PNRR e FSC, il vice presidente Piemontese replica al centro-destra

BARI - Il vice presidente della Regione Puglia e assessore al Bilancio della Regione Puglia Raffaele Piemontese replica alle dichiarazioni dei capigruppo del centro destra rilasciate oggi alla stampa in materia di politiche di coesione:

“Per quanto riguarda le politiche di coesione attuate dalla Regione Puglia, il 30 maggio scorso in sede di riunione della Commissione Bilancio e Programmazione del Consiglio regionale ho fornito il quadro dello stato di avanzamento complessivo della spesa. Per il Patto per la Puglia finanziato dal Fondo di Sviluppo e Coesione, la Regione ha impegnato il 100% delle risorse e ha speso circa 1 miliardo di euro, pari a circa il 48% del totale. Sul versante della spesa comunitaria del Por i dati del MEF-Igrue mostrano un livello di impegni superiore alla dotazione ed una spesa certificata che risulta la più elevata d’Italia in termini assoluti (con oltre 4,2 miliardi di euro), pari al 95% del totale, in presenza di ulteriori livelli di spesa effettuata e pronta ad essere certificata nei prossimi mesi che ci consente di raggiungere e superare l’intera dotazione finanziaria.

Noi abbiamo ben chiaro da quale parte stare: dalla parte dei pugliesi, delle imprese e anche dei nostri uffici che hanno dimostrato di essere un’eccellenza nazionale nel gestire sapientemente i fondi europei e nazionali per generare crescita e progresso, con serietà, imparzialità e trasparenza.

In un momento di dialettica forte con il Governo per ottenere ciò che spetta alla Puglia, e più in generale alle regioni del Sud e del Paese, non è ben chiaro da che parte stiano invece i consiglieri regionali del centro-destra, che provano a spostare l’attenzione agitando polemiche e insinuazioni prive di fondamento, invece di essere in questo momento tutti uniti, come rappresentanti pugliesi, nel chiedere che si apra subito un confronto di merito sulle conseguenze di quanto previsto in tema di FSC nella bozza di decreto legge per il rilancio del Sud. Una bozza che introduce una serie di possibilità di definanziare, ovvero di togliere i soldi ai beneficiari, Comuni, università, imprese, anche per progetti già partiti, in caso di trasferimento parziale o incompleto dei dati nei macchinosi sistemi di monitoraggio oppure di mancato rispetto dei cronoprogrammi di spesa. Mi chiedo in queste condizioni se i soggetti beneficiari accetteranno di rischiare i propri già malandati bilanci ordinari per promuovere nuovi investimenti. Sono questi i temi reali su cui dovremmo soffermare l'attenzione generale per capire quale futuro delle politiche di coesione nel Mezzogiorno si sta costruendo”.