TARANTO - Le recenti dichiarazioni di Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d'Italia (ex Ilva), hanno sollevato preoccupazioni significative riguardo al futuro delle fabbriche di Taranto e Genova. Azione, attraverso una dichiarazione del Consigliere e commissario regionale Fabiano Amati e dei Consiglieri regionali Sergio Clemente e Ruggiero Mennea, ha richiesto un intervento urgente del Governo per evitare una potenziale crisi ambientale e produttiva.
Le dichiarazioni di Bernabè hanno evidenziato che il lavoro svolto da Carlo Calenda, ex commissario straordinario per la gestione dell'ex Ilva, è stato vanificato, e le fabbriche di Taranto e Genova sono in uno stato di crisi profonda. L'eventuale chiusura di queste fabbriche comporterebbe gravi conseguenze, inclusa un'imponente crisi ambientale che potrebbe superare quella di Bagnoli a Napoli.
Il comunicato di Azione sottolinea che è necessario che il Governo intervenga immediatamente per porre fine alla situazione attuale, caratterizzata dalla gestione da parte di ArcelorMittal, un socio dell'azienda, che sembra non avere interesse a investire nella produzione. L'azienda continua a ricevere finanziamenti considerevoli dallo Stato, mentre la produzione è ridotta a livelli minimi.
Si solleva il sospetto che la presenza di ArcelorMittal sia principalmente formale, mentre lo Stato finanzia l'azienda senza ricevere in cambio una produzione adeguata. Azione ritiene che la soluzione possa essere lo scioglimento del rapporto con ArcelorMittal, il finanziamento di un rilancio produttivo con manager nominati dallo Stato e la valutazione di una possibile cessione dell'azienda a un privato seriamente interessato.
L'obiettivo di queste misure sarebbe salvare Taranto dal rischio ambientale derivante dalla chiusura delle fabbriche e prevenire una crisi produttiva nell'industria dell'acciaio in Italia. Azione confida nell'intervento del Governo e, in particolare, in Raffaele Fitto, affinché si ponga fine alla situazione attuale e si dia nuovo slancio all'industria siderurgica nel paese.
Le dichiarazioni di Bernabè hanno evidenziato che il lavoro svolto da Carlo Calenda, ex commissario straordinario per la gestione dell'ex Ilva, è stato vanificato, e le fabbriche di Taranto e Genova sono in uno stato di crisi profonda. L'eventuale chiusura di queste fabbriche comporterebbe gravi conseguenze, inclusa un'imponente crisi ambientale che potrebbe superare quella di Bagnoli a Napoli.
Il comunicato di Azione sottolinea che è necessario che il Governo intervenga immediatamente per porre fine alla situazione attuale, caratterizzata dalla gestione da parte di ArcelorMittal, un socio dell'azienda, che sembra non avere interesse a investire nella produzione. L'azienda continua a ricevere finanziamenti considerevoli dallo Stato, mentre la produzione è ridotta a livelli minimi.
Si solleva il sospetto che la presenza di ArcelorMittal sia principalmente formale, mentre lo Stato finanzia l'azienda senza ricevere in cambio una produzione adeguata. Azione ritiene che la soluzione possa essere lo scioglimento del rapporto con ArcelorMittal, il finanziamento di un rilancio produttivo con manager nominati dallo Stato e la valutazione di una possibile cessione dell'azienda a un privato seriamente interessato.
L'obiettivo di queste misure sarebbe salvare Taranto dal rischio ambientale derivante dalla chiusura delle fabbriche e prevenire una crisi produttiva nell'industria dell'acciaio in Italia. Azione confida nell'intervento del Governo e, in particolare, in Raffaele Fitto, affinché si ponga fine alla situazione attuale e si dia nuovo slancio all'industria siderurgica nel paese.