BITONTO - Gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Bari e il Commissariato di P.S. di Bitonto hanno eseguito nel corso della mattinata del 19 settembre 2023 un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Bari, nei confronti di quattro soggetti ritenuti responsabili, sulla base delle indagini svolte, di una tentata estorsione nei confronti di un imprenditore edile di Bitonto. Gli accertamenti sono stati compiuti nella fase delle indagini preliminari e necessitano della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa.
L’indagine, coordinata da questa Dia di Bari, trae origine dalla denuncia presentata dall’imprenditore negli Uffici della Squadra Mobile, nel corso della quale la vittima ha raccontato di aver subito numerose e pressanti minacce appena dopo l’acquisto, nel 2022, al termine di un’asta giudiziaria, di un capannone ubicato alla periferia di Bitonto.
Le indagini hanno dimostrato che tutti gli indagati, ponendo in essere continue e pressanti minacce, non disgiunte da un violento pestaggio di un soggetto, conoscente e collaboratore occasionale della vittima, commesso da uno degli odierni arrestati, chiara manifestazione di potenza delle minacce rivolte, hanno agito in perfetta sinergia tra loro, con il chiaro intento di costringere l’imprenditore a restituire il capannone alle condizioni economiche dagli stessi imposte.
A tutti i destinatari della misura cautelare, il Giudice ha contestato l’aggravante del metodo mafioso, anche in considerazione del fatto che gli indagati, interfacciandosi con la vittima, avevano paventato una loro vicinanza con elementi della criminalità organizzata bitontina e barese.
L’indagine, coordinata da questa Dia di Bari, trae origine dalla denuncia presentata dall’imprenditore negli Uffici della Squadra Mobile, nel corso della quale la vittima ha raccontato di aver subito numerose e pressanti minacce appena dopo l’acquisto, nel 2022, al termine di un’asta giudiziaria, di un capannone ubicato alla periferia di Bitonto.
Le indagini hanno dimostrato che tutti gli indagati, ponendo in essere continue e pressanti minacce, non disgiunte da un violento pestaggio di un soggetto, conoscente e collaboratore occasionale della vittima, commesso da uno degli odierni arrestati, chiara manifestazione di potenza delle minacce rivolte, hanno agito in perfetta sinergia tra loro, con il chiaro intento di costringere l’imprenditore a restituire il capannone alle condizioni economiche dagli stessi imposte.
A tutti i destinatari della misura cautelare, il Giudice ha contestato l’aggravante del metodo mafioso, anche in considerazione del fatto che gli indagati, interfacciandosi con la vittima, avevano paventato una loro vicinanza con elementi della criminalità organizzata bitontina e barese.
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