MILANO - Alle 15, nel Duomo di Milano, si terranno i funerali di Silvio Berlusconi con Mattarella, le alte cariche di vertici statali e stranieri. In Italia è lutto nazionale. Il feretro, scortato dalla polizia, partirà da Arcore e sfilerà verso il centro della città. Ieri l'omaggio di Meloni, Salvini e La Russa. Fuori da Villa San Martino l'affetto di centinaia di persone. Bandiere a mezz'asta anche a Strasburgo, Camera e Senato fermi per una settimana: Bonino e Bindi protestano.
"Silvio Berlusconi esce di scena da protagonista". E' l'esordio di un intervento del premier Giorgia Meloni al Corriere della sera nel giorno dei funerali del fondatore di FI. "Sul suo nome gli italiani si sono divisi e il giudizio della storia sarà diverso da quello della cronaca - continua il presidente del Consiglio - c'è chi lo ha combattuto politicamente con lealtà e chi invece ha usato mezzi impropri per provare a sconfiggerlo. Anche questo è un dato sul quale riflettere, per l'oggi e per il domani, perché alla fine di questa storia i suoi avversari hanno perso".
"Della sua figura prevalgono le molte luci, sul piano umano e ancor di più su quello politico, essendo stato da leader di partito e da presidente del Consiglio un formidabile difensore del nostro interesse nazionale e del nostro tessuto produttivo e sociale". Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un intervento sul Corriere della Sera ricorda Silvio Berlusconi. "Sul suo nome gli italiani si sono divisi e il giudizio della storia sarà diverso da quello della cronaca. Più sereno, meditato ed equilibrato", sostiene la premier. "C'è chi lo ha combattuto politicamente con lealtà e chi invece ha usato mezzi impropri per provare a sconfiggerlo, ma - prosegue la leader del centrodestra - alla fine di questa storia i suoi avversari hanno perso". "Berlusconi ha impedito che i post comunisti prendessero il potere in Italia pochi anni dopo il crollo dell'Unione Sovietica, che aveva sancito la fine del comunismo in Europa", ricostruisce Meloni. "È questa, in fin dei conti - dice -, la grande colpa che la sinistra non gli ha mai perdonato". "Il suo ingresso nell'arena della politica ha accelerato i processi di trasformazione che erano già in corso a destra e a sinistra. Berlusconi ebbe il tempismo e colse il momento". Secondo la premier, con il Cavaliere ha avuto inizio "l'era dell'alternanza al governo tra centrodestra e centrosinistra, dando all'Italia una dimensione occidentale e contemporanea, rafforzando così l'intera Nazione a livello internazionale". "La naturale empatia che molti italiani provavano per Berlusconi" derivava "dall'essere uno di loro, uno che ce l'aveva fatta". Questo perché, spiega Meloni, "la storia della famiglia di Berlusconi è quella di tanti italiani che nel Dopoguerra, con pochi soldi e molte speranze" hanno realizzato "quello che è stato chiamato il miracolo italiano".
Secondo Massimo D'Alema, Silvio Berlusconi ha avuto "probabilmente" ragione nel ritenersi perseguitato da alcuni giudici. "Ma credo che Berlusconi abbia sollevato un problema reale declinandolo nel modo sbagliato - afferma al Corriere della sera -. E cioè interpretandolo come se ci fosse il complotto dei magistrati di sinistra contro di lui. In realtà quello che si era determinato nel nostro Paese era stato uno squilibrio nei rapporti tra poteri dello Stato, questa è la verità". Per l'ex premier di centrosinistra, "il tema era il riequilibrio, non il complotto contro Berlusconi. E alla fine quel suo scontro con i giudici ha creato un clima nel quale non è stato possibile fare nessuna riforma". D'Alema ha provato "dispiacere" per la morte del leader di Forza Italia. "Berlusconi era un combattente - dice -. Un avversario, certo, ma un uomo capace anche di suscitare ammirazione e persino simpatia dal punto di vista umano". Il Cavaliere si è presentato "nel nome dell'anticomunismo ma anche presentandosi come 'il nuovo' contro la vecchia politica dei partiti. Una miscela geniale di tradizione e innovazione", afferma D'Alema. Il lutto nazionale ritiene che sia "una decisione che corrisponde a un sentimento non di tutti, certo, ma di una parte importante degli italiani. Non credo che debba essere materia di polemiche". D'Alema racconta di come nel '92 Berlusconi gli chiese "Perché lei non fa qualcosa con noi?" in televisione. "Gli dissi che non era possibile, visto che ero deputato della Repubblica".
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