Teatro. 'Io non ho paura', il grido di tutte le donne


FRANCESCO GRECO
- "Io non ho paura" finisce a notte fonda, in un flash-mob, con tutte le donne di Gagliano (sud Salento) che riempiono Piazza San Rocco, cuore pulsante della città di Vincenzo Ciardo e Cosimo Russo, unite da un solo grido esorcizzante e sicuro, a rivendicare diritti e ruoli lesi e vilipesi.

E l’eco si alza duro e puro nel cielo dov’è appesa una bella luna e si dilata in tutto il Sud, l’Italia, il Mediterraneo, i continenti (Africa, Asia, America Latina soprattutto) e il pianeta.
Sintesi del canto di tutte le donne, stanche di essere umiliate e offese, abusate, devastate, violentate (ultimo: l’orrendo branco di Palermo), arse vive, sepolte sotto cumuli di pietre.
Da un’umanità delirante e folle, che ormai ha derogato da ogni civiltà, modulando quasi una nuova antropologia che diremmo bestiale se non fosse offensivo per i nostri amici animali, capaci, al contrario, di empatia e sentimenti veri.
Mai si era scesi così in basso: da Lisistrata a Ifigenia e Cassandra, passando per Lucrezia, Artemisia Gentileschi, fino a Emanuela Orlandi, Sarah Scazzi, Elisa Claps, Noemi Durini e tantissime altre in una list che purtroppo ogni giorno cresce.
E a rivendicare, rimarcare i confini di protagonismo storico oggettivo, da cui non si può tornare indietro, conquiste che non si possono più formattare.
E dopo il mantra a lungo ripetuto, la cover di Fiorella Mannoia: "Quello che le donne non dicono" ("Ci fanno compagnia certe lettere d’amore…").
Qui nel profondo Sud troppo a lungo letto con la lente deformante dei più squallidi luoghi comuni, decodificato con i più volgari pregiudizi, invece, le donne parlano e dicono, eccome se dicono: con coraggio e fatica, con una coscienza nuova.
Riscrivendo un’altra storia dove sono protagoniste, il loro ruolo in una società che muta velocemente, in un tempo che si è fatto rapsodico.
Parlano per due ore nello spettacolo "Un granello di colpa" (titolo prestato dalla poetessa Alda Merini) che la regista Teresa Scappaviva propone da tempo con la sua compagnia "Le Pajare" (su invito della Pro Loco, presidente il prof. Franco Scozzafava, che in precedenza aveva presentato l’altra compagnia locale, "Lupus in fabula").
Parlano con l’abrasivo monologo di Lella Costa "Io canto le donne" (dallo spettacolo "Le ragazze"), il paranoico "Risveglio" di una coppia di oggi, che lavora e accudisce i bambini (di Dario Fo e Franca Rame), una poesia di Francesca Chiarello unito a una canzone di Fossati ("Carte da decifrare"), la memoria riconoscente per le donne dell’altro secolo, mamme e nonne, le lavoratrici del tabacco di Francesco Greco ("Cunserva Mara"), ancora Fo-Rame con i probabili esiti di spericolate manipolazioni eugenetiche de "L’uomo incinto" (in preda alle nausee, voglia di gelato e ansioso di sferruzzare) e infine le amare, devastanti metamorfosi nei matrimoni di Paola Cortellesi di "Mi chiamo Valentina e credo nell’amore".
Diciamolo: il teatro dei paesi, che sbrigativamente si definisce amatoriale, è fatto di lavoro e passione, ormai ha raggiunto un buon livello di professionalità. E ha anche una funzione sociale rilevante. Non solo emoziona i cuori e folgora le menti, ma riveste anche un ruolo pedagogico, tiene vive e attente le coscienze che al contrario il mainstream (giornali e tv) narcotizzano. Per cui le istituzioni dovrebbero sostenerlo.
"Le Pajare" è impegnata anche d’inverno, all’Auditorium e ha fidelizzato un bel pubblico, con un numero consistente di abbonati per le sue proposte sempre di spessore.
Con Teresa Scappaviva lavorano in maniera superba e a tratti commuovente: Sara Ercolani, Antonio Scupola, Gianluigi Bisanti, Valentina Ciardo, Antonio Ruberti, Loredana Coppola, Sebastiano Profico e i piccoli Fran-cesco Scappaviva e Samuele Profico. Voce e chitarra: Leonardo Cucinelli, scenografia Lia Scappaviva, audio e luci Gianfranco Chiave.
"Un granello di colpa" sarà replicato domenica 3 settembre a S. Maria di Leuca (Lecce), ore 21 (piazza Asti, chiusura del "Premio Leuca").