Ottobre rosa: l’importanza della prevenzione per combattere il tumore al seno


BARI – Sono circa 55.700 le nuove diagnosi di tumore alla mammella che vengono fatte ogni anno in Italia; di queste circa 3mila vengono fatte in Puglia. Il tumore al seno rappresenta il 30% di tutti i tumori nella donna, causa nel 2022 di 12 mila decessi a livello nazionale.

Il mese di ottobre accende i riflettori su questa neoplasia e campagne di prevenzione come “Ottobre rosa” promuovono maggiore attenzione rispetto ad una corretta prevenzione, chiave per intercettare il tumore negli stadi iniziali, facendo così aumentare le possibilità di successo dei trattamenti.

“Per quanto riguarda il tumore alla mammella si parla di prevenzione secondaria e questa passa attraverso la diagnosi precoce – spiega la dott.ssa Antonietta Ancona, responsabile della Senologia della Breast Unit di Ospedale Santa Maria di Bari –. Infatti i tumori diagnosticati in fase precoce, cioè molto piccoli, ci permettono di intraprendere terapie chirurgiche più conservative e soprattutto hanno maggiori possibilità di guarigione. Dai 40 anni è importante sottoporsi con cadenza annuale ad un esame mammografico. Dai 49 ai 69 anni esiste inoltre un programma di screening da parte di ogni regione italiana che invita le donne ad eseguire un esame mammografico biennale. È bene continuare i controlli anche dopo i 70 anni, con cadenza annuale o biennale”.

Si pensi ad esempio a Carla Bruni che ha raccontato recentemente come sia riuscita a sconfiggere un tumore al seno, diagnosticato in fase iniziale perché la modella-attrice esegue annualmente una mammografia. Altro caso che era balzato agli onori della cronaca era stata la scelta di Angelina Jolie di sottoporsi ad una mastectomia radicale preventiva. “In questo caso si parla di prevenzione primaria e riguarda le sole donne che presentano una particolare mutazione genetica (BRCA1 e BRCA2) la quale determina un rischio maggiore di ammalarsi di tumore della mammella. Possono essere due le strade di prevenzione in questi casi: si può attuare una prevenzione secondaria facendo controlli personalizzati (mammografia, ecografia, Risonanza Magnetica) già in età giovane, con una sorveglianza attiva molto stretta; oppure si può scegliere di sottoporsi ad una mastectomia profilattica, abbassando così del 95% la probabilità di ammalarsi di tumore al seno” dichiara la dott.ssa Ancona.

Gli aspetti psicologici del tumore

La diagnosi di un tumore al seno non coinvolge solo la donna, ma tutta la struttura famigliare e sociale. Da un possibile allontanamento dal lavoro al cambio del rapporto con il partner. Sono una miriade i cambiamenti che si ripercuotono sulla donna stessa, tanto importanti da rendere necessario un supporto psicologico.

“Qui a Ospedale Santa Maria affianchiamo la paziente con un supporto psicologico già prima delle dimissioni e diamo la possibilità di proseguire con degli incontri anche successivamente. La donna ha bisogno di ricostruirsi non solo fisicamente ma anche dal punto di vista funzionale ed emotivo”, commenta la dott.ssa Ancona.

Rivivere l’intimità dopo il tumore: mastoplastica ricostruttiva per riacquisire l’integrità fisica

Secondo alcune ricerche, oltre 6 donne su 10 dopo una diagnosi di neoplasia vanno incontro a qualche forma di “disfunzione sessuale”, dovuta sia alla difficoltà di accettare i cambiamenti e i segni che la malattia lascia sul corpo, sia alle conseguenze delle terapie che talvolta possono influenzare la vita sessuale delle pazienti e dei loro partner (Prevalence of sexual dysfunction in women with cancer: A systematic review and meta-analysis https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8902793/).

“L’intimità non deve essere alterata bensì preservata, e questo è possibile solo se la donna accetta il suo cambiamento: oggi ci sono possibilità di ricostruzione che consentono di ottenere risultati più che accettabili e che aiutano a superare il problema della menomazione – spiega la dott.ssa Ancona –. La ricostruzione viene ormai proposta a tutte le pazienti; dopo una mastectomia ottenere un risultato estetico oggi è previsto ed è doveroso. Questo vale anche per gli interventi parziali (quadrantectomia) nei quali i chirurghi senologi attuano un approccio oncoplastico, cioè rimodellano la mammella residua, la cicatrice e, laddove necessario, adeguano anche la mammella controlaterale per ricreare la simmetria”.

Quali trattamenti possibili per il tumore al seno?

Quando viene individuato un tumore, si esegue innanzitutto un esame di stadiazione, che fornisce informazioni su dimensioni, sede ed estensione della neoplasia. Le tecnologie principalmente utilizzate sono la Risonanza Magnetica e la mammografia con il mezzo di contrasto (CESM). Tra i parametri da valutare vi sono: istologia, dimensioni e resa dell’intervento, non solo in termini di guarigione ma anche estetici. L’approccio chirurgico dipende quindi da diversi fattori, ad esempio dalle dimensioni del tumore in proporzione alla mammella.

“È importante specificare che ogni trattamento chirurgico o medico è personalizzato. I tumori stessi non sono di un tipo solo, ma di tanti tipi, più o meno aggressivi – spiega la dott.ssa Ancona –. Ci sono casi in cui non è possibile intervenire chirurgicamente, ad esempio se il soggetto è particolarmente anziano oppure se si riscontra un tumore già metastatico. In questi casi si interviene solitamente con la chemioterapia, con ormonoterapia ed immunoterapia. L’importante è mandare in remissione il tumore ed abbattere quanto più possibile la mortalità per questa patologia”.

La vita dopo il tumore al seno

“La vita dopo un tumore al seno deve riprendere come sempre. Più dell’85% delle donne operate per un tumore alla mammella ha una sopravvivenza libera dalla malattia – dichiara la dott.ssa Ancona –. È necessario riprendere l’attività sportiva e adottare un’alimentazione sana e variegata: si tratta di forme igieniche che fanno bene a tutti, sono anche alleati nella prevenzione di altri tumori e patologie. Il supporto psicologico è fondamentale: con l’intervento siamo andati a toccare un organo che rappresenta la femminilità e l’erotismo, sono tanti i significati che vengono condensati in un unico organo e che vengono intaccati quando questo si ammala. Importante ricordare come oggi sia in aumento l’incidenza di tumore mammario in giovani donne; in questi casi presso Ospedale Santa Maria, in collaborazione con i ginecologi, è stato messo a punto un percorso di crioconservazione degli ovuli che garantisce a queste donne la possibilità di una gravidanza alla fine delle terapie oncologiche”.

Presso Ospedale Santa Maria si pone particolare attenzione alla umanizzazione delle cure. Tutto ciò comporta lo sviluppo di attività collaterali al percorso di cura. Ad esempio, oltre al supporto psicologico, è prevista la presenza di volontarie che rispondono alle domande che possono sembrare le più banali e semplici, dal “posso stare vicino ai miei figli durante le terapie” a “che reggiseno utilizzo adesso” fino anche ad un confronto su come affrontare il discorso in famiglia. Ci sono inoltre i laboratori di cura e bellezza per le donne che eseguono la chemioterapia: le estetiste spiegano quali sono i prodotti più adatti e come utilizzarli al meglio per trattare la pelle danneggiata dai farmaci e truccarsi, prendendosi cura di sé stesse.

Infine, un altro progetto è quello della medicina narrativa: attraverso il racconto della propria esperienza le pazienti possono metabolizzare e affrontare le proprie paure. È stato pubblicato un volume con i racconti di alcune pazienti dal titolo “Mi Racconto”. Questo libro ha fatto emergere tanto coraggio, sia nelle pazienti che hanno raccontato la propria esperienza, la propria storia di vita e la malattia, sia soprattutto nelle donne che hanno letto questi racconti, nel momento in cui stavano affrontando la stessa esperienza.

“La terapia del tumore al seno è fatta su misura, è personalizzata, ogni tumore è diverso, ogni donna è diversa. Oggigiorno si parla più facilmente di tumore al seno rispetto ai decenni passati, ma un ulteriore passo si potrebbe fare grazie all’integrazione nei piani formativi dei giovani di un’educazione sanitaria: l’età dell’incidenza del tumore si sta abbassando è bene quindi imparare fin da giovani a fare l’autopalpazione, perché prendere confidenza con l’organo serve a conoscersi e a non aver paura” conclude la dott.ssa Ancona.

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