FRANCESCO GRECO - “I saggi con viso / da bambini godevano / illuminati il plenilunio e la / terra si faceva / carezza di metamorfosi".
Antonio Caprarica storico corrispondente Rai ha subito parlato di “festa” per Cosimo Russo poeta sospeso fra Europa e Mediterraneo, perciò universale.
Luigina Paradiso, la madre, ricordato i tempi quando nella biblioteca di cui era responsabile a Gagliano (Lecce) “Mimmo” dava ripetizioni di Matematica ai ragazzini (si sarebbe laureato in Economia e Commercio), ma un giorno si sarebbe saputo che in realtà parlava di poeti e poesia e lo ascoltavano rapiti come dentro una nuvola barocca.
Padre Gino Buccarello (Ministro Generale dell’Ordine della SS. Trinità e degli Schiavi), citando Paolo VI e Dostoevskij, ha rimodulato l’importanza di poeti e pittori, riscritto l’aura dell’arte e la bellezza: la poesia forse non salverà il mondo, ma forse lo farà meno aspro, più umano.
Nell’avita, vissuta dimora dei Ciardo dove, come avrebbe detto Alfonso Gatto “anche le ombre sono amiche”, oggi Oratorio Parrocchiale, il CSPC (Centro Studi Poesia Contemporanea), dopo i saluti di sindaco (Gianfranco Melcarne) e vice (Daniele Vitali, assessore alla Cultura), parte alla grande con una serata intensa, di grande pathos, una sorta di lectio magistralis coram populo in cui Vincenzo Ciardo e Cosimo Russo sono stati letti, decodificati, scannerizzati, sovrapposti, scomposti e ricomposti col mantra che li unisce: il paesaggio, sublimato nell’arte del pittore e nei versi del poeta, sino a divenire qualcosa di mistico, di sacro, di definitivo.
Si può semplicisticamente affermare che è avvenuta un’osmosi: i luoghi dipinti dall’uno sono stati ripercorsi nei versi dell’altro. Un che di magico, misterioso, sublime. In cui si respira il tempo e il fato nell’illusione di dominarli.
Come ha detto in un’appassionata e a tratti commuovente relazione Anna Ronga, laureanda in Lettere Classiche (tesi in itinere sull’Inferno di Dante), con una riflessione (“Metà chiaro, metà in penombra”) sui grumi semantici dei versi del poeta, ossimori inclusi. La declinazione spirituale e al contempo vividamente materiale, evocativa del paesaggio in versi colmi di cose, luce, vita.
Ha aperto il prof. Francesco Moschini, Accademia nazionale di San Luca (Roma, dove militò anche Ciardo), con una lezione molto articolata, barocca, in cui ha fatto emergere le sintonie carsiche fra il pittore e il poeta, ancorandosi a Baudelaire a Ungaretti, ma anche al Novecento di Bodini e Comi e a Cezanne a Van Gogh.
Più specificamente estetiche le relazioni di Massimo Guastella (Unisalento) e Raffaele Casciaro (Direttore Dipartimento Beni Culturali Unisalento), che hanno speculato sulle contiguità e illuminazioni artistiche ed estetiche. Le scansioni tecniche invece hanno sottolineato gli interventi di Fernando Errico (Sovrintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio Province Brindisi e Lecce) e Marco Leone (Unisalento).
Lo storico Francesco Fersini ha poi dato un background alla famiglia Ciardo, fra la farmacia di Gagliano, la madre Giulia Resci austera e devota e i tre fratelli morti nella Grande Guerra.
Il convegno “Finis Terrae” è stato chiuso dalle riflessioni di Antonio Russo (fratello del poeta) che ha messo in parallelo i luoghi di Ciardo di ieri e di Russo, trovandoli mutati nonostante leggi e vincoli che li proteggono (a partire dal 1939).
Conclusioni dei giornalisti Francesco Greco e Mauro Ciardo. Gli atti saranno pubblicati grazie alla registrazione di Michele Ferilli. Il CSPC è già al lavoro su un calendario che ha fissato il primo appuntamento: 10 settembre, presentazione del saggio “La mia Letteratura Italiana” di Patrizia G. Morciano. Buon viaggio!