LIVALCA - «Le composizioni qui raccolte sono state scritte da alunni di 4° elementare. Io ero il loro insegnante. Attraverso questa attività laboratoriale ho voluto far comprendere ai miei bambini che la “produzione artistica” è una capacità di qualsiasi individuo educato al Bello, all’Umano e al Giusto. I temi suggeriti sono stati elaborati da un poeta americano, Kenneth Koch, fatto conoscere in Italia da un altrettanto poeta barese: Daniele Giancane» con queste parole Giuseppe Capozza, dirigente scolastico e cultore di Letteratura Giovanile presso l’Università “Aldo Moro” di Bari, inizia una schematica, esauriente prefazione al volume da lui curato con Noemi Cagnazzo dal titolo “Se io fossi un poeta. Laboratorio di poesia nella Scuola del Primo ciclo” (Edizioni dal Sud, pag. 84, ill., 2023, € 13,00).
Il già professore di Letteratura per l’infanzia dell’Università di Bari Daniele Giancane, a luglio di quest’anno ha pubblicato, sempre per l’editore Adda di Bari, il volume “Il meglio di me. Poesie 1969-2022’ Vol. 2” che testimonia l’impegno di questo stacanovista della scrittura sotto forma di fondatore di riviste, direttore di collane editoriali, poeta, scrittore, saggista, critico letterario che, secondo i miei modesti calcoli, viaggia verso i cento libri cui ha dato vita da solo o con altri.
Il prof. Capozza attribuisce a Daniele il merito di aver fatto conoscere Kenneth Koch (Cincinnati, 1925-New York 2002) in Italia e, probabilmente, si riferisce agli ultimi 4 lustri di vita del poeta e drammaturgo conosciuto come facente parte della Scuola di New York, perché nel 1980 pubblicò “Desideri sogni bugie”, frutto di un appassionato ed entusiasmante insegnamento di poesia ai bambini: il tutto avvenne con corsi svolti nelle scuole elementari della periferia di Roma.
Procediamo con solerzia, ma senza ansia (… l’imperatore Augusto direbbe ‘Festina lente’ ) ad interpretare un libro figlio del tempo in cui viviamo.
«Saper interpretare un vissuto è una delle abilità maggiormente richieste a un alunno della scuola primaria; molto spesso, però, il conseguimento di questa capacità viene considerato nei suoi soli aspetti tecnici e quasi mai nelle sue implicazioni personali» con questa premessa il docente Capozza ci chiarisce come sia mutato negli anni, non solo nel nome dove primaria ha sostituito elementare ma anche nel ‘vissuto’, tutto l’approccio e la relativa tematica scolastica. Per non sbagliare mi sono letto due volte il libro che consiglio vivamente anche a tutte le coppie con figli adolescenti (basta una copia, altrimenti salta … la ‘coppia’, che leggerà prima la moglie-compagna e poi il marito-compagno e, nelle famiglie allargate, secondo il… buonsenso), agli addetti ai lavori e a coloro che amano la scuola, la poesia e il disegno e mi sono convinto che “Omnia munda mundis” sarebbe esplicativo nel significato che intendeva Paolo di Tarso nella lettera indirizzata al suo discepolo Tito “Tutto è puro alla vista degli individui puri”.
Pensate quando ho frequentato le elementari, oltre la metà degli anni ’50 del secolo scorso, il nostro bravissimo maestro Buonpensiero spesso chiedeva, a colui che riteneva più capace, di fare un disegno alla lavagna e invitava alcuni a commentare con parole l’opera oppure dava un argomento su cui ognuno scriveva un pensiero. Ho frequentato la scuola elementare Balilla, ancora oggi in attività, e ricordo che in quarta quasi tutti sapevamo leggere bene e scrivere (… pochi anni fa in una riunione cui avevo partecipato la gentile signora che stava parlando, la mamma di due gemelli, continuava a dire scuola Barilla e fui costretto a dire: «E’ vero che dove c’è Barilla c’è casa, ma non è vero che se vi è Divella porta iella… - aggiungendo - poesia è anche sapere quando giunge il momento di creare ilarità») discretamente. Fare un paragone con oggi non è solo azzardato, ma implica riflessioni che non possono trascurare come i bambini diventano ragazzi più celermente, grazie alla televisione e ai mezzi di comunicazione. Un bene certo: qualora sapessero leggere e scrivere (provate a far scrivere una semplice parola ad un bambino… vi sembrerà un architetto in erba) decentemente. Il professor Capozza per il suo ‘laboratorio’ si è cimentato con una quarta elementare e con una terza media da lui definita ‘tutta al femminile’ per un curioso caso burocratico (ritengo che invitare i ragazzi a concepire una composizione sulla burocrazia sarebbe stato utile sia per la poesia che per il futuro degli studenti) che mi piacerebbe approfondire, magari anche sotto forma di… poesia.
Alcuni colleghi di Capozza mi hanno fatto notare - il semplice fatto che abbiano acquistato il libro già li assolve dal considerarla (in)sana invidia - che il testo può apparire, come diceva Orazio «Iurare in verba magistri» nel senso che sembra il testo un dogma da dover seguire pedissequamente, ossia alla lettera. Niente di più errato: chi non ha conosciuto personalmente Capozza può anche avere questa impressione, ma io consiglio loro di leggere e rileggere con attenzione le brevi schede che sono poste al termine di ogni ‘poesia’: l’autore fornisce delle spiegazioni- delucidazioni non solo plausibili, ma aperte ad ogni confronto dialettico. Da non profano del settore devo attestare un plauso all’editore che ha ritenuto di ‘rivestire’ queste schede di un sensibile fondo-retino giallo, quel colore che fa dire a Fabrizio Caramagna: «Il giallo è il colore della luce. Quando tutto è ancora possibile».
Questo aforisma - breve frase in prosa che espone una regola di vita o un concetto filosofico - dello scrittore-poeta conosciuto come ‘ricercatore di meraviglie, nato a Torino come Capozza, mi permette di ricordare a tutti una poesia, nascosta sotto forma di aforisma, di Caramagna: «Che una donna dorma dall’altra parte del mondo e uno riesca ad ascoltarne il respiro, così deve essere nata la prima poesia». Gli aforismi di Caramagna spesso vengono illustrati da famosi artisti: Fabrizio perché non prendere in considerazione una pugliese d’adozione, il cui nome e cognome, Noemi Cagnazzo, potrebbe ispirarti un aforisma che l’illustratrice ‘rodigina’ sarebbe lieta di arricchire con disegni ‘ba… resi’.
Dopo non pochi ripensamenti ho deciso di optare, perché tutti erano originali e dotati di valenza particolare atti a stimolare valutazioni, meditazioni e… sogni, per due ‘poesie’ una ad opera di un bambino di quarta elementare dal titolo “Sogni’ e l’altra ”Se io fossi…”, sarebbe meglio dire le altre, come chiarirò dopo, ad opera di ragazze di terza media. Questo tentativo di composizione poetica, realizzato da Pasquale C., ha una richiesta molto elevata dal punto di vista dei desideri “Vorrei avere una villa, viverci per tutta l’estate”, ma in realtà all’inizio lui attacca dicendo “Vorrei sognare/ di andare al mare,/lontano: Monopoli, Manfredonia,/ Sicilia, ecc.”.
Per uno nativo di Bari dovrebbe essere normale vivere il mare: per fortuna l’insegnante Capozza ci illumina sul fatto che il mare sia un tema caro ai tanti grandi poeti di professione. Mentre per le ragazze di terza media con il titolo “Se io fossi…” - ispirato a quel Cecco Angiolieri poeta senese (1260-1312) che, in antitesi al “Dolce Stil Novo” dell’epoca, descriveva una realtà più passionale con un linguaggio verace-popolare - abbiamo due brevi composizioni: “Se fossi un fiore”, opera di Anita D. e “Se fossi un albero” di Rosalba S., in entrambi i lavori Capozza scruta l’anima delle ragazze e riesce ad intravedere problemi esistenziali che, in forme e modi diversi, hanno da sempre accompagnato la gioventù. Troverete entrambe le composizioni riprodotte in questo articolo in modo che coloro interessati possano abbeverarsi e saziarsi con ogni sorta di congettura e rendersi conto che il prof. Capozza, uno dei fondatori dell’Associazione Culturale “L’Aquilone”, è quel dirigente scolastico che ha amato con passione il suo lavoro, al punto di ritenere di poter offrire un suo punto di vista a coloro che hanno preso il suo posto e non a caso il volume si conclude con: «Per quel che mi riguarda, non ho voluto creare dei poeti ‘in erba’: avrei offeso sia la Poesia che gli alunni».
Qualcuno mi ha fatto notare «…ma quei disegni della Cagnazzo sono infantili, puerili e potrei realizzarli anch’io»: certo ad occhi profani può dare questa impressione, ma se li osservate con attenzione balza subito evidente uno stile personale che tiene conto dei particolari e delle parole messe insieme dagli studenti; per giunta Capozza, che al riguardo ha maturato una vasta esperienza sul campo, ha subito stabilito che l’illustratrice fosse coautrice del lavoro, quasi a legittimare un contributo determinante, fondamentale e conclusivo. Nella mia memoria, ancora discretamente fotografica, sono rimasti impressi due disegni: quello che illustra i ‘versi’ de “La sfera di cristallo” e la “Solitudine”.
Dopo averli contemplati a lungo mi
sono tornate in mente due frasi che forse solo in parvenza sembrano sproporzionate
alla nostra sfera: «Il cielo è una SFERA di cristallo il cui centro è ovunque e la
circonferenza in nessun posto» (Platone) e «La mente non è altro che movimento
nella SFERA intellettuale» (Wilde); anche per la solitudine vi è un pensiero di
Aristotele «Per il solitario è difficile la vita» che, a mio modesto parere, risente
dell’inezia che il filosofo di Stagira (384 a.C.) sia nato circa 2400 anni fa, al contrario
una frase attribuita al filosofo-saggio del ‘Gruppo amici di San Nicola’ «La solitudine
è l’unico arbitro incorruttibile» potrebbe avere una proprio valenza… a partire dalla
considerazione che potrebbe essere stata partorita da altra mente.
«Lo sapete che con una sola penna/ si può disegnare un bellissimo cuore?/ Ora, dietro la mia casa,/ vicino la fermata del tram,/ sul tronco di un albero/ c’è disegnato un cuore su un foglio» questa l’ultima sestina con cui Marianna R. conclude la sua composizione ispirata al ‘Canzoniere’ di Petrarca. Se una ragazza del secolo in corso riesce, con grande dolcezza, ad emozionarci vuol dire che la strada intrapresa da Capozza e Cagnazzo possa essere valutata… ‘cavallo vincente’.
«Lo sapete che con una sola penna/ si può disegnare un bellissimo cuore?/ Ora, dietro la mia casa,/ vicino la fermata del tram,/ sul tronco di un albero/ c’è disegnato un cuore su un foglio» questa l’ultima sestina con cui Marianna R. conclude la sua composizione ispirata al ‘Canzoniere’ di Petrarca. Se una ragazza del secolo in corso riesce, con grande dolcezza, ad emozionarci vuol dire che la strada intrapresa da Capozza e Cagnazzo possa essere valutata… ‘cavallo vincente’.