OPINIONI. Quel leader pop di nome Putin

(Frederic Legrand - COMEO/Shutterstock)
FRANCESCO GRECO - “Se proprio bisogna menare le mani, tanto vale farlo per primi”. Attribuita a Vladimir Vladimirovič Putin. Cresciuto in un cortile dei quartieri popolari di San Pietroburgo, dove maturi gli anticorpi e rafforzi l’autostima: aiuterà un sacco nella vita.

Descritto come un monello, un discolaccio che non se ne faceva passare una. Sarà vero?

Putin è figlio di un servo della gleba (quelli che si inventano la vita ogni giorno) e una casalinga. Intelligente, ha studiato, si è laureato in Giurisprudenza. E arrivato dove sta: come dire, la società russa è più dinamica della nostra, preda della cancrena: sono sempre gli stessi che girano nei posti di potere, sottopotere, istituzioni: basti vedere Brunetta al Cnel (non doveva essere abolito?), Amato, etc.

Viene dunque dal popolo. Anche per questo è inviso alle aristocrazie e le caste europee. Deep-state. Alle oligarchie di ieri (Kissinger, per dire, con la sua “dottrina” che ha golpizzato tutta l’America Latina). E di oggi: la baronessa Von der Leyen, nipote di un big guns nazista, per dire. E gli oligarchi: gli Elkann in armi, De Benedetti e affini.

E’ uno spione, dicono con disprezzo i detrattori. Vero, proviene dal Kgb. Ma l’intelligence esiste dal tempo di Gilgamesh e Hammurabi.

E’ un nazionalista, aggiunge in Italia il mainstream (quello che ogni giorno gli ucronazi avanzano di 100 km, 100mila russi restano uccisi e i vivi combattono con le fionde).

Già, strano per le nostre categorie culturali: Putin ama la sua terra e il suo popolo, e allora? Meglio chi ci ha svenduti alla burocrazia e i banchieri europei e ai colonizzatori wasp?

I Russi sono un popolo serio, molto serio. Non prende certo lezioni morali da noi, che nel 1943, in dieci minuti passò da alleato a nemico dei Tedeschi. Col Re, la Regina, Badoglio e i ministri che scappano come conigli a Brindisi, mentre i soldati al fronte muoiono. E prima ancora, unità d’Italia, con gli ammiragli dei Borboni che si vendevano ai Savoia. Questi sono i nostri cromosomi, il nostro dna.

Sono patriottici, identitari, considerano sacra la loro terra e sono disposti a morire per difenderla. Sono eredi di un Impero e padroni del loro destino. E allora? Noi al contrario siamo commissariati in tutto e per tutto, senza autonomia, sovranità, libero arbitrio. Ridotti a un popolo minore, ai margini della Storia. Il caso, che come dice Goethe governa le nostre vite, ha voluto che nello stesso giorno in cui Olof Sholz cadeva malamente facendo jogging, i tedeschi, stanchi di pagare i costi sociali della guerra che la Nato ha dichiarato alla Federazione Russa, lo hanno sbeffeggiato sui social.

Mentre Putin, attraversando un villaggio nel cuore della Russia, scendeva per salutare i vecchi, senza scorta, con i bambini a fare selfie.

La sua popolarità era già notevole (fra l’altro ha riportato in patria il 70% degli asset strategici scalati dall’Occidente negli anni Novanta) ma è cresciuta ulteriormente in questi mesi e quasi certamente, a dire degli analisti più seri e credibili, sarà riconfermato alle elezioni del 2024.

E’ appena il caso di ricordare che fu democraticamente eletto nel 2000 (53%), nel 2004 (71%), nel 2012 (64%, nel 2008-2012 presidente era Medvedev), nel 2018 (77%).

I vedovi inconsolabili (da Vespa a Mentana) che parlano ex cathedra gonfi di pregiudizi e di fake, che se uno dissente da loro dicono che in Russia starebbe in carcere, devono prendere atto che l’URSS non c’è più e che la Russia di oggi è un altro Paese: moderno, giovane, fresco, con la mente libera da orpelli ideologici, che guarda al futuro da superpotenza.

Blogger occidentali girano le sue città e rimandano immagini di gente tranquilla che prende la metro, va a passeggio con i bambini sulla Piazza Rossa, balla per strada, etc. Ma il mainstream italico vede repressione ovunque.

I Russi hanno avuto le loro tragedie e hanno le loro contraddizioni. Ma sono un popolo eroico. Giugno 1812, Napoleone ha sentore che i Russi vogliono espandersi in Europa e in pochi giorni arriva a Mosca con un’armata di 600mila uomini.

A dicembre dello stesso anno, 100mila tornano in Francia, 100mila sono fatti prigionieri e 400mila restano nella neve e il ghiaccio dell’inverno russo.

Mosca fu incendiata, ma su chi lo fece e perché restano ancora ombre e più versioni. Ma giocò a favore della loro guerra e Napoleone ripiegò la sua grandeur.

1941: Operazione Barbarossa, 5 milioni di tedeschi invadono l’URSS. Stavolta la resistenza è più difficile, costa cara: oltre 26 milioni di vite fra militari e civili: ma Berlino è liberata dai Russi, al di là della versione di Benigni, premiata con l’Oscar (“La vita è bella”).

Eroici e di una civiltà, una cultura e un’etica superiori all’Occidente. Anche in guerra. I Russi, per dire, e detta con approssimazione, non hanno nella loro storia le nostre porcate coloniali, né l’immondo traffico di esseri umani storicamente noto come schiavismo.

Mai formattato intere civiltà come gli USA con i nativi americani: si dice 100 milioni. Si calcola che dal dopoguerra a oggi abbiano fatto sui 10,5 milioni di morti in tutto il mondo (cosparso di loro basi atomiche) per portare la democrazia, la libertà, le belle virtù (teologali?).

Mai bombardato col napalm, avvelenato risaie, usato ordigni atomici (Hiroshima e Nagasaki) no uranio impoverito, mai fatto sanzioni per piegare i popoli, né praticato il terrorismo internazionale, alla Ustica, alla Gheddafi, alla Saddam, per intenderci. Non sono mentitori seriali: mai inventato armi di distruzione di massa nè lager inesistenti.

Hanno cercato di difendere la loro rivoluzione e col mantra “la rivoluzione in un solo paese” , hanno cercato di “esportarla” e l’Occidente li ha assediati.

Putin è un leader amato dal suo popolo. Che lo percepisce e lo vive come uno di loro. Canta l’inno nazionale allo stadio di Mosca con 100mila persone, alcune delle quali commosse sino alle lacrime. E alla fine intona: Rassia! Rassia!

I Russi hanno la postura alta e fiera. Noi, al contrario, ci arrabattiamo, fra gli altri, con una carciofara senz’arte né parte tirata a lucido (con l’intento di nazificare l’Europa) e nazisti con prole stupratrice. Spacciati per statisti da una narrazione corrotta e serva: consociata, connivente. Che li “vende” come statisti con la esse maiuscola. Gli stessi che trovano patologie inesistenti e augurano la morte a Putin. Una nomenklatura che odia il popolo, che manda armi ai nazisti per avere più appalti per la ricostruzione. Manco a Hitler sarebbe venuta quest’idea. Armi che uccidono chi ci ha ridato la libertà.

Questa è l’etica marcia che si è data. Con i risultati che vediamo. La Russia ci dava il gas a prezzo d’amicizia, oggi lo paghiamo a costi di mercato, tre volte di più: così le aziende falliscono e il costo della vita aumenta ogni mattina.

Putin è un leader pop che sarà letto dagli storici come il più grande statista del XXI secolo. Tutto partendo da un cortile polveroso, col pane che c’era e non c’era. Quando parla senti la grandezza degli imperi passati, il respiro della Storia.

Noi lo stiamo aiutando a ricomporlo: con sanzioni masochiste e armi agli ucronazi. Risultato: compattato il legame con Cina e India, rimodulato quello con l’Africa, espansione dei Brics.

Dei nostri, al contrario, la Storia riderà e non resterà memoria. E’ la tragedia degli uomini piccoli, oltre che ridicoli.

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