Vendemmia, grande attesa e rischio speculazione: tra Taranto e Brindisi regna la confusione

TARANTO – Si punta ad una produzione di qualità ma si naviga ancora in un mare di incertezze cercando di schivare gli scogli della speculazione.

Futuro incerto sui prezzi dell’uva da vino nelle province di Taranto e Brindisi: una puntuale ricognizione effettuata dall’area Due Mari di Cia Agricoltori Italiani di Puglia restituisce un quadro confuso e ingarbugliato. Un mercato attendista che preoccupa gli imprenditori agricoli, alle prese con la copertura dei costi di coltivazione e raccolta.

È il caso, per esempio, dei prezzi delle uve a bacca rossa del Brindisino; per lo Chardonnay, un vitigno a bacca bianca per la verità ancora molto richiesto, il prezzo invece oscillerà tra le 70 e le 80 euro a quintale. Tempi duri, anzi durissimi, anche per il Primitivo del Tarantino: i prezzi si conosceranno solo tra qualche giorno ma già si parla di circa 40 euro al quintale, cifra non sufficiente nemmeno a coprire le spese di un vero e proprio annus horribilis; in più, oltre al danno, ecco la possibile beffa: secondo i rumors delle ultime ore, infatti, l'uva San Giovese potrebbe addirittura attestarsi su un valore superiore a quello del primitivo.

Ad ogni modo, i grandi acquirenti sono ancora fermi, specialmente quelli di uve a bacca rossa, oppure strategicamente prendono tempo: il risultato è che ad oggi non si parla ancora né di prezzi né di contratti. La Giordano Vini (parte del gruppo Italian Wine Brand spa), per esempio, ha comunicato con rammarico ai fornitori che, a causa del calo dei consumi e delle vendite di vino, la cantina di Torricella resterà chiusa per la vinificazione. Tradotto in soldoni: c’è ancora un’elevata giacenza di vini delle annate precedenti e per la campagna 2023/24 non si acquisteranno uve.

«È giusto chiarire che le cantine, non solo quelle pugliesi, non stanno affatto snobbando l’attuale campagna – ha riferito Pietro De Padova, il presidente dell’area Due Mari Taranto Brindisi – Questa è una fase delicata in cui preferiscono tenere il mercato sotto controllo. Se però da un lato regna la prudenza, dall’altro c’è molta confusione perché gli imprenditori agricoli temono giochi al ribasso e speculazioni».

«I cambiamenti climatici hanno colpito l’intero settore e nonostante l’indiscutibile qualità delle nostre uve si rischia di vivere un’annata da incubo – ha invece riferito il direttore Cia Due Mari Vito Rubino – Le speculazioni sono sempre dietro l’angolo: per questo è nostro dovere non abbassare mai la guardia e coadiuvare, con ogni mezzo a nostra disposizione, aziende agricole e imprenditori durante un frangente così delicato».

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