Roberta Di Lorenzo, esce il nuovo album 'Nomade': 'Il panorama musicale italiano è regredito'

MILANO - Un disco che sa di Puglia, di origini, di sapori e nuove avventure. 'Nomade' è il nuovo viaggio musicale della cantautrice pugliese Roberta Di Lorenzo,  disponibile in tutte le piattaforme digitali e presto anche nel formato fisico. L’album è stato scritto e composto dalla cantautrice, gli arrangiamenti di chitarre e bassi sono a cusa di Alex Loggia e della stessa Roberta ed è stato registrato, mixato e masterizzato da Carlo Miori presso l’Only Music Studio. Nell’album presenti anche interventi di Luca Mastrogiuseppe al duduc, Federico Ariano alla ritmica, Lisbona ai cori e Bati Bertolio alla fisarmonica. La copertina è un’opera del pittore Cosimo Malorgio.

Perché Nomade?

Tutto è nato, quando durante l’ ennesimo cambio di casa e di città, ho vissuto una crisi molto forte nel sentirmi senza base , senza una dimora fissa che non cambiasse di nuovo nel giro di pochi mesi ..ho fatto di questo momento un ancora di salvataggio e un’ opportunità, invece di lamentarmi e buttarmi giù,  ho iniziato a costruire la mia casa interiore e a prendermene cura, ho fatta mia la consapevolezza che siamo tutti ospiti  su questa terra e nomadi in viaggio. In fondo questo è uno stato comune alla figura di chi crea o di chi fa musica, che sposta l’ orizzonte e abita sempre un po' l’ altrove , che poi è il luogo delle canzoni. 

Si è sempre sentita una nomade? 

Sempre, nell’ animo, sempre irrequieta , sofferente nel sentirmi ferma o costretta in un posto o peggio ancora ingabbiata in un ruolo , ho sempre scansato la paralisi emotiva e soprattutto quella sociale! A questo punto ha urlato in me il bisogno istintivo di ricordare il punto da cui sono partita, la mia terra, il Gargano , le mie origini pugliesi, la mia storia, geografica, culturale, famigliare che è diventata un faro di riferimento durante il viaggio che faccio e che voglio continuare a fare .Aver riportato in vita  questo legame con la mia terra mi ha reso più forte, come un albero con forti radici.

Qual è il sound che ha scelto?

I brani sono nati tutti alla chitarra, mi sono allontanata dalla scrittura pianistica che ha sicuramente un approccio più classico, avevo in mente un lavoro con sonorità asciutte,  senza complessità di arrangiamenti,  poca batteria, che è infatti quasi del tutto assente , sentivo la presenza di cordofoni e strumenti che non avevo mai considerato prima.. come la fisarmonica che riporta a atmosfere popolari, o il Duduc, strumento a fiato Armeno ricco di pathos e fascino, ho messo in primo piano i testi , molti dei quali hanno appunto, riferimenti chiari alla Puglia.

Che ricordi ha delle sue collaborazioni, tra queste quella con Finardi? 

Ogni incontro lascia e ha lasciato il segno. Ogni artista con cui ho collaborato è stato un dono e ha attivato in me potenti motori di ricerca, come interrogarmi su quello che volevo raggiungere e comunicare in quel momento, le mie priorità in ambito compositivo e  i miei limiti.. Senza scambio e senza sinergie non si va da nessuna parte, in questo e in tutti gli ambiti. Finardi in passato per esempio, è stato un  punto di riferimento e un mentore, ha accresciuto la mia autostima, credendo in me, nelle mie prime canzoni , tanto da aver fatto un lungo percorso insieme approdato a Sanremo, nel 2012. Milena Vukotic, con cui ho lavorato nel 2014 mi ha insegnato il valore dell’ umiltà e il giusto approccio compositivo adeguato al teatro. 

C'è anche Grignani...

Grignani, con cui sono stata in tour l’ anno scorso, altro bellissimo momento vissuto , persona gentile, piena di talento. Lui è uno che ha un bambino scalpitante dentro e questo lo rende sincero, meravigliosamente  fragile e vero. Ma dovrei citarli tutti, Guido Guglielminetti, grande esperienza in studio e sul palco, da anni al fianco di Francesco De Gregori, mi ha incoraggiata sempre e sostenuto la mia musica. 

Bennato? 

Eugenio è una delle figure più carismatiche che abbia mai conosciuto del panorama della musica italiana. Abbiamo in comune il grande amore per la musica popolare del Gargano, e per la terra Dauna,lui mi ha fatto scoprire  Matteo Salvatore e la realtà dei cantori di Carpino

Le piacerebbe fare nuove collaborazioni? 

Se parliamo dell’ Italia, sicuramente con Carmen Consoli, che reputo una grande e coraggiosa artista, mai scesa a compromessi con un panorama musicale che è alquanto cambiato, per molti versi culturalmente regredito, anche abbastanza maschilista. Se parliamo di figure fuori dal nostro paese, la lista sarebbe lunga.. Patty Smith! Facciamocela una suonata insieme, dai. (ride, ndr).

Cosa pensa della scena musicale in Italia?

Non seguo quasi niente , non conosco così bene le nuove leve, e quello che sento devo dire che non mi entusiasma particolarmente. Tendenzialmente tendo a proteggermi da un certo tipo di ascolti, per esempio quelli imposti dalle radio, preferisco non confondermi in un mare mosso di roba che gira e non vibra alle mie stesse frequenze. È anche un modo questo per me per non andare in direzioni omologate e di tendenza , ma rimanere concentrata sul mio modo comunicativo. Mi viene nostalgia di una certa poeticità e di una certa eleganza che non riscontro quasi in nessuno.

Con quale musica è cresciuta?

Mi reputo fortunata, sono cresciuta ascoltando Dalla, De Gregori, Graziani. Non faccio parte dell’ esercito dei giovani (ride, ndr).  Stato Sociale sono forti!  

Dove vive?

Vado spesso in un posto immerso nei boschi, vicino Torino, non lontano dal fiume e da una presenza di animali selvatici che supera di gran lunga quella degli umani . A Torino ho realizzato questo disco, pensato e scritto tra il Molise , le Marche e la Puglia.  luoghi dove vado spesso in una specie di ritiro , sono due. Termoli, al confine con la Puglia, e le Isole  Tremiti, posto che mi ha sempre ispirato e mosso grandi intuizioni.  Mi sposto in base ai progetti, agli impegni , agli umori e agli slanci di urgenti richiami affettivi.

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