TERESA GENTILE - Domenica 27 agosto, alle ore 12, nella chiesa di Sant’Antonio, a Martina Franca, si terrà una santa messa in suffragio del dott. Emanuele Caroli che si è rivelato credibile Operatore di Certezze e Speranze e illustre ginecologo innamorato dell’Umanità e della Vita.
Nacque a Martina Franca il 22 settembre 1923, primo di nove figli, dall’avv. Don Giovanni Caroli e dalla N.D Menina Scialpi. Molto portato per gli studi classici frequentò con profitto l’ateneo Bruni e con pienezza di voti e plauso della commissione conseguì il diploma di maturità classica e si iscrisse alla facoltà di Medicina dell’Università di Bari laureandosi brillantemente in medicina e chirurgia il 18 novembre 1948 e specializzandosi con encomio in ginecologia e ostetricia il 5 luglio 1959.
Svolse il servizio di leva a Firenze come Ufficiale medico dell’Esercito Italiano. Tornato a Martina iniziò una brillante attività professionale affiancando sempre medicina generale e specialistica. Nel 1965 sposò la bellissima, dinamica e colta contessina Chiara Prete e ebbero due figli: Menina (che ama moltissimo le buone letture, la musica e incarna le virtù e la dignità delle mamme del sud) e Giovanni (oggi noto come bravo medico ginecologo). Il Dr. Emanuele Caroli, grazie alle sue elette doti professionali e umane il 1 gennaio 1964 divenne Primario Ostetrico Ginecologo della Clinica Colucci di Martina e Primario Ostetrico Ginecologo all’Ospedale di Locorotondo e quindi ebbe modo di far appassionare alla ginecologia molti giovanissimi specializzandi. Egli incarnava la figura del medico che ama la sua professione e riesce a vedere in ogni paziente, che a lui si affida, non soltanto una persona da curare ma anche da ascoltare, consigliare, incoraggiare e con cui dialogare da amico fraterno. Tali doti si acuivano nella sua attività specialistica quando si rivelava capace di infondere coraggio nelle pazienti che gli si presentavano affrante perché altri medici avevano diagnosticato l’impossibilità di avere figli o quando doveva creare empatia con donne gravide che mostravano dubbi sulla opportunità di proseguire alcune gravidanze, ricordando loro, che ogni figlio “…è un raggio di sole ancora in embrione ma che saprà illuminare con la sua presenza e il suo affetto il tramonto della nostra vita “.
Anche le ragazze madri egli riusciva a dissuadere dall’idea di un aborto convincendole che non fosse giusto privare del dono grande della vita una creatura innocente ed era poi commovente vederlo con affetto degno di padre, sollevare verso il cielo tali bimbetti, appena venivano alla luce e per i quali, ingiustamente, era stata decretata la morte. Ed era per questo che le sue ex pazienti, tra cui molte villeggianti delle province pugliesi e di vari paesi calabri tornavano, anche a distanza di anni al suo studio, nel palazzo Caroli, nel cuore pulsante del centro storico di Martina e con loro portavano i figli per farglieli conoscere e esprimergli gratitudine perché le aveva convinte a seguire, con successo, le sue cure ma soprattutto era riuscito a contagiarle con una forte dose di speranza che egli aveva saputo comunicare loro con la sua innata signorilità, sicurezza, onestà e una ben radicata fede unita a estrema delicatezza, capacità di rispetto, instancabile aggiornamento e un fine eloquio pregno di spiccate valorialità di stampo cristiano. E, in tali istanti ricchi d’emozione, i suoi occhi brillavano di gioia e replicava, con umiltà, che aveva fatto solo il suo dovere di medico ginecologo.
In altre parole il dr. Caroli, per tutta la sua vita, ha saputo essere stabile punto di riferimento per la famiglia natia, i suoi fratelli, gli amici, gli altri studenti, i figli, la moglie adorata, gli altri medici generici e specialisti. Nel 1999, Cosimo Nume, presidente dell’Ordine dei Medici della provincia jonica, gli consegnò il diploma per ricordare i suoi brillanti 50 anni di professione medica. In tale occasione ci fu un’ovazione generale e tutti i presenti si alzarono per applaudirlo perché, in modo umile ma costante e esemplare, era riuscito, per oltre mezzo secolo, a incarnare la figura ideale del dottore capace di vedere in ogni paziente non certo “un numero”, ma una “persona” da curare, da consigliare, incoraggiare e con cui dialogare.
Fino ai suoi ultimi giorni di vita
non ha mai esitato a recarsi nelle case delle partorienti, nelle campagne, in
vicini paesi della Valle d’Itria e ha visitato moltissime pazienti anche nel suo
avviatissimo studio in Lizzano dove confluivano pazienti da tutto il Salento e
prestava le sue cure pure al monastero delle Suore Clarisse di Mola di Bari.
Ha fatto tutto questo, con competenza e infinito amore, fino alla sua morte, il
26 agosto 2003.