L’evoluzione del settore poliedrico della canapa tra occasioni di business e regolamentazioni legali
Il mercato della canapa costituisce un settore in espansione che catalizza l’interesse crescente di investitori e consumatori.
Si tratta di un campo che attraversa diverse nicchie commerciali. A partire dai prodotti specificatamente pensati per l’industria, passando per gli alimenti e i cosmetici, fino ad arrivare al florovivaismo. E, se vogliamo prendere in considerazione anche le varietà di canapa che rientrano nel concetto di cannabis propriamente detta, in questo ‘paniere’ possono essere inseriti anche i diversi tipi di semi di marijuana che possono essere liberamente acquistati presso rivenditori specializzati come l’italianissimo Sensoryseeds.
In questo articolo daremo uno sguardo più approfondito sull’evoluzione del mercato della canapa, soffermandoci sui numeri che caratterizzano la sua espansione e sulle particolarità normative che nel nostro Paese costituiscono ancora un freno alla sua crescita.
Si tratta di un campo che attraversa diverse nicchie commerciali. A partire dai prodotti specificatamente pensati per l’industria, passando per gli alimenti e i cosmetici, fino ad arrivare al florovivaismo. E, se vogliamo prendere in considerazione anche le varietà di canapa che rientrano nel concetto di cannabis propriamente detta, in questo ‘paniere’ possono essere inseriti anche i diversi tipi di semi di marijuana che possono essere liberamente acquistati presso rivenditori specializzati come l’italianissimo Sensoryseeds.
In questo articolo daremo uno sguardo più approfondito sull’evoluzione del mercato della canapa, soffermandoci sui numeri che caratterizzano la sua espansione e sulle particolarità normative che nel nostro Paese costituiscono ancora un freno alla sua crescita.
Il mercato della canapa: una crescita eccezionale nel panorama mondiale
Negli ultimi anni il mercato mondiale della canapa ha assistito a un'espansione significativa e diversificata, trainata da vari fattori, tra cui una crescente accettazione sociale, l'evoluzione delle legislazioni e un riconoscimento sempre maggiore dei benefici potenziali della pianta.
Inizialmente famosa per la produzione di tessuti e corde, la canapa è oggi ampiamente utilizzata in svariati settori, tra cui l'edilizia, la cosmesi, l'alimentazione e, ovviamente, la produzione di prodotti a base di CBD (cannabidiolo) con finalità terapeutiche e non.
Il processo di liberalizzazione di questa pianta, avviato gradualmente in numerosi Paesi, ha favorito investimenti, ricerche e innovazioni in questo settore. In particolare, Stati Uniti, Canada e diversi membri UE hanno preso la leadership in termini di produzione e commercializzazione.
I numeri di questo fenomeno sono estremamente interessanti, anche limitandoci a esplorare l’orizzonte del settore della canapa industriale e ignorando quella psicoattiva che, comunque, attira grandi masse di consumatori nei Paesi nei quali è stata legalizzata.
In particolare, al livello globale si stima che il valore del mercato potrebbe perfino superare i 18 miliardi di dollari per il 2027, ammesso che questo trend liberale continui a essere seguito.
E in Italia nello specifico?
Beh, attualmente il mercato della canapa industriale si caratterizza per un fatturato annuo di 150 milioni di euro. Un buon risultato di partenza che potrebbe essere migliorato con una legislazione più chiara e trasparente in merito. Le normative nazionali, infatti, rappresentano una delle sfide più significative per il futuro dell’industria della canapa legale.
Decifrare la legge 242/2016: usi e limiti della canapa legale in Italia
In merito allo status normativo della canapa, è necessario distinguere tra la sua variante industriale e la cannabis propriamente detta.
Partiamo dalla prima.
La canapa industriale, secondo la legge n. 242 del 2016, raccoglie tutte quelle varietà iscritte in un Catalogo comune aggiornato dall’UE che sono caratterizzate da un contenuto in THC inferiore allo 0,2%. Queste possono essere coltivate a partire da semenze certificate e, nel corso dei relativi controlli, viene applicato un margine di tolleranza nei confronti della loro concentrazione di tetraidrocannabinolo.
In particolare, qualora quest’ultima superi lo 0,2%, ma si attesti al di sotto dello 0,6% non ci sono conseguenze di alcun tipo. Se invece la concentrazione si rivela essere superiore allo 0,6% allora le colture sono requisite e distrutte, ma l’agricoltore può evitare qualsiasi problema legale dimostrando di aver utilizzato sementi certificate.
Per quanto riguarda gli utilizzi consentiti, questi sono indicati specificatamente dalla legge suddetta e includono la possibilità di ottenere prodotti come:
- alimenti;
- cosmetici;
- olii;
- prodotti per il florovivaismo;
- coltivazioni destinate alla fitodepurazione di aree inquinate;
- materiali per l’industria, come fibre tessili, bio-carburanti e prodotti per la bio-edilizia.
Per quanto riguarda il vasto mondo dei prodotti al CBD, che rientrano a pieno titolo nel novero della canapa legale, la legge 242/2016 non specifica alcunché sulle possibili destinazioni d’uso.
A partire da questo vuoto normativo, finora la giustizia ha proceduto considerando illecito il loro consumo, ma consentendone la compravendita per fini collezionistici o ornamentali. Tra questi ultimi figura anche la possibilità di utilizzarli come prodotti per la profumazione degli ambienti.
Cannabis psicoattiva: sempre illegale, a eccezione delle semenze
Passiamo, ora, alla cannabis propriamente detta.
Come noto, questa varietà possiede effetti stupefacenti e, per tale motivo, è considerata una sostanza illegale dalla normativa italiana. Fanno eccezione, però, i semi di cannabis.
Il motivo è semplice: le semenze della pianta non contengono THC e, pertanto, risultano perfettamente leciti.
Tuttavia c’è un’importante considerazione da fare al riguardo: se fatti germogliare e coltivati, i semi di cannabis possono dare origine a una pianta contenente sostanze psicoattive come, per l’appunto, il tetraidrocannabinolo.
Per questo motivo, le autorità distinguono i casi di acquisto lecito delle semenze da quelli illeciti in base alla destinazione d’uso. In particolare, è possibile comperarli al fine di collezionarli o di preservarne le genetiche. Se vengono rilevati indizi che dimostrano la volontà di farli germogliare, invece, (ad esempio l’acquisto concomitante di materiali che istruiscono sulla loro coltivazione) la loro vendita è illecita.
In conclusione
Il panorama mondiale della canapa sta vivendo una trasformazione epocale, testimoniata dalla crescita sostanziale del mercato e dall’ampia gamma di applicazioni che spazia dai tessuti alla cosmesi, dalla bio-edilizia ai prodotti a base di CBD.
Ma, come l'Italia chiaramente dimostra, questa evoluzione è intimamente legata alle dinamiche normative dei singoli Paesi.
Sebbene la legge 242/2016 abbia aperto la porta alla coltivazione e utilizzo di canapa industriale nel nostro Paese, rimangono zone grigie che necessitano di chiarimenti, specialmente riguardo i prodotti al CBD.