BARI - In occasione del 43° anniversario della strage di Bologna, questa mattina il sindaco Antonio Decaro, alla presenza dell’assessora ai Trasporti della Regione Puglia Anita Maurodinoia, del rettore dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” Stefano Bronzini e delle Forze dell’ordine, ha deposto una corona di fiori presso la lapide esposta sulla facciata di Palazzo di Città in ricordo delle vittime baresi della tragedia: Sonia Burri, Francesco Cesare Diomede Fresa, Vito Diomede Fresa, Errica Frigerio, Patrizia Messineo, Giuseppe Patruno e Silvana Serravalli.
Alle ore 10.25, stesso orario in cui il 2 agosto del 1980, nella sala d’aspetto della stazione di Bologna, esplose l’ordigno che uccise ottantacinque persone e ne ferì oltre duecento, è stato osservato un minuto di silenzio.
“Era il 1980, quel giorno alla stazione di Bologna hanno perso la vita ottantacinque persone, duecento persone sono rimaste ferite – ha dichiarato il Sindaco Decaro –. Ricordo perfettamente quella giornata, avevo dieci anni quando in televisione passarono le immagini di quella devastazione. Una bomba in una stazione. Un episodio che sconvolse la mia famiglia, essendo io il figlio di un macchinista ferroviario. Quando poi sono diventato Assessore in questa città sono stato delegato per tanti anni alla commemorazione a Bologna, rappresentando Bari e le vittime che abbiamo perso in quella strage. Ho quindi un legame particolare con quella vicenda. Oggi siamo tornati qui per ricordare che tra quelle ottantacinque persone ci sono persone che sono legate alla nostra città: Sonia Burri, Francesco Cesare Diomede Fresa, Vito Diomede Fresa, Errica Frigerio, Patrizia Messineo, Giuseppe Patruno e Silvana Serravalli. Anche loro hanno perso la vita in quella strage per mano del terrorismo fascista che in quel momento voleva destabilizzare il nostro Paese. Abbiamo chiesto per tanto tempo verità e giustizia, ci sono state delle sentenze e sono state condannate delle persone. Non so se è stata fatta giustizia fino in fondo, visti gli scenari che continuano ad aprirsi in correlazione ad altri eventi tragici del nostro Paese.
Quello che invece sappiamo per certo è che ancora oggi l’eco di quell’esplosione rimane impresso nella mente di tanti di noi. Ed è un bene, perché quel rumore assordante deve servirci da monito affinché mai più si presti il fianco a chi vuole agitare lo spettro della paura per mettere in discussione i valori e le istituzioni democratiche che anche con il sangue di quelle vittime noi abbiamo difeso e continueremo a difendere” .
Alle ore 10.25, stesso orario in cui il 2 agosto del 1980, nella sala d’aspetto della stazione di Bologna, esplose l’ordigno che uccise ottantacinque persone e ne ferì oltre duecento, è stato osservato un minuto di silenzio.
“Era il 1980, quel giorno alla stazione di Bologna hanno perso la vita ottantacinque persone, duecento persone sono rimaste ferite – ha dichiarato il Sindaco Decaro –. Ricordo perfettamente quella giornata, avevo dieci anni quando in televisione passarono le immagini di quella devastazione. Una bomba in una stazione. Un episodio che sconvolse la mia famiglia, essendo io il figlio di un macchinista ferroviario. Quando poi sono diventato Assessore in questa città sono stato delegato per tanti anni alla commemorazione a Bologna, rappresentando Bari e le vittime che abbiamo perso in quella strage. Ho quindi un legame particolare con quella vicenda. Oggi siamo tornati qui per ricordare che tra quelle ottantacinque persone ci sono persone che sono legate alla nostra città: Sonia Burri, Francesco Cesare Diomede Fresa, Vito Diomede Fresa, Errica Frigerio, Patrizia Messineo, Giuseppe Patruno e Silvana Serravalli. Anche loro hanno perso la vita in quella strage per mano del terrorismo fascista che in quel momento voleva destabilizzare il nostro Paese. Abbiamo chiesto per tanto tempo verità e giustizia, ci sono state delle sentenze e sono state condannate delle persone. Non so se è stata fatta giustizia fino in fondo, visti gli scenari che continuano ad aprirsi in correlazione ad altri eventi tragici del nostro Paese.
Quello che invece sappiamo per certo è che ancora oggi l’eco di quell’esplosione rimane impresso nella mente di tanti di noi. Ed è un bene, perché quel rumore assordante deve servirci da monito affinché mai più si presti il fianco a chi vuole agitare lo spettro della paura per mettere in discussione i valori e le istituzioni democratiche che anche con il sangue di quelle vittime noi abbiamo difeso e continueremo a difendere” .