Padre Damiano Bova si regala per i suoi 92 anni: 'Da Kaulon a Stilo'
LIVALCA - Padre Damiano Bova è il terzo ‘Bronzo di Riace’ in circolazione, ma con
una particolarità che lo rende unico ed esclusivo: Cosimo Romano (al battesimo ci
tiene a precisare!) è stato realizzato-concepito-allevato-educato in quella Bivongi,
cittadina che nel 2000 contava 1500 abitanti e oggi 1262, che annovera e
annoverava moltissimi con il cognome Bova, frutto anche dei cinque figli messi al
mondo dalla mamma di Damiano (comunicazione per i giovani naviganti che mi
seguono assettati di ‘sapere’: i ‘Bronzi di Riace’ sono due statue greche del V secolo
a.C. effigianti due guerrieri, rinvenute nella marina di Riace nel 1972, oggi esposte
nel Museo Nazionale della Magna Grecia a Reggio Calabria).
Ora Bivongi, dove padre Damiano è nato il 27 settembre di un anno tra la Prima e la Seconda guerra mondiale, dista da Riace non più di 15 chilometri che, percorsi in macchina, richiedono 25 minuti se sei un conducente rispettoso del Codice della strada.
Bova, Bivongi, Basilica, Bronzi, Bari… ovunque imperversa quella lettera B che è anche il simbolo dell’elemento chimico chiamato ‘Boro’ che, qualcuno, confonde con la ‘Bora’ vento discendente che soffia a Trieste, altri con ‘Bora Bora’ isola della Polinesia francese, ma che i calabresi, in religioso assenso, identificano con la B dei Bagni di Guida, di Brutium o Brezia, del comune di Borgia per via del ’Museo della seta’, ma soprattutto con la B di Barrio che di nome fa Gabriele e si tratta di uno storico ed umanista, vissuto intorno al 1500, di cui padre Bova riporta integralmente questo pensiero: «I calabri, primi fra gli itali, eccettuati i romani, abbracciarono la fede di Cristo, a opera dell’apostolo Paolo che predicava in Reggio». Da non trascurare che i calabresi rivendicano più cose: 1) di avere un solo confine terrestre con la Basilicata (spesso si erra coinvolgendo la Campania per colpa del Golfo di Policastro) a ragione senza alcun dubbio, però, loro, dopo che sei diventato amico, se per caso gli fai notare che stanno ‘toppando’ su qualcosa, sentenziano “ A trhoppa cumpidenza scianca ‘a vertula” che sarebbe a dire che, pur di non ammettere che stanno dalla parte di un probabile torto, si trincerano verso l’eccesso di confidenza; 2) subito dopo ti rifilano un proverbio di matrice ‘reggina’ che recita “Cu’ intrha trhasi, fora ti caccia” che non ha bisogno di traduzione (tutti i proverbi che citerò sono tratti dal libro pubblicato da Levante-Bari «Proverbi e detti calabresi» che il filosofo-sindacalista Rocco Salvatore Matarozzo ha dedicato alla sua terra, dopo una vita passata a ricoprire incarichi di prestigio nella UIL); 3) sono convinti, spesso, che “L’acqua vaci sempri o’ mari” che, per carità, possiede un gran fondo di verità, ma dimenticano che spetta all’uomo con azioni quotidiane fare in modo che il corso d’acqua nel tragitto intrapreso soddisfi le esigenze dei territori attraversati…. poi “ Si sapi adduvi si nesci no’ ssi sapi adduvi si mori” non interessa solo la Calabria.
Coloro che pensano di sapere già s’immaginano che padre Bova mi convochi e, con quel polso gentile sua caratteristica inalterata nel tempo, mi precisi che, date le mie condizioni a lui note, mi lascerà ‘integro’, ma chiarirà che non sono stato in grado di cucire giudizi obiettivi sui calabresi “Nci cusi i panni ‘ncodrhu”, a cui potrei rispondere “Fatti ‘a fama e curcati”, mentre io ribatterò con la frase ormai leggendaria di Mario Cavalli “Aspiro alla fama, per vivere in incognito”.
«A Gianni con immutato affetto e stima, un abbraccio» questa la dedica che padre Damiano Bova ha scritto di suo pugno per la recentissima ultima fatica editoriale “DA KAULON A STILO - Compendio storico-culturale della Kauloniatide stilese” (CITTA’ DEL SOLE Edizioni-Reggio Calabria, pp. 606, 2023, € 40,00): un libro maestoso e ‘mostruoso’ per la miniera di notizie raccolte e per la passione di calabrese fiero di esserlo che accompagna da sempre padre Damiano. Il libro è corredato da una meticolosa-pignola rassegna bibliografica atta ad avvalorare quanto scritto: sono stati, se non studiati, consultati quasi 500 testi… dove si trova questa magnifica biblioteca? Ora regalerò a padre Bova due pensieri di Oscar Wilde sulla storia che saranno utilissimi per rinsaldare-consolidare la nostra vecchia amicizia mai messa in discussione neppure quando le alterne fortune calcistiche di Bari e Reggina sono entrate in conflitto sportivo: «L’unico dovere che abbiamo verso la storia è di riscriverla» e «Chiunque può fare la storia. Solo un grand’uomo può scriverla».
Penso che puoi accontentarti, per ulteriori accademiche spiegazioni il prof. Luigi Papa è stato delegato dal ‘Gruppo Amici di san Nicola’ a mettersi a disposizione per ogni tua richiesta: Luigi nei suoi lunghi e riflessivi interventi spesso ricorda che Wilde si convertì al cattolicesimo sul letto di morte e tu, da sempre, nelle tue accorate prediche ricordi a tutti ‘che non è mai troppo tardi’.
Il libro si avvale di una presentazione lucida, controllata, misurata di un architetto molto attivo nel pubblicizzare la sua Calabria: Giorgio Metastasio (‘Trapassi’ qualora ci fossero vincoli con il romano Pietro) che, nato a Stilo, vive da sempre a Bivongi.
Si tratta di un giornalista pubblicista laborioso e dinamico, non solo nel territorio in cui opera: ha pubblicato romanzi, un interessante volume, con la stessa casa editrice del lavoro di padre Damiano, dal titolo “La cattolica di stilo:luce d’Oriente” e un libro in cui rende omaggio a Francesco Russo: “Ciccio Russo: il pioniere della TV in Calabria” - volume scritto in collaborazione con Agnese Montagnese (Editore EBS Print, 2020) - un ingegnoso elettrotecnico autodidatta che nel 1956, intercettando un segnale Rai di Martina Franca, portò la televisione a Pazzano, luogo in cui era nato, che dista poco meno di un chilometro da Bivongi.
Damiano Bova ringrazia nella sua introduzione Maria Pia Russo giovane ingegnere informatico, appassionata di fotografia, che ha curato l’album fotografico che per trentatre pagine e con 57 foto arricchisce il libro (Mi piace pronosticare che la Russo sia figlia o nipote del Francesco Russo di cui sopra: l’indizio? L’album parte con una foto proprio del geniale elettrotecnico: sono legami di sangue che ‘scattano’ in contemporanea con la foto, vincoli in cui il DNA rivela… dentro NOI amore). Le foto, tutte in bianco e nero, risultano scattate tra il 2014 e il 2022 e rispecchiano quello che affermava un valente fotografo svizzero, naturalizzato statunitense, Robert Frank: «Vi è una cosa che una fotografia deve sempre mostrare: l’umanità del momento» e poi, solo per dovere di cronaca, vi riporto una banale riflessione di Livalca che nella sua ovvietà potrebbe nascondere una innocente verità: «Oggi, che siamo tutti fotografi, latita quella luce che emana la foto in b/n che, quasi sempre, esprime la realtà».
«Sono trascorsi quasi sessanta anni dalla pubblicazione del libro “Stilo e il suo regio demanio” di Luigi Cunsolo, un libro considerato un caposaldo della storiografia di Stilo e del territorio della Vallata dello Stilaro… Con quest’opera padre Damiano Bova con una serena e lunga attività di ricerca ha dato senso compiuto ad una dettagliata bibliografia su Stilo (se pure parziale) restituendoci, così, un compendio di informazioni in modo sistematico e di alto valore filologico e scientifico…. Un esercizio di sviluppo cronologico organicamente strutturato, che definisce, forse per la prima volta, uno schema analitico e compiuto di eventi che, partendo dal mondo preistorico, paleolitico, mesolitico e neolitico arriva ai Micenei avvalorando quella tesi, ormai ampiamente diffusa tra gli studiosi, della presenza in Calabria dei Pelasgi che richiamarono in epoche successive gli Achei e gli Enotri, ben documentata nelle opere della letteratura classica e dalle vestigia archeologiche presenti sull’intero territorio calabrese» con grande maestria il giornalista Metastasio in questi periodi illustra le finalità del libro, il suo valore storico-enciclopedico e, con grande onestà intellettuale precisa a proposito di Stilo (se pure parziale). Ho preferito che fosse uno nato a Stilo e vissuto a Bivongi ad illustrarvi le finalità del corposo lavoro, perché facendo un piccolo insignificante (per loro) rilievo rischi di diventare ‘amico del buon vento, che cambia col vento’.
Padre Damiano ha messo insieme un libro che si legge in un mese e si studia in due anni: la parte in cui sono elencati i personaggi nati a Caulonia spazia da Pasquale Cavallaro ad Antonio Nicaso, da Raffaele Cananzi a Ilario Ammendolia; poi ci sono i mulini idraulici nel mondo agricolo, l’attività mineraria e metallurgica con segnalazione per una ricchissima miniera di marmi preziosi nei pressi del monte di Stilo e le miniere del Consolino, di Petracca, Monte Stella, Campanaro, Campoli.
Uno dei capitoli più ‘originali’ del libro è quello che riguarda l’acqua minerale ‘Mangiatorella’, immersa nel Bosco di Stilo nell’incantevole Parco delle Serre calabresi, alle falde del monte Pecoraro. Colui che trasformò la sorgente in acqua da imbottigliare per essere commercializzata fu Achille Fazzari ( Damiano scrive di lui: « Colonnello e amico intimo di Garibaldi») che volle precisare che fin dall’800 medici e specialisti confermarono le spiccate capacità diuretiche del liquido, che contribuiva all’eliminazione delle scorie metaboliche azotate. Ora vi riporto integralmente quello che scrive padre Bova: «Basandosi sugli studi di Gauthier, Achille Fazzari dimostrò al Tribunale di Napoli che l’Acqua Mangiatorella era cinque volte più efficace per leggerezza e proprietà diuretiche di quella di Fiuggi». Per completezza dell’informazione preciso che Gauthier era professore presso l’Istituto d’Igiene dell’Università di Napoli.
Padre Damiano, per non essere accusato di essere stato poco chiaro, al termine del libro ha posizionato un ‘Dizionaretto’ in cui spiega i molti termini astrusi, o poco noti, di cui il libro è dotato: per esempio uno legge ‘arrendatore’ è pensa ad un normale errore di stampa ‘arredatore’, invece di ‘arrendervi’… per saperne di più dovete procurarvi il libro. Unica richiesta da lettore non saccente: in una eventuale ristampa il ‘Dizionaretto’ va posto all’inizio o, con una piccola nota iniziale, si può precisare che il termine poco noto è spiegato in appendice al testo (Piccola riflessione: alcuni vocaboli, per esempio ‘regalia’… nel tempo sono stati ‘stravolti’).
Altra particolarità del libro è quella di dare utili indicazioni sui minerali in genere e che si trovano nel territorio stilese: avendo un personale conto in sospeso con uno dal nome altisonante… subito ho verificato se ci fosse l’idrossido di ferro cristallizzato chiamato ‘Goethite’, entusiasmato nel constatare che padre Damiano ne curava anche l’etimologia. Arrivato a quello di mio interesse, Goethite, sono andato alla nota 13 e ho scoperto che a pagina 464 mancano le note 8,9,10,11 e 13 (Nell’impaginazione di un testo così complesso può sfuggire, ma, in una probabile ristampa, si può sempre rimediare). Anni fa mi sono occupato del poeta-scrittore tedesco Johann Wolfgang Goethe (Francoforte 1749-Weimar 1832) e fra le tante curiosità di una vita intensa venni a sapere che gli era stato dedicato un minerale perché pare fosse un discreto conoscitore (oggi diremmo amatore) di questa sostanza naturale solida. Quando ho letto la precisa spiegazione che Damiano da di questa sostanza sono corso alla nota indicata con il numero 13 per abbeverarmi sul perché e ho dovuto constatarne la mancanza. Mi sarei aspettato una conferma o altro di una spiegazione che non mi ha mai convinto: minerale importante per l’industria estrattiva del ferro che si trova in Alsazia-Lorena (una volta in territorio tedesco, oggi francese) e in Westfalia, per cui si ritenne di rendere omaggio a Goethe.
Il pregevole lavoro di padre Bova merita di essere conservato nel tempo e per fare ciò, premesso che la rilegatura è ottima nonostante le 600 pagine e che non va taciuto che il libro, negli ultimi anni, è stato aggredito dalla stampa digitale (tutti scrittori anche di poche copie a circolazione familiare e pochi controlli sul ‘prodotto’), è necessario che l’opera venga cartonata in modo che la continua consultazione che richiede e richiederà, appena gli studiosi e i calabresi sparsi nel mondo proveranno a sfogliarlo, non possa renderla già ‘debilitata dopo un non lungo lasso di tempo’. Per un contributo o Alto Patrocinio si potrebbe interessare la Regione Calabria che ritengo sarebbe orgogliosa di far conoscere la sua naturale bellezza e ricchezza culturale in tutto il mondo. Non a caso padre Damiano, da autentico filosofo della Chiesa, ha dedicato un capitolo del suo libro al “Progetto turistico integrato”.
Non solo per il ‘Gruppo Amici di San Nicola’ (Capotosto, Cavalli, Ciccone, Cretì e Titti, Di Leo, Giordano, M. Mancini, M. Petruzzelli, Papa e Simonetti), ma anche per i ‘simpatizzanti’ riporto il periodo con cui padre Bova inizia nel libro la breve pagina dei ringraziamenti: «Anzitutto devo ringraziare il Padreterno che all’età di 91 anni mi ha concesso, pur fra tanti travagliati episodi personali, un supplemento di vita per scrivere questa storia, come un tributo alla mia terra, che mi ha dato i natali, e a cui sono rimasto attaccato come alla gonnella di mia madre».
Gran parte della sua vita padre Bova l’ha trascorsa come Priore e Rettore della Pontificia Basilica di San Nicola in Bari (15 anni in due riprese) e poi, per sei anni ha mantenuto lo stesso incarico presso il Santuario di Madonna dell’Arco a Santa Anastasia (NA) e per tre anni Priore del convento di Barra; nei restanti anni non sono mancati gli incarichi, come si evince dal curriculum, ma non gli è mai mancata la voglia di fare, creare, operare, lavorare, realizzare, formare, elaborare, fabbricare e… comandare. Il 20 aprile 2012 ha ricevuto dal sindaco Emiliano la cittadinanza onoraria di Bari. Nel 1988, l’anno in cui è nata la mia seconda figlia, mi chiese di ‘aprirgli una strada’, cosa che feci: tornò indietro per dirmi: «Puoi andare, tuo padre ha bisogno di te», chiaramente la strada era stata liberata. In una parola pragmatico come pochi, calabrese fedele a “Fa’ ‘na cosa ‘i jiornu”, ma tutti i giorni.
Il 27 settembre Damiano, dopo aver festeggiato il 26 l’onomastico, spegnerà le 92 candeline, ma state certi che dal 1 ottobre (il 30 settembre è prevista una grande festa nel suo borgo nativo) inizierà a programmare la prossima impresa… forse un altro libro. Nel farti gli auguri Gianni ti conferma, seguendo i tuoi comandamenti, che una ‘strada’ si trova sempre.
Ora Bivongi, dove padre Damiano è nato il 27 settembre di un anno tra la Prima e la Seconda guerra mondiale, dista da Riace non più di 15 chilometri che, percorsi in macchina, richiedono 25 minuti se sei un conducente rispettoso del Codice della strada.
Bova, Bivongi, Basilica, Bronzi, Bari… ovunque imperversa quella lettera B che è anche il simbolo dell’elemento chimico chiamato ‘Boro’ che, qualcuno, confonde con la ‘Bora’ vento discendente che soffia a Trieste, altri con ‘Bora Bora’ isola della Polinesia francese, ma che i calabresi, in religioso assenso, identificano con la B dei Bagni di Guida, di Brutium o Brezia, del comune di Borgia per via del ’Museo della seta’, ma soprattutto con la B di Barrio che di nome fa Gabriele e si tratta di uno storico ed umanista, vissuto intorno al 1500, di cui padre Bova riporta integralmente questo pensiero: «I calabri, primi fra gli itali, eccettuati i romani, abbracciarono la fede di Cristo, a opera dell’apostolo Paolo che predicava in Reggio». Da non trascurare che i calabresi rivendicano più cose: 1) di avere un solo confine terrestre con la Basilicata (spesso si erra coinvolgendo la Campania per colpa del Golfo di Policastro) a ragione senza alcun dubbio, però, loro, dopo che sei diventato amico, se per caso gli fai notare che stanno ‘toppando’ su qualcosa, sentenziano “ A trhoppa cumpidenza scianca ‘a vertula” che sarebbe a dire che, pur di non ammettere che stanno dalla parte di un probabile torto, si trincerano verso l’eccesso di confidenza; 2) subito dopo ti rifilano un proverbio di matrice ‘reggina’ che recita “Cu’ intrha trhasi, fora ti caccia” che non ha bisogno di traduzione (tutti i proverbi che citerò sono tratti dal libro pubblicato da Levante-Bari «Proverbi e detti calabresi» che il filosofo-sindacalista Rocco Salvatore Matarozzo ha dedicato alla sua terra, dopo una vita passata a ricoprire incarichi di prestigio nella UIL); 3) sono convinti, spesso, che “L’acqua vaci sempri o’ mari” che, per carità, possiede un gran fondo di verità, ma dimenticano che spetta all’uomo con azioni quotidiane fare in modo che il corso d’acqua nel tragitto intrapreso soddisfi le esigenze dei territori attraversati…. poi “ Si sapi adduvi si nesci no’ ssi sapi adduvi si mori” non interessa solo la Calabria.
Coloro che pensano di sapere già s’immaginano che padre Bova mi convochi e, con quel polso gentile sua caratteristica inalterata nel tempo, mi precisi che, date le mie condizioni a lui note, mi lascerà ‘integro’, ma chiarirà che non sono stato in grado di cucire giudizi obiettivi sui calabresi “Nci cusi i panni ‘ncodrhu”, a cui potrei rispondere “Fatti ‘a fama e curcati”, mentre io ribatterò con la frase ormai leggendaria di Mario Cavalli “Aspiro alla fama, per vivere in incognito”.
«A Gianni con immutato affetto e stima, un abbraccio» questa la dedica che padre Damiano Bova ha scritto di suo pugno per la recentissima ultima fatica editoriale “DA KAULON A STILO - Compendio storico-culturale della Kauloniatide stilese” (CITTA’ DEL SOLE Edizioni-Reggio Calabria, pp. 606, 2023, € 40,00): un libro maestoso e ‘mostruoso’ per la miniera di notizie raccolte e per la passione di calabrese fiero di esserlo che accompagna da sempre padre Damiano. Il libro è corredato da una meticolosa-pignola rassegna bibliografica atta ad avvalorare quanto scritto: sono stati, se non studiati, consultati quasi 500 testi… dove si trova questa magnifica biblioteca? Ora regalerò a padre Bova due pensieri di Oscar Wilde sulla storia che saranno utilissimi per rinsaldare-consolidare la nostra vecchia amicizia mai messa in discussione neppure quando le alterne fortune calcistiche di Bari e Reggina sono entrate in conflitto sportivo: «L’unico dovere che abbiamo verso la storia è di riscriverla» e «Chiunque può fare la storia. Solo un grand’uomo può scriverla».
Penso che puoi accontentarti, per ulteriori accademiche spiegazioni il prof. Luigi Papa è stato delegato dal ‘Gruppo Amici di san Nicola’ a mettersi a disposizione per ogni tua richiesta: Luigi nei suoi lunghi e riflessivi interventi spesso ricorda che Wilde si convertì al cattolicesimo sul letto di morte e tu, da sempre, nelle tue accorate prediche ricordi a tutti ‘che non è mai troppo tardi’.
Il libro si avvale di una presentazione lucida, controllata, misurata di un architetto molto attivo nel pubblicizzare la sua Calabria: Giorgio Metastasio (‘Trapassi’ qualora ci fossero vincoli con il romano Pietro) che, nato a Stilo, vive da sempre a Bivongi.
Si tratta di un giornalista pubblicista laborioso e dinamico, non solo nel territorio in cui opera: ha pubblicato romanzi, un interessante volume, con la stessa casa editrice del lavoro di padre Damiano, dal titolo “La cattolica di stilo:luce d’Oriente” e un libro in cui rende omaggio a Francesco Russo: “Ciccio Russo: il pioniere della TV in Calabria” - volume scritto in collaborazione con Agnese Montagnese (Editore EBS Print, 2020) - un ingegnoso elettrotecnico autodidatta che nel 1956, intercettando un segnale Rai di Martina Franca, portò la televisione a Pazzano, luogo in cui era nato, che dista poco meno di un chilometro da Bivongi.
Damiano Bova ringrazia nella sua introduzione Maria Pia Russo giovane ingegnere informatico, appassionata di fotografia, che ha curato l’album fotografico che per trentatre pagine e con 57 foto arricchisce il libro (Mi piace pronosticare che la Russo sia figlia o nipote del Francesco Russo di cui sopra: l’indizio? L’album parte con una foto proprio del geniale elettrotecnico: sono legami di sangue che ‘scattano’ in contemporanea con la foto, vincoli in cui il DNA rivela… dentro NOI amore). Le foto, tutte in bianco e nero, risultano scattate tra il 2014 e il 2022 e rispecchiano quello che affermava un valente fotografo svizzero, naturalizzato statunitense, Robert Frank: «Vi è una cosa che una fotografia deve sempre mostrare: l’umanità del momento» e poi, solo per dovere di cronaca, vi riporto una banale riflessione di Livalca che nella sua ovvietà potrebbe nascondere una innocente verità: «Oggi, che siamo tutti fotografi, latita quella luce che emana la foto in b/n che, quasi sempre, esprime la realtà».
«Sono trascorsi quasi sessanta anni dalla pubblicazione del libro “Stilo e il suo regio demanio” di Luigi Cunsolo, un libro considerato un caposaldo della storiografia di Stilo e del territorio della Vallata dello Stilaro… Con quest’opera padre Damiano Bova con una serena e lunga attività di ricerca ha dato senso compiuto ad una dettagliata bibliografia su Stilo (se pure parziale) restituendoci, così, un compendio di informazioni in modo sistematico e di alto valore filologico e scientifico…. Un esercizio di sviluppo cronologico organicamente strutturato, che definisce, forse per la prima volta, uno schema analitico e compiuto di eventi che, partendo dal mondo preistorico, paleolitico, mesolitico e neolitico arriva ai Micenei avvalorando quella tesi, ormai ampiamente diffusa tra gli studiosi, della presenza in Calabria dei Pelasgi che richiamarono in epoche successive gli Achei e gli Enotri, ben documentata nelle opere della letteratura classica e dalle vestigia archeologiche presenti sull’intero territorio calabrese» con grande maestria il giornalista Metastasio in questi periodi illustra le finalità del libro, il suo valore storico-enciclopedico e, con grande onestà intellettuale precisa a proposito di Stilo (se pure parziale). Ho preferito che fosse uno nato a Stilo e vissuto a Bivongi ad illustrarvi le finalità del corposo lavoro, perché facendo un piccolo insignificante (per loro) rilievo rischi di diventare ‘amico del buon vento, che cambia col vento’.
Padre Damiano ha messo insieme un libro che si legge in un mese e si studia in due anni: la parte in cui sono elencati i personaggi nati a Caulonia spazia da Pasquale Cavallaro ad Antonio Nicaso, da Raffaele Cananzi a Ilario Ammendolia; poi ci sono i mulini idraulici nel mondo agricolo, l’attività mineraria e metallurgica con segnalazione per una ricchissima miniera di marmi preziosi nei pressi del monte di Stilo e le miniere del Consolino, di Petracca, Monte Stella, Campanaro, Campoli.
Uno dei capitoli più ‘originali’ del libro è quello che riguarda l’acqua minerale ‘Mangiatorella’, immersa nel Bosco di Stilo nell’incantevole Parco delle Serre calabresi, alle falde del monte Pecoraro. Colui che trasformò la sorgente in acqua da imbottigliare per essere commercializzata fu Achille Fazzari ( Damiano scrive di lui: « Colonnello e amico intimo di Garibaldi») che volle precisare che fin dall’800 medici e specialisti confermarono le spiccate capacità diuretiche del liquido, che contribuiva all’eliminazione delle scorie metaboliche azotate. Ora vi riporto integralmente quello che scrive padre Bova: «Basandosi sugli studi di Gauthier, Achille Fazzari dimostrò al Tribunale di Napoli che l’Acqua Mangiatorella era cinque volte più efficace per leggerezza e proprietà diuretiche di quella di Fiuggi». Per completezza dell’informazione preciso che Gauthier era professore presso l’Istituto d’Igiene dell’Università di Napoli.
Padre Damiano, per non essere accusato di essere stato poco chiaro, al termine del libro ha posizionato un ‘Dizionaretto’ in cui spiega i molti termini astrusi, o poco noti, di cui il libro è dotato: per esempio uno legge ‘arrendatore’ è pensa ad un normale errore di stampa ‘arredatore’, invece di ‘arrendervi’… per saperne di più dovete procurarvi il libro. Unica richiesta da lettore non saccente: in una eventuale ristampa il ‘Dizionaretto’ va posto all’inizio o, con una piccola nota iniziale, si può precisare che il termine poco noto è spiegato in appendice al testo (Piccola riflessione: alcuni vocaboli, per esempio ‘regalia’… nel tempo sono stati ‘stravolti’).
Altra particolarità del libro è quella di dare utili indicazioni sui minerali in genere e che si trovano nel territorio stilese: avendo un personale conto in sospeso con uno dal nome altisonante… subito ho verificato se ci fosse l’idrossido di ferro cristallizzato chiamato ‘Goethite’, entusiasmato nel constatare che padre Damiano ne curava anche l’etimologia. Arrivato a quello di mio interesse, Goethite, sono andato alla nota 13 e ho scoperto che a pagina 464 mancano le note 8,9,10,11 e 13 (Nell’impaginazione di un testo così complesso può sfuggire, ma, in una probabile ristampa, si può sempre rimediare). Anni fa mi sono occupato del poeta-scrittore tedesco Johann Wolfgang Goethe (Francoforte 1749-Weimar 1832) e fra le tante curiosità di una vita intensa venni a sapere che gli era stato dedicato un minerale perché pare fosse un discreto conoscitore (oggi diremmo amatore) di questa sostanza naturale solida. Quando ho letto la precisa spiegazione che Damiano da di questa sostanza sono corso alla nota indicata con il numero 13 per abbeverarmi sul perché e ho dovuto constatarne la mancanza. Mi sarei aspettato una conferma o altro di una spiegazione che non mi ha mai convinto: minerale importante per l’industria estrattiva del ferro che si trova in Alsazia-Lorena (una volta in territorio tedesco, oggi francese) e in Westfalia, per cui si ritenne di rendere omaggio a Goethe.
Il pregevole lavoro di padre Bova merita di essere conservato nel tempo e per fare ciò, premesso che la rilegatura è ottima nonostante le 600 pagine e che non va taciuto che il libro, negli ultimi anni, è stato aggredito dalla stampa digitale (tutti scrittori anche di poche copie a circolazione familiare e pochi controlli sul ‘prodotto’), è necessario che l’opera venga cartonata in modo che la continua consultazione che richiede e richiederà, appena gli studiosi e i calabresi sparsi nel mondo proveranno a sfogliarlo, non possa renderla già ‘debilitata dopo un non lungo lasso di tempo’. Per un contributo o Alto Patrocinio si potrebbe interessare la Regione Calabria che ritengo sarebbe orgogliosa di far conoscere la sua naturale bellezza e ricchezza culturale in tutto il mondo. Non a caso padre Damiano, da autentico filosofo della Chiesa, ha dedicato un capitolo del suo libro al “Progetto turistico integrato”.
Non solo per il ‘Gruppo Amici di San Nicola’ (Capotosto, Cavalli, Ciccone, Cretì e Titti, Di Leo, Giordano, M. Mancini, M. Petruzzelli, Papa e Simonetti), ma anche per i ‘simpatizzanti’ riporto il periodo con cui padre Bova inizia nel libro la breve pagina dei ringraziamenti: «Anzitutto devo ringraziare il Padreterno che all’età di 91 anni mi ha concesso, pur fra tanti travagliati episodi personali, un supplemento di vita per scrivere questa storia, come un tributo alla mia terra, che mi ha dato i natali, e a cui sono rimasto attaccato come alla gonnella di mia madre».
Gran parte della sua vita padre Bova l’ha trascorsa come Priore e Rettore della Pontificia Basilica di San Nicola in Bari (15 anni in due riprese) e poi, per sei anni ha mantenuto lo stesso incarico presso il Santuario di Madonna dell’Arco a Santa Anastasia (NA) e per tre anni Priore del convento di Barra; nei restanti anni non sono mancati gli incarichi, come si evince dal curriculum, ma non gli è mai mancata la voglia di fare, creare, operare, lavorare, realizzare, formare, elaborare, fabbricare e… comandare. Il 20 aprile 2012 ha ricevuto dal sindaco Emiliano la cittadinanza onoraria di Bari. Nel 1988, l’anno in cui è nata la mia seconda figlia, mi chiese di ‘aprirgli una strada’, cosa che feci: tornò indietro per dirmi: «Puoi andare, tuo padre ha bisogno di te», chiaramente la strada era stata liberata. In una parola pragmatico come pochi, calabrese fedele a “Fa’ ‘na cosa ‘i jiornu”, ma tutti i giorni.
Il 27 settembre Damiano, dopo aver festeggiato il 26 l’onomastico, spegnerà le 92 candeline, ma state certi che dal 1 ottobre (il 30 settembre è prevista una grande festa nel suo borgo nativo) inizierà a programmare la prossima impresa… forse un altro libro. Nel farti gli auguri Gianni ti conferma, seguendo i tuoi comandamenti, che una ‘strada’ si trova sempre.