'Canto la speranza, per aiutare chi soffre...'. Parla Roberta Gargano



FRANCESCO GRECO
- FOGGIA – Strade corrono al mare / tra stelle, fiori e lampare... Facce di contadini / pastori e marinai, (Gargano mio).

“Questa canzone parla di me, della patologia con cui convivo da ben 12 anni. Voglio aiutare chi soffre...”. Una tenera e delicata dichiarazione d’intenti riferita alla canzone “Ruba di notte l’amore”, della cantautrice foggiana (Apricena) Roberta Palumbo, in uscita, col video girato a Ferragosto a Panni (FG), il prossimo 22 settembre. Prodotta da Associazione Culturale Rione Popolare (di Rocco Gesualdi).

Un lavoro corale, che ha impegnato le migliori energie creative di Capitanata: scritta con Nicola Giuliani (con i Cantautori Dauni) e i musicisti Nicola Scagliozzi, Nando Luceri, Emanuel Castelluccia, Emanuele Filella e Lorenzo D’Erasmo. Il video firmato da Niki dell’Anno, per la Wild Rat Film, è stato registrato presso l’F.M.A. Studio di Scagliozzi, che firma anche l’arrangiamento del brano e la collaborazione con “Ballinsè Festival”.

Un progetto nato dalla speranza, ma anche dalla voglia di dirsi delle verità dure, che sarà portato nelle scuole, le carceri, ogni occasione buona per trasmettere fiducia nella vita e nel futuro che nasce da una terra dove queste parole e tante altre sono state svuotate di etimo. “Gargano mio, te warde DDije...”.

Dopo un fermo musicale volontario, Roberta torna dunque sulla scena portando se stessa, il suo dramma, racchiuso in un brano dedicato alle persone malate di sclerosi multipla. E, più in generale, a chi soffre.

Operazione non facile, da ogni punto di vista, umano e artistico, ma che svela il coraggio e la generosità di una ragazza che si fece conoscere (2016) con “Gargano mio”, scritta da Nunzio Tartaglione (uscita col sostegno dell’Ente Parco Nazionale del Gargano): lei lo definisce “un vero e proprio manifesto del territorio”.

Un vecchio, come un trabucco sorride da un pontile E paesi bianchi accucciati sopra i monti... 

Solide radici musicali ben ferme nella tradizione popolare del Gargano (musica etnica, popolare, folk), Roberta lo rinfresca e lo personalizza con le sue doti vocali particolari. Un passato segnato in profondità dalle canzoni aspre e vive nell’immaginario collettivo del grande Matteo Salvatore e i Cantori di Carpino. Musica identitaria, si usa definire con approssimazione.

Canzoni d’amore, lotta, lavoro, sacrificio, dolore, morte. Ora la ragazza ha deciso di portare all’infuori la malattia, parlare a chi si trova nella sua stessa situazione e, più in generale, chi combatte per una vita normale.

...finestre come occhi che sognano così su spiagge incantate che vibrano d’estate raccontano l’Oriente naufragato qui...

Come nasce la canzone?

“Dalla mia esperienza di vita. La gente di solito non ne parla con nessuno, ma questo è un momento molto particolare per me e voglio aiutare tante persone che soffrono. Ho deciso di scriverla proprio per questo...”.

E’ stata una decisione sofferta?

“Non è stato facile, ma è stata una bellissima esperienza. Ripeto: è un periodo molto particolare della mia vita e la canzone affronta un aspetto molto importante e ripartire con questa canzone è molto significativo”.

E’ quindi una canzone scritta col cuore...

“Un inno alla vita pieno di gioia di vivere. Importante dal punto di vista umano oltre che musicale. Rappresenta la speranza di rinascere, di vivere una vita più bella, non solo per me ma anche per chi soffre di una qualsiasi malattia, per dare un senso alla sua vita. Sarò felice se riuscirà a dare una scossa vitale a tanta gente che soffre”.

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