ll caldo torrido sta “bruciando” la frutta e verdura nei campi con ustioni che provocano la perdita del raccolto che in alcune aziende arrivano al 90%, dai peperoni ai meloni, dalle angurie all’uva, dai pomodori alle melanzane. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in relazione all’ondata di afa che investe l’Italia con conseguenze sulle persone ma anche sugli allevamenti e sulle coltivazioni risparmiate dal maltempo e dalla grandine che ha colpito a macchia di leopardo il nord Italia con milioni di euro di danni nelle campagne.
Lungo tutto lo Stivale la morsa del caldo – sottolinea la Coldiretti – sta facendo danni a macchia di leopardo con gli agricoltori che cercano di correre ai ripari ombreggiando i prodotti, anche attraverso erba e foglie come barriere naturali. Le scottature da caldo – spiega la Coldiretti – danneggiano in maniera irreversibile frutta e verdura, fino a renderle invendibili. Si cerca di anticipare il raccolto quando possibile o – continua la Coldiretti – si provvede al diradamento dei frutti sugli alberi, eliminando quelli non in grado di sopravvivere, per cercare di salvare almeno parte della produzione.
In Piemonte nel Pinerolese, il distretto frutticolo più importante della provincia di Torino, il caldo afoso – rileva la Coldiretti – sta letteralmente “scottando” la frutta, come pere e mele, ancora verde che presenta una colorazione dapprima gialla e rossa da frutto maturo ma poco dopo marcisce con perdite stimate pari al 15%.
n Sardegna in provincia di Cagliari – continua la Coldiretti – i campi di angurie e meloni sono stati completamente compromessi dall’elevato colpo di calore delle ultime settimane che ha danneggiato i frutti ancora crudi e che non matureranno più con una perdita che in certe aziende tocca il 90% della produzione ma è grido d’allarme anche sul fronte dei pomodori e degli altri ortaggi che al sole deperiscono e per questo è stato necessario terminare la produzione quasi un mese prima rispetto al solito con un relativo calo dei raccolti. Ma situazioni di difficoltà si registrano in tutte le Regioni dove il caldo – evidenzia Coldiretti – favorisce la rapida maturazione delle produzioni agricole nei campi che devono essere raccolte tempestivamente per garantire gli approvvigionamenti alimentari alla popolazione come frutta e verdura necessarie a combattere l’afa.
Un impegno che si scontra con le alte temperature che ostacolano le operazioni agronomiche in campagna che vede occupate in questo periodo quasi mezzo milione di persone. Per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori sono state adottate – precisa la Coldiretti – strategie ad-hoc, dall’utilizzo dei dispositivi di protezione allo stop alla raccolta nelle ore più calde fino al lavoro notturno. Nella provincia di Verona ad esempio attraverso un accordo tra le parti sociali agricole è stato stabilito che durante il periodo estivo in caso di “allerta temperature” è prevista una diversa distribuzione dell’orario di lavoro giornaliero per le diverse attività agricole anticipando (prima delle ore 6:00) e posticipando (dopo le ore 22:00) l’inizio ed il termine della prestazione lavorativa. Una misura che consente di garantire le forniture alimentare alla popolazione, salvare i raccolti di prodotti deperibili e tutelare la salute dei consumatori.
Il caldo africano di questi giorni – continua la Coldiretti – taglia anche le produzioni di uova, latte e miele, Se nei pollai si registra un netto calo della produzione di uova, le api stremate dal caldo hanno smesso di volare e non svolgono più il prezioso lavoro di trasporto di nettare e polline con un calo del raccolto di miele stimato pari del 70% rispetto allo scorso anno. Con il termometro sopra i 40 gradi ci sono forti ripercussioni con la produzione di latte scesa di oltre il 10% per le mucche nelle stalle mentre le pecore – sottolinea la Coldiretti – sono costrette a migrare in altura per cercare pascoli verdi. Nelle stalle sono in funzione a pieno ritmo ventilatori e doccette refrigeranti.
L’ondata di calore africana – sottolinea la Coldiretti – è la punta dell’iceberg delle anomalie di questo pazzo 2023 che – continua la Coldiretti- è stato segnato, fino ad ora, prima da una grave siccità che ha compromesso le coltivazioni in campo e poi per alcuni mesi dal moltiplicarsi di eventi meteo estremi, precipitazioni abbondanti e basse temperature ed infine dal caldo torrido di luglio con danni all’agricoltura e alle infrastrutture rurali che supereranno i 6 miliardi dello scorso anno, dei quali oltre 1 miliardo solo per l’alluvione in Romagna.
“Servono accordi tra le parti sociali per garantire flessibilità degli orari di lavoro evitando i momenti piu’ caldi della giornata a tutela la salute dei lavoratori senza perdere i raccolti cosi importanti per gli approvvigionamenti alimentari del Paese in un momento di grandi tensioni negli scambi commerciali e sui prezzi” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “l’agricoltura è l’attività economica piu’ legata ai cicli stagionali che vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli”.
I cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio” – continua Prandini – nel precisare che si tratta di un obiettivo che richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm alla quale la Commissione Europea, anche grazie al nostro pressing, sta finalmente aprendo le porte. Stiamo già lavorando per migliorare la sostenibilità attraverso le tecnologie, che ad esempio consentono un risparmio di acqua anche del 30% rispetto al passato ma per l’adattamento climatico – conclude Prandini – è fondamentale aumentare gli investimenti nell’innovazione e nell’agricoltura di precisione, anche attraverso risorse Pnrr.