VITTORIO POLITO - Nel 1902 la Chiesa di Sant’Espedito fu fatta edificare, a proprie spese, dal sacerdote D. Domenico De Natale, in via Principe Amedeo 340, e fu dedicata il 2 luglio 1913 dall’arcivescovo pro-tempore Mons. Giulio
Vaccaro, a Santa Cecilia, presso la quale fu trasferita la vicaria con il titolo di
San Rocco senza tener conto dell’omonima Parrocchia di via Sagarriga
Visconti, retta dai missionari del Preziosissimo Sangue. Mons. Enrico
Nicodemo, con decreto del 30 giugno 1956, modificò il titolo dedicandola a
Santa Cecilia.
I baresi, che chiamavano la chiesa ‘Sande Spedite’, fecero costruire una bella statua raffigurante un martire di Melitene del IV secolo, Sant’Espedito, appunto, raffigurato da guerriero romano nell’atto di scacciare un corvo e invocato come protettore di mercanti e navigatori. Fra i martiri di Melitene del III secolo, celebrati il 19 aprile insieme con Ermogene, solo Espedito ha goduto di un culto popolare assai diffuso, anche se soltanto a partire da un’epoca abbastanza recente.
Nel 1966 la chiesa, per l’aumentata popolazione e per iniziativa del parroco Giovanni Tomasicchio, fu fatta ricostruire con il contributo dello Stato nella nuova sede di via Dante Alighieri 386, in angolo con via Pietro Ravanas, ove insiste tuttora, dall’impresa di Giuseppe Giovanniello sotto la direzione dell’architetto Domenico di Bari e dell’ingegnere Ugo Tomasicchio.
Alla guida della chiesa si alternarono i rettori Giuseppe Bellomo, Michele Cassano, Giovanni Tomasicchio e successivamente, intorno al 1969, la chiesa fu trasferita nell’attuale sede.
Dell’antica parrocchia di via Principe Amedeo, nulla è rimasto, pare neanche qualche immagine fotografica, tranne il ricordo nostalgico di battesimi, prime comunioni, matrimoni e messe domenicali. A tal proposito mi piace ricordare che il 27 agosto 1936 fui battezzato in quella Parrocchia.
Oggi la Parrocchia è retta dal sacerdote padre Emanuele Valentino Campanella.
I baresi, che chiamavano la chiesa ‘Sande Spedite’, fecero costruire una bella statua raffigurante un martire di Melitene del IV secolo, Sant’Espedito, appunto, raffigurato da guerriero romano nell’atto di scacciare un corvo e invocato come protettore di mercanti e navigatori. Fra i martiri di Melitene del III secolo, celebrati il 19 aprile insieme con Ermogene, solo Espedito ha goduto di un culto popolare assai diffuso, anche se soltanto a partire da un’epoca abbastanza recente.
Nel 1966 la chiesa, per l’aumentata popolazione e per iniziativa del parroco Giovanni Tomasicchio, fu fatta ricostruire con il contributo dello Stato nella nuova sede di via Dante Alighieri 386, in angolo con via Pietro Ravanas, ove insiste tuttora, dall’impresa di Giuseppe Giovanniello sotto la direzione dell’architetto Domenico di Bari e dell’ingegnere Ugo Tomasicchio.
Alla guida della chiesa si alternarono i rettori Giuseppe Bellomo, Michele Cassano, Giovanni Tomasicchio e successivamente, intorno al 1969, la chiesa fu trasferita nell’attuale sede.
Dell’antica parrocchia di via Principe Amedeo, nulla è rimasto, pare neanche qualche immagine fotografica, tranne il ricordo nostalgico di battesimi, prime comunioni, matrimoni e messe domenicali. A tal proposito mi piace ricordare che il 27 agosto 1936 fui battezzato in quella Parrocchia.
Oggi la Parrocchia è retta dal sacerdote padre Emanuele Valentino Campanella.