Giuseppe Prenna ci racconta dei tormenti di Francesca nel suo ultimo romanzo: Kyrie eléison

LIVALCA - Pedagogia è un termine di chiara provenienza greca (‘pais’ fanciullo e ‘agoge’ gesto del guidare) che in origine era sorto per dare una definizione dello ‘schiavo’ che aveva il compito di condurre a scuola il fanciullo e riprenderlo: il pedagogo. Si è concordi nell’attribuire a Platone ( Atene 428 a.C.-348?), discendente per parte di madre da una famiglia di solida nobiltà, il merito di aver trasferito il compito in un senso figurato di educazione morale (al Museo archeologico di Napoli si può visionare un magnifico mosaico di Boscoreale in cui Platone è circondato dai suoi discepoli).

In questi ultimi secoli molti studiosi di notevole valore si sono cimentati con metodi e strutture create ad hoc, ma ritengo coerente solo precisare che la questione pedagogica è quella del destino dell’intera umanità nell’ambito della sua natura con tutte le necessità-esigenze che spaziano da realtà sociale a politica e che possiamo racchiudere in tre parole: lavoro, libertà e democrazia.

A Taranto è nato, lo scorso secolo, Giuseppe Prenna: un uomo che non si erra definendolo dal multiforme ingegno e che possiede la particolarità professionale di qualificarsi in questo modo: «Pedagogista, consulente psico-sociale, familiare ed in ambito affettivo relazionale ad indirizzo analitico-transazionale».

I molti lettori del ‘Giornale di Puglia’ spaziano gioiosamente da chi sa quasi tutto a chi vuole essere addottrinato, con limitate parole, su un termine con cui ritiene di avere poca ‘dimestichezza’: esempio transazionale. Analisi delle transazioni, ovvero delle estrinsecazioni-manifestazioni esterne del rapporto sociale, che ci riconduce allo psicoanalista canadese di origine ebraica Eric Berne, cui si deve la nascita della A. T.

Nel lontano 1994 il professore Giuseppe Prenna ha pubblicato un libro dal titolo “Piccolo compendio di Analisi Transazionale” (Levante-Bari) con lo scopo di invogliare ognuno di noi ad accettarsi e, quindi, a volersi bene e, in questo modo rendere omaggio a Berne e ai suoi studi (A Berne viene attribuita una frase che un mio amico filosofo ripeteva spesso e che io ho fatto mia da subito senza riserva: « Nessun uomo è un eroe per lo psichiatra di sua moglie»).

Vi riporto un breve periodo ripreso dalla prefazione che Prenna volle dedicare al saggio del “Piccolo compendio”: «Ho sempre avvertito, durante i miei approcci con l’Analisi Transazionale (A.T.), la necessità di esaminare un testo che fosse, innanzi tutto, uno strumento di facile e veloce consultazione, ma che nel contempo non tralasciasse momenti di valida analisi e offrisse risposte semplici e significative alle esigenze professionali degli studenti o di quanti volessero capirne le tematiche in generale» perché lo ritengo esauriente e per coloro che volessero approfondire vi è sempre il libro.

Alcuni giorni fa Prenna mi ha fatto giungere la sua ultima fatica editoriale: un romanzo dal titolo impegnativo: “Kyrie eléison” (G. C. L. EDIZIONI, pp. 344, € 21,00, 2023 Pulsano) che si avvale all’inizio di un pensiero dello stesso autore: «A volte, l’amore è un enigma inaspettato, che contagia l’anima, suggestiona, distorce la realtà e provoca le più inattese tempeste … Esso è un mistero sfuggente, da risolvere, prima della sottomissione e prima ancora che, delicatamente, ci divori…”.

Procediamo con ordine e per prima cosa vediamo di ‘interpretare’ il titolo del libro di Prenna: preghiera della liturgia cristiana. La preghiera faceva dire a Pascal che era il ‘mezzo per parlare a tu per tu con Dio’: il termine ‘Kyrie eléison’ noi lo conosciamo nella forma ‘Signore, pietà’ e proprio quel pensatore e scienziato francese di nome Blaise ci ha lasciato una definizione della pietà che possiamo fare nostra nell’accezione in cui parla di ricchezza per l’umanità: «La pietà non è una moneta che si getta come elemosina a colui che sta soffrendo, ma è un tesoro di umanità, di cui si fa partecipe il sofferente». Questa precisazione ci porta a giustificare coloro che traducono con ‘Signore, abbi benevolenza’ e che reputo sia la richiesta che Francesca, la protagonista del libro di Prenna rivolga al Signore negli ultimi istanti della sua sfortunata esistenza. La figura di Francesca viene ben inquadrata dalla scrittrice, poetessa e commediografa Rita Bello - una fedelissima dei romanzi di Prenna - che in una presentazione asciutta, ma mai arida, si pone una domanda con relativa risposta: «Perché Francesca, una giovane donna nata e cresciuta in una piccola città del Sud Italia, eleva il suo grido di pietà a Dio? Cosa mai può aver commesso di tanto grave una brava ed istruita ragazza, dai sani principi e valori, tanto timorata di Dio? La risposta potrebbe apparire banale, ma non lo è: Francesca ebbe l’ardire di Amare!» . Ora può avere un senso rileggere quel pensiero che Prenna regala ai suoi lettori e che abbiamo riportato sopra e che considera l’amore ‘un enigma’.

Molto più professionalmente - non ho pensato, come farete voi lettori fra poco, ‘prosaicamente’- l’avvocato Raffaella Velardi, mediatrice familiare e scolastica, in virtù di esperienza maturata sul campo, afferma: « Francesca non si è data il permesso di sbagliare, di seguire le proprie attitudini, di vivere appieno le proprie emozioni ed i propri sentimenti … Francesca è vittima di una madre iperprotettiva … di un “Genitore interno”… di un “Bambino interiore” che è alla continua ricerca di attenzioni e che sabota ogni sua possibile risorsa». Non vi dirò altro sul libro perché la trama è così avvincente che porta il lettore quasi a pregare Prenna affinché diminuisca le parole a volte leziose e, in alcuni casi dolorose, e scriva quello che il lettore si aspetta. Spesso i romanzi, quando prendono le sembianze di un fiume in piena, costringono il lettore a consultare il bollettino riservato ai naviganti e lo invogliano ad interrompere la navigazione. Prenna, da vecchio lupo non di mare ma d’amore, non solo per l’attività professionale sviluppata al riguardo, tiene la barra del timone con maestria e non si lascia minimamente distogliere dai venti contrari: lui, fin dall’inizio, non parteggia per il facoltoso Nicola, marito di Francesca, che poi, questo lo dico io da semplice lettore, forse è stato un matrimonio di convenienza per entrambi. Certamente Prenna sostiene, se non apertamente, perlomeno formalmente per Cristiano, il ragazzo di cui Francesca si innamora perdutamente fino al ‘tragico’ epilogo. Leggete il libro non solo per conoscerne il finale, ma anche perché, donne, uomini, ragazze e ragazzi, qualcosa imparerete e qualcosa avrete sperimentato in proprio…

«Ho amato il tuo corpo senza offendere la nostra innocenza. Ho risposto con pudore a tutti i tuoi intimi desideri e, quando il piacere ha fuso i nostri gemiti di passione, io, ho amato senza riserve anche la tua anima» queste sono le parole che Francesca- Prenna dedica al suo giovane innamorato.

Ora confesserò all’amico Prenna un qualcosa che lo riguarda e che mi porto dentro dal lontano 1996: lui stava pubblicando il volume “Ti voglio bene. Amore e … menzogna’ ed io in quel periodo, per altri motivi, mi stavo occupando dello scrittore Giovanni Papini e del suo volume “La seconda nascita” considerato il libro della sua conversione al cattolicesimo. Questo libro dello scrittore fiorentino, scritto nel 1923, è stato pubblicato postumo nel 1958, due anni dopo la sua scomparsa. Papini (Firenze 1881-1956), terziario francescano, è conosciuto anche come fra’ Bonaventura e questo mi spinse ad appellare Prenna fra’ Giuseppe. In verità fui influenzato dalla sua dedica al volume “Ti voglio bene” perché in maniera perentoria scrisse :« Conosci l’amore? Ama!! Ma mai col tradimento. Conosci il dolore? Combatti!! Ma mai contro un altro». Ero stato colpito dal mai contro un altro: cosa che ho sempre applicato nella mia vita di ieri, oggi, domani e sempre. Gli amici di un tempo mi chiamavano fra’ Giovanni e, spesso, ci hanno anche marciato per costringermi ad andare incontro alle loro mancanze.

« A mio padre che ha lasciato in me significative e profonde tracce» questa la dedica che Prenna scrisse per il volume del “Piccolo compendio”: rispetto, ammirazione, deferenza e, forse, richiesta di maggior dialogo con il genitore; per il libro “Così persi il mio Dio” secca la dedica «A mia madre» e sembra un grazie perfetto a tutte le madri: coloro che hanno inventato l’amore sulla terra; dal volume “Errati sentimenti” ricordo a memoria una frase: «Ora, contro ogni prepotenza del tempo, posso veramente tornare ad amare!» che forse è il testamento completo di quel flusso di pensiero al femminile che viene attribuito a Prenna, ma che racchiude anche un qualcosa di personale che lo scrittore ha raggiunto dopo una normale esistenza d’amore che, se non travagliata, perlomeno poco serena sarà stata.

Cosi scriveva Prenna in quella dedica di ottobre 2019 al romanzo “Errati sentimenti”, dove non nasconde di aver trovato il suo arcobaleno: «Dedico questo scritto all’ultima donna che ho amato con tutto il mio silenzioso, quanto fragoroso, mondo nel cuore e nella testa. “ Sono venuto da lontano, solo per guardarti negli occhi, per leggervi quel sentimento che conforta e rattrista il cuore. D’improvviso tutto è mutato. Le nostre vite si sono intrecciate, come solidi giunchi e, dalle iridi degli occhi, sono scomparsi tutti i ricordi illusori e vani. Vivo è ancora l’amore, forse più raffinato, sublime, filtrato attraverso una logorante lotta tra dubbi e speranze.

Ora il cuore trema, ma rivive, è ancora impaurito, ma non si chiude e cede alla gioia anche quando d’un tratto prorompe se sussurrano solo il tuo NOME. Più passa il tempo/Più comprensibile ci appare il destino/Più generosa si accresce la pazienza/Più dolcemente si sopporta il dolore/Più temperante si fa la sete del cuore/Più sottomesso si nutre l’amore…”».

Vi è un proverbio pugliese che recita: «L’amore non si compra e non si vende, ma in cambio dell’AMORE amor si rende» che il romanziere Prenna sembra aver dimenticato: come ho esposto sopra, riportando la lunga dedica all’ultima donna amata, lui nel volume “Errati sentimenti” concede alla protagonista Roberta ‘l’Amore Autentico’, mentre nell’ultimo “Kyrie eléison” alla sua Francesca - che conseguentemente dovrebbe essere la beneficiaria della ritrovata serenità sentimentale dell’autore - dopo una vita con brevi, limitate gioie e tante sofferenze, concede anche una fine…

Giuseppe Prenna, il cui cuore palpita solo al bisbiglio di quel NOME, nel prossimo romanzo rendi l’AMORE ricevuto e pensa quanto siano preoccupati i tuoi potenziali lettori dall’andamento del mondo, per cui, se proprio non vuoi ricorrere alla benevolenza, abbi almeno… pietà di loro.

Il tuo romanzo “Kyrie eléison” termina con questa frase: « Sarà in quest’aspettazione tutta la Misericordia di Dio?».

La Misericordia di Dio “…può far fiorire anche la terra più arida…”, nell’attesa la gente come noi può limitare il freddo e attenuare il caldo nel vivere quotidiano…seguendo un percorso che, partendo da “L’altra faccia dell’amore”, s’inerpichi per le vie inesplorate del “Piccolo compendio di Analisi Transazionale” e non eviti di confrontarsi con “Ti voglio bene. Amore e…menzogna”, cui far seguire un normale periodo di sbandamento con “Così persi il mio Dio”, magari attribuendo l’eventuale colpa agli “Errati sentimenti”, prima di affidarsi consapevolmente a ”Kyrie eléison” con lo scopo preciso di educare alla riflessione e predisporre al ‘problem solving’ in amore. Buon lavoro amico Giuseppe: sei riuscito a far conciliare i progetti dell’esistenza e della fortuna smentendo Gautier: «La fortuna è come l’amore: non vuole che la si rincorra» con il semplice precisare che la “fortuna è donna…”.

Giuseppe resto in attesa dei prossimi fogli di carta - solo momentaneamente sostituiti dalla ‘rete’ - che, comunque, ci consolano dalle ‘assurde’ cose del mondo degli uomini e restano l’unico salvagente inaffondabile.