'La casa del Buon Gesù', una esilarante e pedagogica commedia di Antonella Conserva al Polivalente di Martina Franca per la Festa dei nonni

TERESA GENTILE - In occasione della Festa dei Nonni, al Centro Polivalente di Martina Franca, è stata presentata dal dinamico gruppo teatrale ELICEA la brillante commedia in italiano e vernacolo martinese “La casa del Buon Gesù” ideata e diretta dalla regista Antonella Conserva nel contesto dei progetti connessi alla “Memoria che vive” e che con varie attività proposte da molte associazioni mirano a far comprendere l’importanza di non dimenticare la parlata dei nostri avi e far innamorare i ragazzi di varie attività artigianali, da fare in collaborazione con famiglie, artigiani e scuole con l’intento di riporre in connessione il sereno dialogo intergenerazionale atto a tramandare la cultura agricola, artigiana e manuale connessa a buoni sentimenti e tipica del passato, per farla convivere con la complessa cultura virtuale, tecnologica e informatica di oggi, nella consapevolezza che senza salde radici non possa germogliare un reale progresso culturale che sia a misura d’uomo e non di robot programmati solo per uccidere se stessi e le persone che si amano e deturpare, in modo insensato, ogni cosa bella.

Abbiamo ammirato gli splendidi costumi di scena disegnati dalla stessa regista che ha collaborato con la bravissima sarta Maria Leo nella loro realizzazione. La loro collaborazione risale al 1996, quando Antonella operava al centro di salute mentale. Del resto, la nostra regista sin dall’età di 12 anni, essendo figlia di un’ottima sarta e ricamatrice come lo era anche sua zia, apprese i rudimenti del cucito e del ricamo innamorandosene e poi divenne esperta nel confezionare abiti frequentando la scuola di taglio di due anziane sarte: Paolina e Rosaria Bello che avevano altre cinque apprendiste. Ebbene Antonella e Maria Leo sempre insieme, nel corso degli anni, hanno creato e utilizzato costumi storici e sempre diversi e confezionati dopo opportune ricerche per oltre 35 commedie tutte accolte con entusiasmo crescente dal pubblico. E lo hanno fatto anche per questa commedia. Ruggiero Minervini, un attore affermato e educatore in una comunità per ragazzi in difficoltà, in questa occasione ha collaborato come coordinatore musicale ma sarà possibile in altre commedie assistere a sue coinvolgenti apparizioni sceniche. Del resto il Gruppo teatrale ELICEA non è altro che una gran bella famiglia composta da amici che collaborano per la riuscita di ogni rappresentazione teatrale. Donato Sciame è stato il creativo parrucchiere; Giulia Greco è stata la esperta truccatrice che ha reso molto affascinanti le protagoniste; Pasqua Viesti ha curato la parte musicale. La regista Antonella Conserva anche in questa commedia ha manifestato una notevole sensibilità, una delicata intelligenza emotiva e una non comune attenzione nei riguardi d’ogni essere umano. Anche questa volta ha proposto una trama avvincente comunicando emozioni che sono state magicamente condivise dal pubblico, composto in prevalenza da anziani e per questo i messaggi dati dagli attori hanno accelerato i ritmi del cuore accendendo sentimenti autentici e profonde riflessioni.

Ogni attore si è rivelato nelle varie sfaccettature psicologiche e comportamentali richieste dallo splendido copione. Angelo Cervellera, ha interpretato il Nonno Peppino che dopo esser stato tassinaro vive con sua sorella Italia e il cognato Eugenio. È un tipo allegro, prende la vita con filosofia e soprattutto, poiché ha tanta esperienza, tiene d’occhio e dà buoni consigli a ogni membro della famiglia, Comasia Abbracciavento ha dato vita a donna Costanza, che è chiusa nel suo dolore per la perdita del marito e pensa solo alla propria salute e alla sua bellezza delegando tutto all’acida e nervosa donna Italia (interpretata in modo eccelso da Claudia Mattiuzzo), che cerca di tenere a bada le due cameriere che sono troppo pettegole, Antonella Conserva è stata estremamente credibile e ruba applausi nei panni della cameriera Titina che, a causa di uno spavento avuto da bambina ha un disturbo di linguaggio che si attenua solo cantando ed è qui che esplodono i momenti più ilari e entusiasmanti della commedia. L’altra cameriera è Nennella (che ha avuto come geniale interprete Dorina Marangi e ha mostrato molta saggezza e capacità di interpretazione. Inoltre il personaggio dell’amico impiccione, simile a prezzemolo in ogni minestra, capace di apparire nelle occasioni più scabrose e che si chiama Verruccio, è stato interpretato in modo eccellente da Nuccio Santoro. La bella e giovane infermiera del nonno Michele è Esmeralda, e si è innamorata di Eugenio, senza che lui se ne sia nemmeno accorto (ma poi… viene convinto a corteggiarla proprio dal nonno) e ha avuto nell'albanese Giorgia Ndoka un’interprete eccezionale che darà certamente prova del suo talento anche nelle prossime sue interpretazioni. Gabriella Ancona ha interpretato, con eccellente esito il personaggio di Giulia, una ragazza il cui papà è morto e che ha il fratello in conservatorio, per questo è stata ospitata nella stessa casa ed è alle prese con il suo primo amore. Il nonno le consiglia di stare attenta e non fare passi falsi per poi pentirsene per tutta la vita. Gianni Tinelli ha interpretato il figlio di Michele, Antonio evidenziando al meglio il suo turbamento perché la moglie desidera un figlio maschio ma lui ha saputo che prima di sposarsi a Napoli aveva abbandonato una ragazza che aveva sedotto e che in seguito aveva dato alla luce un figlio. Per questo nonno Michele gli consiglia di confessare alla moglie questo peccato di gioventù per evitare che quel figlio… giungendo nella loro casa, non atteso, sconvolga la pace del suo matrimonio.

E proprio in questo istante è scattato il momento clou della serata quando la napoletana divenuta sua moglie, Mariuccia, interpretata da vera stella del teatro da Cinzia Bottalico ascolta questa confessione e canta, in modo eccelso un vibrante brano “Ipocrisia” che ha rivelato agli astanti una voce canora di singolare fascino e dal timbro profondo, appassionato, personalissimo e realmente napoletano. Delicata anche la figura di Suor Amelia (interpretata magnificamente da Maria Grazia Abbracciavento) e che in gioventù ha tolto il fidanzato a donna Italia ma poi, quando lui è morto si è sposata. Poiché Donna Costanza è benefattrice della Casa religiosa a cui la suora appartiene, per consiglio di nonno Michele le due donne si riconciliano.

Ecco come un’opera teatrale possa rivelarsi capace di mutare in meglio il contesto sociale evidenziando l’importanza che la presenza di un anziano e la sua saggezza possa avere in ogni contesto sociale promuovendo il sereno dialogo intergenerazionale.

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