foto d'archivio |
Da quanto emerso pare che l’uomo fosse il “rappresentante” del clan Capriati e per il suo lavoro percepiva una somma mensile di circa mille euro per collocare i congegni in esercizi pubblici della provincia. L’uomo avrebbe poi utilizzato le somme di denaro per investimenti immobiliari e finanziari, intestando beni a propri fiduciari.
L’uomo sarebbe stato riconosciuto “socialmente pericoloso”, ed è stato condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione per associazione di tipo mafioso ed estorsione. A suo carico risultano pendenti diversi procedimenti penali riguardanti i reati di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale, illecita concorrenza con minaccia e violenza, entrambi aggravati dal metodo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e ricettazione.