La Cassazione respinge il ricorso della Procura nel caso del ginecologo Giovanni Miniello

BARI - La Corte di Cassazione ha emesso una decisione che ha suscitato notevole dibattito riguardo al caso del ginecologo barese Giovanni Miniello, accusato di abusi sessuali su numerose ex pazienti durante le visite mediche. La Cassazione ha respinto il ricorso della Procura, sostenendo che non ci sono elementi che dimostrino una violenza sessuale per costrizione da parte del medico.

Nella sentenza, la Cassazione ha sottolineato che la condotta del dottor Miniello non può essere considerata coercitiva. Gli avvocati del medico hanno sostenuto che egli avrebbe consigliato alle pazienti di avere rapporti sessuali con persone vaccinate come terapia alternativa per il papilloma virus e l'insorgenza di tumori. Tuttavia, la Cassazione ha rilevato che Miniello non aveva dichiarato di essere in grado di guarire le pazienti con il proprio sperma e aveva solamente menzionato l'esistenza di un metodo alternativo alla terapia farmacologica, senza specifiche dettagliate.

Un altro elemento preso in considerazione dalla Cassazione è stata la tardività delle denunce presentate dalle pazienti, alcune delle quali hanno deciso di denunciare il medico solo dopo aver appreso delle accuse mosse da altre donne.

Giovanni Miniello era stato accusato di violenza sessuale, tentata e consumata, e di lesioni personali su venti donne. Nel corso del processo, l'Ordine provinciale dei Medici, associazioni e centri antiviolenza baresi, così come 19 delle presunte vittime del ginecologo, si erano costituiti parte civile.

La decisione della Cassazione ha sollevato dibattiti sulla percezione della coercizione e sull'importanza delle prove nelle accuse di abuso sessuale. La sentenza ha stabilito che, in questo caso specifico, non c'erano prove sufficienti per condannare il medico, suscitando reazioni contrastanti da parte dell'opinione pubblica e delle organizzazioni che si battono contro la violenza sulle donne.