A Martina Franca si presenta ‘Quella nevicata del ’56 in Valle d’Itria’

TERESA GENTILE - Domenica 1 ottobre alle 18 nella Sala Consiliare del Palazzo ducale a Martina Franca sarà presentato il testo della prof.ssa Maria Carmela Ricci “Quella nevicata del ‘56 in Valle d’Itria” (Ed. Giacovelli).

I saluti istituzionali li porgerò il sindaco dott. Gianfranco Palmisano e l’Assessore alle Attività Culturali prof. Carlo Dilonardo. La prof.ssa Rosa Maria Messia (docente, giornalista e dinamica responsabile del Presidio del libro di Martina Franca condurrà l’incontro e dialogherà con l’autrice.

Relazioneranno la dott.ssa Teresa Gentile, presidente del Salotto culturale Internazionale Recupero), il prof. Francesco Lenoci (docente dell’Università Cattolica di Milano e Presidente onorario dell’Associazione “Pugliesi a Milano”, il prof. Vito Fumarola (docente del Liceo Tito Livio di Martina Franca), Benvenuto Messia fotografo e artista). Interventi musicali di Gianni Nasti, tenore, Egidio Cofano, pianista, Gianni Nardelli, Presidente Accademia d’a Cutizze).

Il romanzo in presentazione è interessante e pregno di notevole valenza culturale. Richiama l’attenzione dei lettori su un interessante patrimonio di tradizioni, saperi, fonetica, sapori, proverbi, modi di dire, lavori tradizionali di cui dovremmo essere fieri e che dovremmo impegnarci a riattualizzare per tornare a esser considerati esseri umani e non più simili a robot. Anche il dialetto va considerato per la sua smisurata capacità espressiva che incastona radici di storia che ci rendono fratelli di altri popoli e racchiudono la nostra vera identità popolare.

Nel corso della lettura si percepisce la fioritura nell’anima della nostalgia della vera essenza del mondo contadino e artigiano offrendo linfa vitale all’amore per la terra natia e alla urgenza di trarre linfa vitale che è opportuno far conoscere alle nuove generazioni perché possano esserne fiere e dar vita a un mondo migliore.

Lo stile letterario è appassionato, dialogante, sereno, semplice, fluido e ricco di contenuti culturali incastonati in deliziosi quadretti familiari carichi di leggiadria, saggezza, fascino evocativo e splendide foto in bianco e nero di Eugenio e Benvenuto Messia. Interessanti sono le pagine in cui la nostra scrittrice si sofferma su proverbi, credenze empiriche, vari lavori in cui tanti erano esperti perché ad essi erano avviati sin dalla più tenera età quando più vive si palesavano le curiosità di sapere, saper fare e sperimentare. Grazie a tali attività anche nella nevicata memorabile del 3 febbraio 1956 che ci portò oltre due metri di neve, i nostri contadini, in remote contrade seppero provvedere non solo alla propria, ma anche all’altrui alimentazione dal momento che, allora, il rispetto per la parola data, la solidarietà, l’amicizia, l’ospitalità non erano vuote parole ma un preciso comandamento di vita a misura d’uomo. In quel periodo una bambina trascorse il suo tempo giocando cucinando, cuocendo il pane, ascoltando proverbi, modi di dire e racconti degli anziani. È evidente la netta differenza tra il suo comportamento e quello con cui ragazzi e giovani d’oggi trascorrono molto tempo tra cellulari, computer, influencer di banalità e diffusori di ideali di violenza contro i deboli o dedicandosi a una miriade di atti insensati e non utili a prepararsi alla durezza della vita. 

Alcune poesie dialettali della stessa autrice sono anche tradotte in italiano e comunicano emozioni sincere. Interessante è la possibilità offerta ai lettori di ascoltare la verace fonetica del dialetto martinese.  Il testo merita di occupare un posto importante nelle nostre biblioteche perché è un efficace imessaggero di un pensiero saggio, colto, critico, creativo, ricco di sana umanità, operosità, eticità e anche perché non ha traccia alcuna di trivialità, irriverenza, prevenzione e violenza.

Auguriamo a questa meravigliosa e imperdibile opera letteraria un meritato successo che consenta ai lettori  di crescere in conoscenza e umanità.

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