Caso Ivan Ciullo: Procura Lecce indaga per omicidio, indagate due persone


LECCE - E’ omicidio, non più istigazione al suicidio, l’ipotesi di reato nell’inchiesta sulla morte di Ivan Ciullo. A distanza di otto anni dalla morte del trentaquattrenne, arriva la svolta: la Procura di Lecce modifica il capo d’imputazione, non più “istigazione al suicidio”, ma “omicidio” e iscrive nel registro degli indagati due persone vicine al dj di Acquarica del Capo che venne trovato impiccato ad un albero di ulivo all'alba del 22 giugno 2015.

Il caso fu frettolosamente e superficialmente liquidato come suicidio, ipotesi alla quale i genitori di Ivan, Rita Bortone e Sergio Martella, non hanno mai creduto. In questi anni hanno lottato per avere verità e giustizia, opponendosi alle tante richieste di archiviazione avanzate dai precedenti PM che se ne erano occupati; hanno portato avanti delle indagini private, avvalendosi di consulenti criminologi, periti informatici, balistici e medici legali. Dallo scorso mese di marzo il fascicolo, ancora per istigazione al suicidio, è passato nelle mani di un nuovo magistrato, il sostituto Donatina Buffelli, che ha modificato il capo d’imputazione in “omicidio” e ha iscritto nel registro degli indagati due persone. Si tratta dell’uomo con cui Ivan ebbe una tormentata relazione sentimentale - finora l’unico indagato nel procedimento - e di un cantante con cui Ivan collaborava.

La famiglia di Ivan Ciullo è difesa dagli avvocati Paolo Maci, Gianluca Tarantino e Chiara Landolfo che si sono avvalsi di periti: il criminologo Roberto Lazzari, il medico legale Giuseppe Panichi, l’ingegnere informatico Giuseppe Lodeserto.

La nuova contestazione permetterà l’espletamento di due accertamenti irripetibili, fondamentali per l’esito delle indagini. L’incarico peritale sarà conferito nei prossimi giorni e riguarderà una perizia sulla memoria del computer portatile e del cellulare in uso alla vittima. L’indagine è finalizzata tra l’altro al recupero dei dati delle perizie sui cellulari del Ciullo e dell’indagato, effettuate dal perito della procura nel 2016 e 2017 e contenuti nell’hard disk risultato danneggiato e malfunzionante.

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