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Dalle favette fino alle ossa dei morti, ma anche fanfullicche, stinchetti e zaleti sono solo alcuni dei dolci preparati lungo tutta la Penisola per l’antica tradizione italica dei dolci dei morti che si sposa a tavola a quella nordamericana della notte delle streghe, con il rito di bussare nelle case del quartiere per porre il classico quesito “dolcetto o scherzetto”.
E’ quanto afferma la Coldiretti in occasione dell’appuntamento di Halloween che precede il giorno dedicato alla commemorazione dei defunti. In una casa su due (48%) in Italia durante l’anno, secondo Coldiretti/Ixe’, si preparano dolci o biscotti fai da te e anche se non siamo ancora di fronte alle popolari gare di dolci delle mamme americane ma non c’è dubbio – precisa la Coldiretti – che l’abilità ai fornelli è tornata ad essere un valore aggiunto nella società, anche sotto il pressing dei figli, come non avveniva da decenni.
I dolci dei morti – ricorda la Coldiretti – vengono preparati per tradizione per il giorno di commemorazione dei defunti, istituito dalla Chiesa Cattolica nel 610 d.C. e rappresentano simbolicamente l’offerta dei vivi ai morti che, secondo la tradizione cristiana e precristiana, ritornano sulla Terra nelle proprie case durante la notte tra il 1 e il 2 novembre. Anche se le differenze possono essere rilevanti gli ingredienti di base sono costituiti – precisa la Coldiretti – da farina, uova, zucchero che possono essere arricchiti anche con frutta secca o candita, marmellata e talvolta anche cioccolato.
I dolci dei morti variano infatti da regione a regione ma mantengono tutte inalterato lo spirito di semplicità dell’evento che si va a celebrare. I dolci più comuni e diffusi nel territorio italiano – segnala la Coldiretti – sono le fave dei morti, le ossa dei morti e il pane dei morti, ma esistono anche altre preparazioni meno diffuse o comunque più prettamente legate alle usanze regionali. In Sicilia, nel “cannistru”, la tipica composizione tradizionale che si realizza durante la festa dei morti vengono messi – informa la Coldiretti – dei panini dolci a forma di mani intrecciate chiamati, appunto, le mani, si preparano le dita di apostolo, dolci di marzapane a forma di dita, i pupi di zucchero, statuette di zucchero, farina, albume e acqua di chiodi di garofano che rappresentano gli antenati della famiglia, e la frutta di martorana, fatta in marzapane.
In Puglia si cucinano le fanfullicche, bastoncini di zucchero di forma attorcigliata e la colva (in dialetto la cicecuotte), dolce fatto con grano, uva sultanina, mandorle e zucchero. In Campania è tradizione preparare il torrone dei morti, a base di cacao, nocciole e frutta candita. In Umbria, invece, si consumano gli stinchetti dei morti, dolcetti fatti con albume, mandorle, zucchero e cacao. Le “fave da morto”, “fave dei morti” o “fave dolci”, pasticcini alla mandorla, di forma ovoidale e schiacciata, cosparsi di zucchero a velo con l’aspetto di un amaretto, ma di consistenza maggiore le troviamo in Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Marche ed Umbria, mentre differenti, seppur sempre a base di mandorla, sono le “favette dei morti”, presenti un po’ in tutto il Nord-est, ma soprattutto in Veneto e in Friuli dove sono di tre colori (panna, marroni e rosa) e variano dal croccante al morbido (favette triestine).
Per la ricorrenza dei morti in Veneto si usano le fave e il mandorlato ma anche i biscotti secchi a base di farina di mais come i “zaleti”. Infine – conclude la Coldiretti – le “ossa di morto” si trovano in Piemonte e in Lombardia sotto forma di biscotti di consistenza dura, con mandorle ed albume d’uovo, in Emilia-Romagna, (tipici di Parma) fatte di pastafrolla, ricoperta di glassa di zucchero o cioccolato, in Veneto dalla forma oblunga e in Toscana (tipiche del Senese) di consistenza friabile e di forma rotonda, impastati con le mandorle tritate.