, e voglio augurarmi che il loro unico, anzi sono più che certo sia così, proposito sia stato quello di essere fedeli al Forza Bari. I loro nomi ci ha pensato Gianni Antonucci a metterli in fila ieri, oggi e domani.

Mi preme solo ricordare cha saremo perennementi grati al Presidente Aurelio De Laurentiis e al figlio Luigi per il percorso di questi anni e pensiamo di aver ampiamente meritato con pensieri, parole e opere che non ci fosse una parola fine, ma un finAAAAAAAAAAAAlmente con 12 A: quanti sono stati gli anni di immeritata sofferenza (sono convinto che il primo a gioire sarà quel giocatore del Sudtirol che ricorderemo per sempre con la mano sul cuore sotto la curva Nord e non per quello accaduto dopo).

Con la speranza che Luigi de Laurentiis, in compagnia di Mignani, Polito, capitan Di Cesare e tutta la rosa dei giocatori baresi, possano fare quel giro di campo cui Ventura e tutti NOI ci uniremo idealmente, ma, se necessario, anche con baldanza giovanile, in modo che il ricordo si tramuti da appassito in fiorito.

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