I gatti neri portano sfortuna. Una metafora. Un simbolo. Con questa idea 1989. torna con un nuovo capitolo del suo percorso discografico, che lo avvicina sempre di più alla pubblicazione del nuovo album.
Un acido riff di chitarra apre la strada alle rime che racchiudono tutto il significato del pezzo: stigmatizzare i luoghi comuni e l’ignoranza, distruggere il qualunquismo più bieco quando si parla di minoranze.
Sulla produzione di Dog Dylan s’innestano le distorsioni di Simone Sambucci e la batteria di Alessio Cervellini in una linea di ritmi sincopati tra rock e urban. Le barre di 1989. passano in rassegna molti degli stereotipi condivisi dall’uomo medio. Dal razzismo alle preferenze sessuali, dal lavoro alle scelte personali della vita. In questo scenario il gatto nero, rappresentazione popolare della mala sorte, diventa emblema della rivincita dei reietti. Le voci silenziose alle quali l’artista ha voluto dedicare la sua narrazione.
Il brano è accompagnato dal videoclip grafico realizzato da Eros Montenegro.
Il singolo anticipa il disco “Gente che odia la gente” disponibile dal prossimo 10 novembre, un concept album tra Hip-Hop, rock, elettronica e jazz composto da 13 tracce con moltissimi ospiti.